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6. Decimomannu e Serrenti

Tra i comuni di Decimomannu, Villasor e San Sperate è situata la più importante base aerea NATO d'Europa. Occupa una superficie approssimativa di 1.000 ettari escluse le circostanti zone residenziali e dépendances.
Il campo aeronautico di Decimo fu una base di punta della macchina bellica nella seconda carneficina mondiale. Mussolini e Hitler ne fecero il punto di partenza dei bombardieri per le incursioni alle nazioni mediterranee. La presenza di questa base e la sua breve distanza (10 Km) dalla città capoluogo dell'isola costò ai sardi i bombardamenti americani del 26 e 28 febbraio 1943 che causarono circa 20.000 vittime, un quinto della popolazione civile di Cagliari.
Decaduto dopo la seconda carneficina mondiale, l'aeroporto è stato riscoperto dai generali della NATO - presumibilmente nel 1955, quando il tenente generale Courtland Schuyler lamenta la «debolezza» dell'apparato «difensivo» nell'Europa occidentale della North Atlantic Treaty Organization. L'anno prima, nel '54, infatti, precisamente nel mese di marzo, ha luogo un'esplosione termonucleare nel Pacifico centrale ad opera degli americani. (L'ordigno termonucleare ha sviluppato energia equivalente a quella producibile da una esplosione di 20 milioni di tonnellate di trinitroluene). Poco dopo si apprende che gli USA possiedono bombe all'idrogeno d'impiego operativo. Si tratta quindi di fornirle anche alla NATO, le cui basi vanno adeguate ai nuovi strumenti bellici.
La Germania, il Canada e l'Italia, sollecitati dagli Stati Uniti, in base all'accordo stipulato a tamburo battente nel '55, decidono il riassestamento della base di Decimo da utilizzarsi come base logistica per l'addestramento dei piloti di aerei supersonici forniti di armi nucleari al tiro sul poligono di Capo Frasca (Oristano).
Il 16 giugno 1957 pur non essendo ancora ultimati i lavori, i canadesi cominciano a usare le nuove piste. Il primo «alzabandiera» ufficiale dei canadesi è del 6 dicembre '57 - un dono natalizio per i sardi.

“All'austera cerimonia - scrive il quotidiano di Cagliari - sono intervenuti l'ambasciatore canadese a Roma Pierre Dupery, il generale Michele Palmiotti comandante del'aeronautica della Sardegna e diversi alti ufficiali italiani e canadesi” (“L’Unione Sarda”, 7 dicembre 1957).

Nella foto in prima pagina: la bandiera canadese, il vessillo della NATO ai lati del nastro tricolore che garrisce al vento.
Il 1 ottobre del '60 la base di Decimo viene ufficialmente occupata da italiani, tedeschi e canadesi insieme, dando inizio alla «piena attività». Lo stesso giorno migliaia di bambini sardi recatisi a scuola vengono rimandati a casa «per mancanza di aule».
Precedentemente, gli avieri specialisti in bombardamenti e mitragliamenti avevano base a Pfalz (Renania) nella Germania federale. Ma lì, il tempo - si lamentavano gli strateghi della NATO - è cattivo per molti mesi all'anno e il cielo ingombro di traffici commerciali, e le manovre belliche non vi si potevano fare agevolmente. Gli esperti si misero alla ricerca e - naturalmente - trovarono che la Sardegna ha un clima davvero favorevole sotto tutti gli aspetti e pochissimo traffico aereo (i soliti quattro gatti politici che fanno la spola tra Cagliari e Roma). E trovarono favorevoli anche i nostri governanti, molto sensibili barometricamente alle esigenze della difesa della civiltà occidentale e al dollaro USA.
Furono fatte le cose in grande. Gli strateghi della NATO segnarono sulla carta topografica della Sardegna tre cerchi: Decimomannu, base aerea; Capo Frasca, poligono di tiro per aerei; Capo Teulada, centro per operazioni tattiche miste aeronavali e terrestri.
Tutta la zona sud-occidentale dell'isola, il triangolo Decimo-Teulada-Capo Frasca diventa praticamente zona di operazioni belliche. Ciò ha comportato: la crisi delle miniere, lo sfacelo dell'agricoltura, l'interdizione assoluta delle coste al turismo, pesanti limitazioni all'esercizio della pesca, una imponente emigrazione e incalcolabili pericoli per la popolazione.
Scrive «L'Unità» del30 dicembre 1960:

