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Presentazione


Millenni di solitudine e di silenzio hanno pesato sulla Sardegna.
Né la violenza delle armi e dei patiboli dei vari colonizzatori che l’hanno invasa e oppressa nel corso della sua storia hanno rotto questo silenzio e addolcito questa solitudine.
Oggi, la moderna civiltà dei consumi, coi suoi strumenti di comunicazione e di diffusione delle idee, ha spezzato l’antico equilibrio, ha costretto la gente sarda ad uscire dal suo isolamento, a rompere il suo silenzio e a porsi in termini nuovi e drammatici il problema della sopravvivenza: o accettare un ruolo subalterno nel contesto della civiltà capitalistica, quello di area di servizio; oppure il suo inserimento in una realtà storica nuova lottando a fianco di tutti i popoli che si battono per il riscatto civile, per la liberazione dallo sfruttamento del capitalismo.
Testimone e protagonista di questo impegno di riscatto civile, l’autore guarda con ironia feroce al mondo della civiltà dei consumi e ai suoi condizionamenti disumanizzanti - come in Heinz il Metzger o in Il diario di un congressista, o anche in La mia gente dove pure la stessa ironia è rivolta a demistificare certi aspetti del costume isolano, propri di un cattolicesimo coloniale ed estranei alla cultura sarda.
Nel racconto lungo I quattro viandanti, l’autore con estrema semplicità di linguaggio e di concetti, aderendo alla vita dei suoi personaggi, che sono gli umili protagonisti della storia dell’isola, svolge la tesi della necessità per gli oppressi di trovare in se stessi, nella coscienza della loro identità esistenziale di “sub-umani”, e al di fuori di schemi rivoluzionari d’importazione, la via della fratellanza, del riscatto, della libertà.

 

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