“Nelle scorse settimane sono apparsi su tutti i quotidiani della Germania occidentale lunghi articoli con vistosi titoli su la vita che conducono le truppe di Bonn dislocate in Sardegna per le esercitazioni belliche. Queste truppe, per non allarmare le popolazioni e non destare reazioni nei paesi europei che furono vittime del nazismo, ufficialmente sono agli ordini della NATO, ma in realtà vengono dirette da quel Kammhuber che fu braccio destro di Goering e che, per compiacere Hitler, non esitò a far bombardare dalla Luftwaffe la città tedesca di Friburgo, fornendogli così il pretesto per i selvaggi attacchi aerei sull'Inghilterra.
Ora Kammhuber (come ai tempi del patto d'acciaio) manda di nuovo i suoi soldati per le strade d'Europa. I governi compiacenti che hanno accolto queste truppe dicono: «Vengono per addestrarsi, perché in Germania non c'è spazio». Eppure questi governi sanno bene (e, per quanto ci riguarda, dovrebbero saperlo benissimo il ministro degli esteri italiano, il sardo Segni) che cosa intendono per spazio i militaristi tedeschi. Anche nel 1939 volevano spazio e hanno scatenato la più spaventosa catastrofe della storia.
Nonostante questi precedenti, i tedeschi - nei giornali sovvenzionati dai capitalisti - sono soddisfatti del trattamento riservato dalle autorità italiane ai loro soldati: con 8.000 lire di diaria al giorno, mentre i braccianti sardi quando lavorano non ottengono neppure 800 lire e sono del tutto privi di assistenza, non c'è proprio da lamentarsi.”

Per la prima volta l'11 maggio 1961 la base di Decimo apre uno spiraglio alla curiosità (preventivamente controllata) di alcuni giornalisti. Questo il testo della cronaca, diffuso dall'«Agenzia Italia»:

“La più grande base aerea europea della NATO è stata aperta per la prima volta oggi ad un gruppo di giornalisti italiani, canadesi e tedeschi. Questi ultimi sono giunti da Colonia - incluso il collega del settimanale «Frankfurter Illustrierte», L. Mueller, il quale ha fatto stare in apprensione il comandante tedesco Krupinski, poiché appena messo piede a terra ha scoperto e si è precipitato indisturbato a fotografare gli unici 40 metri di strada priva di mano d'asfalto sui 20 chilometri che costituiscono lo sviluppo stradale complessivo del modernissimo e vasto complesso militare.
Contrariamente a quanto è stato scritto in occasione dell'arrivo della regina Elisabetta d'Inghilterra, la base aerea NATO di Decimomannu non è un piccolo aeroporto. Le sue dimensioni, infatti, e senza rivelare alcun segreto militare, possono contenere poco più di tre normali aeroporti civili. In una delle piste di rullaggio, fiancheggiante quelle di volo, sono allineati circa 100 aviogetti caccia-bombardieri, riparti in più squadroni: tedeschi, canadesi e italiani. Numerosi jets da caccia italiani sono poi disseminati lungo le piazzuole di sosta del campo.
Durante il loro soggiorno i giornalisti non assisteranno ad alcuna esercitazione speciale ma soltanto alla normale routine propria della base aerea NATO dalla quale ogni 5 settimane circa, escono un centinaio di piloti combact ready, ovvero piloti pronti al combattimento. Una volta terminato l'addestramento, uomini e velivoli lasciano la base aerea di Decimomannu per essere sostituiti da altri squadroni.
La base - che in questi giorni compie i sette mesi di vita operativa - è comandata da un ufficiale dell'aeronautica italiana: il colonnello Giuseppe Piseddu, sposato con due figli. La signora Piseddu e i giornalisti italiani sono i soli civili presenti nella base aerea NATO che oggi conta già circa 2.000 uomini, quanti sono gli effettivi previsti dall'organico.
Nonostante sia un aeroporto militare, progettato da militari e abitato da militari a parte i luccicanti aviogetti - dà l'impressione di essere un grande parco che accoglie alcune decine di collegi autosufficienti… La base aerea NATO è completamente autosufficiente per la parte idrica e elettrica, ha una autonomia di parecchi giorni per il carburante, è dotata di tutte le attrezzature necessarie per il volo notturno; dispone di 16 cucine in grado di fornire circa 6.000 pasti al giorno, di 6 celle frigorifere e di 8 impianti frigoriferi mobili; le 80 palazzine che costituiscono il complesso edilizio hanno tutte il riscaldamento autonomo; alcuni hangars-officine sono dotati di condizionamento d'aria; le opere di drenaggio si sviluppano per 25 chilometri. Poiché la base è sorta su un'area stagnosa, sulla superficie bonificata sorgerà una grande azienda agricola; le fogne hanno una lunghezza di 18 chilometri; la torre di controllo è dotata di aria condizionata; il governo amministrativo della base è tri-nazionale…
Nella giornata di sabato, i giornalisti verranno portati al poligono di capo Frasca, che dista dalla base circa 80 chilometri, ove assisteranno ad una dimostrazione di bombardamento aereo con razzi e bombe. Gli aviogetti raggiungeranno il poligono in pochi minuti; alla velocità di 900 chilometri orari - a volo radente (5 o 6 metri dal suolo) o in picchiata - dovranno colpire bersagli di plastica le cui dimensioni prospettiche sono pressapoco quelle di una «1100» Fiat vista di lato…”

Il servizio giornalistico riportato e per forza di cose incompleto. Dove vanno a finire i cosiddetti combact ready e quanto ne ha sfornato in dieci anni la base di Decimo? Dieci anni sono 520 settimane, ogni 5 settimane escono «abilitati» al bombardamento 100 piloti con relativi aerei, dunque abbiamo nel mondo ben 10.400 nuovi specialisti massacratori. Esclusi gli altri componenti d'equipaggio, per ogni aereo. Non andranno per caso a finire nel Vietnam o in Israele come volontari?
Altro che scuole sarde di abilitazione professionale! Ma si capisce - i nostri giovani non hanno bisogno di specializzazione per andare a zappare grano e a pascolare pecore e per emigrare.
Manca pure, nel servizio, la descrizione dei cottages nella zona residenziale ai margini della base, dove vivono, dotati di tutti i comfotrs, i familiari dei 2.000 militari in «pianta stabile» nell'aeroporto. E manca la descrizione dei paesi vicini, le condizioni delle popolazioni, dei contadini e dei pastori che vivono in catapecchie di mattoni crudi - che non solo non si sognano neppure «l'aria condizionata» ma aspettano da secoli fognature, cessi e acqua sufficiente ai più elementari servizi igienici. Se è vero che le basi portano benessere - come sostengono concordemente generali e ministri - questo benessere va tutto ai militari; e non è difficile dedurne che si tratta di un benessere che pagano le popolazioni sarde.
Ma l'aspetto politico più grave della questione sta nel fatto che neppure gli abitanti dei comuni vicini, e più direttamente compromessi da questo costosissimo apparato bellico, sono coscienti che i militari sono un ceto privilegiato a servizio degli interessi del capitalismo e che sono i lavoratori a dover sudare sangue e a patir fame per mantenerli. La politica dei partiti dei lavoratori, in Sardegna, troppo spesso si è invischiata sul piano obbligato della lotta di classe a livello paesano; ha mobilitato le masse bracciantili per infime questioni salariali contro il proprietario di cento ettari di terra o contro l'industriale fabbricante di mattonelle: un padronato anch'esso miserabile che tira a campare e invidia lo statale con stipendio sicuro di centomila lire al mese - che forse potrà anche costruirsi un cesso in muratura al coperto a differenza del bracciante che fa i suoi bisogni all'aperto nel cortile, ma che subisce, come tutti i membri della comunità, la mancanza di ogni servizio civile. I partiti operai hanno così eluso un aspetto fondamentale della lotta di classe: la mobilitazione delle masse popolari contro il militarismo.
Le cronache di dieci anni di vita della base NATO di Decimo registrano - tra i molti passati in silenzio - diversi episodi premonitori di una catastrofe che prima o poi finirà per sconvolgere la zona sud-occidentale dell'isola.
- A pochi mesi dalla inaugurazione, un aereo a reazione canadese del tipo F. 86 caccia-bombardiere, a causa della rottura del carrello, effettua un drammatico atterraggio. Il pilota riesce a salvarsi proiettandosi fuori dalla carlinga, mentre l'aereo si fracassa un centinaio di metri più avanti, incendiandosi. La prontezza della squadra antincendio italiana sventa la catastrofe della esplosione dell'apparecchio con tutte le armi rimaste a bordo dalla esercitazione appena compiuta. L'incidente venne chiuso a suon di inni patriottici per l'efficienza dell'apparato antinfortunistico e con un encomio solenne del comandante canadese agli eroici salvatori italiani.
- Nello stesso giorno, intanto si svolgevano in forma solenne i funerali del maresciallo dello squadrone tedesco Gerard Hollman, precipitato col suo apparecchio nelle campagne di Gonnosfanadiga, presumibilmente rientrando dal poligono di tiro di Capo Frasca, e quindi «fortunatamente» con le armi di bordo già scaricate. Per «disgrazia» il tedesco, meno «fortunato» del canadese, non riusciva a proiettarsi in tempo fuori dalla carlinga. E per «fortuna» l'aereo, anziché sul paese di Gonnosfanadiga, si schiantava e si incendiava poco lontano.
- Nel febbraio del '66 un reattore precipita «per cause imprecisate» nella fascia marina prospicente Capo Teulada. L'aereo si dirigeva presumibilmente alla base di Decimo ed era pilotato da un certo capitano Arnold, deceduto. Pare che l'aereo fosse americano, data la presenza, in quel periodo, di unità di sbarco USA impegnate in esercitazioni nella zona.
- Nel 1967 una terrificante esplosione viene udita in numerosi paesi del Campidano di Cagliari. Viene rilevato il caratteristico fungo atomico, approssimativamente nell'area compresa tra Decimo e Serrenti. L'opinione pubblica, allarmatissima, formula diverse ipotesi: la più probabile è che sia precipitato un aereo fornito di armi nucleari. Segue un'interrogazione al Parlamento regionale.
- Nel 1968 due aviogetti di «nazionalità sconosciuta» lasciano partire «per sbaglio» alcune raffiche di mitraglia di diverso calibro sulla strada statale per Sant'Antioco e sulla marina di Calasetta ai margini dell'abitato.
Non è un segreto per nessuno che gli aerei (i 100 che si alternano ogni 5 settimane) di stanza nella base NATO di Decimo si addestrino all'uso di armi atomiche. Lo ha scritto a tutte lettere e con teutonica fierezza la spregiudicata rivista «Der Spiegel»:

“I piloti tedeschi si sono rivelati i migliori fra quelli della NATO per lo sganciamento di bombe atomiche durante le esercitazioni che una volta all'anno si svolgono in Sardegna…”

Aerei con - o che possono avere - armamenti atomici volano dunque nei cieli della nostra isola, sulle nostre campagne, sui nostri paesi, sulla nostra gente; e depositi di armi - forse anche atomiche - sono situati nelle nostre campagne, vicini ai nostri paesi, alla nostra gente.
In virtù di quale diritto è lecito ai militari di mezzo mondo giocare sulla pelle dei sardi?
A questo punto non si tratta più di mobilitare i lavoratori per migliorare le condizioni di lavoro, delle abitazioni, delle pensioni, delle scuole. Si tratta di mobilitare tutti i sardi, ricchi e poveri, zone industriali e urbane e zone interne e agricole, bianchi e rossi - per conservare la pelle.
«A Roma raramente si ritiene necessario consultare i sardi per qualcosa», scrive con pesante ironia il giornale tedesco «Deutsche Woche», che almeno in questo caso è una «voce» di verità. Ma è anche vero che i sardi non hanno ancora saputo contestare in modo univoco lo strapotere del governo centrale, non hanno saputo opporsi in massa ai sistemi coloniali che lo Stato italiano riserva all'isola. Purtroppo bisogna dire che il governo di Roma ha sempre fatto ciò che ha voluto della Sardegna - ora infischiandosene anche della conclamata autonomia - contando sulla classe dirigente isolana servile gretta ambiziosa e sulla borghesia «compradora» e levantina, e approfittando dell'immaturità civile e della disorganizzazione politica delle popolazioni sarde impegnate da secoli a scavare con le unghie tra i sassi, per sfamarsi.
Le interrogazioni parlamentari e gli ordini del giorno al vertice dei partiti - visti da questa tragica realtà che è la Sardegna - assumono un aspetto di gioco bizantino tra angeli e diavoli di un cielo aristotelico. Quando gli angeli eletti dalla povera gente, assisi nella sfera parlamentare interrogano «per sapere se sia vero» o «per sapere come mai» quest'isola vive sotto l'incubo di una catastrofe atomica - c'è il solito diavolo Andreotti che risponde rifiutandosi di rispondere per motivi di «sicurezza nazionale e internazionale» e passa a discutere la proposta di legge numero XY, sollecitata dai militari, per aumentare le spese per le basi armate in difesa della «civiltà occidentale», di cui anche i sardi - bontà loro - sarebbero partecipi.
Osserva «Rinascita Sarda»:

“Con gli aerei che in volo di addestramento si schiantano alla periferia dei centri abitati, la nostra isola non sconta soltanto i pericoli di una possibile guerra nucleare, sconta giorno per giorno i pericoli di una pace armata.”

Una tattica di lotta ormai diffusa tra i giovani dei gruppi politici extraparlamentari è quella di cogliere l'occasione delle grandi radunate popolari che le organizzazioni borghesi, partiti e sindacati, convocano periodicamente, per diffondere aria nuova e rivoluzionaria.
Il primo maggio, a Cagliari non c'è spazio per la festa del lavoro: vi si svolge una pomposa rassegna folcloristica detta la «sagra di san'Efisio» (protomartire sardo: un ufficiale dell'esercito romano fatto uccidere dall'imperatore per le sue idee religiose). Per l'occasione convergono da ogni parte dell'isola numerose comitive. Durante la sagra del 1969 a un tratto si sono visti levarsi dalla folla cartelli e striscioni con slogan antimilitaristi e anti NATO e una pioggia di volantini sul corteo dei costumi. In casi simili, la polizia reagisce con rabbia - si sente burlata, lei col suo formidabile apparato repressivo, da uno sparuto gruppo di capelloni. Molti dei giovani promotori dell'iniziativa sono stati fermati, schedati e denunciati. Tra questi erano presenti giovani della FGCI con un proprio ciclostilato. Per la cronaca; sono gli stessi giovani che un anno dopo, in occasione di un'altra «radunata popolare», per la visita politica di Paolo VI, contesteranno il Vaticano «potenza capitalista» e la Chiesa cattolica «che accumula tesori e mantiene privilegi con lo sfruttamento delle masse popolari»; e la polizia avrà l'opportunità di sfogare finalmente la sua rabbia: 32 arrestati, 22 processati, alcuni condannati a quasi due anni di galera.
Il 18 maggio dello stesso 1969, i comunisti organizzano a Villasor una «protesta contro le manovre nel Mediterraneo e per l'uscita dell'Italia dalla Allenza Atlantica». «L'Unità» dà grande rilievo all'iniziativa:

“Il comitato formato da rappresentanti del PCI, PSIUP, del Movimento Socialista Autonomi e da personalità indipendenti procede nel lavoro di organizzazione pubblica di protesta contro le basi NATO… Il raduno regionale di Villasor ha anche lo scopo di allargare nell'isola il movimento di massa e di opinione per rivendicare l'uscita dell'Italia dalla NATO e dal patto atlantico… A Villasor - entro il cui territorio è situata la grande base aerea di Decimomannu dove si esercitano gli aviatori della Germania di Bonn - confluiranno delegazioni da Cagliari e da tutti i comuni dell'isola… La Sardegna, alla vigilia delle elezioni regionali del 15 giugno, è più che mai circondata da basi NATO… (“L’Unità”, 13 maggio 1969).

Questa la brevissima cronaca che della manifestazione viene fatta dallo stesso quotidiano del PCI il 19 maggio:

“Decine e decine di macchine cariche di bandiere rosse e del Vietnam, con simboli che recavano ben chiara la falce e il martello, sono confluite in un lungo corteo a Villasor per la manifestazione contro la NATO. «Fuori la NATO»: questo il dominante… scandito soprattutto dai giovani accorsi in numero notevole… Forti cordoni polizieschi circondavano l'aeroporto di Decimomannu: qui i giovani e i lavoratori hanno inscenato una breve ma intensa manifestazione dopo il comizio nella piazza di Villasor…”

Poco distante dalla base di Decimo, a nord-est, è situata una polveriera dell'aviazione militare, a un chilometro dall'abitato di Serrenti. Si tratta di un immenso deposito di munizioni all'interno di gallerie scavate nella collina adiacente.
Considerata l'attuale potenza esplosiva delle armi, il deposito di Serrenti costituisce un terribile pericolo per la vicina cittadina e i numerosi paesi intorno. Riportiamo due episodi sintomatici estratti dalle cronache dei giornali di questi ultimi anni:

“Stamane, verso le 10, presso il deposito di munizioni dell'aeronautica militare di Serrenti… durante una normale operazione di brillamento di alcuni detonatori, si è verificato un grave incidente nel quale ha perso la vita un giovane ufficiale di complemento ed è rimasto gravemente ferito un sottufficiale armiere artificiere; un altro ufficiale che faceva parte della squadra preposta all'operazione è rimasto fortunatamente ferito in maniera leggera…” (“Il Tempo”, 19 maggio 1965).

“Un ordigno che, secondo l'annuncio dato dalle autorità ministeriali alle popolazioni, ha causato un forte boato ed un fungo simile a quello di una bomba atomica, è stato fatto esplodere il 5 ottobre in agro a Serrenti” (“Sassari Sera”, 1° novembre 1967).

Nel primo scorcio del 1970, in ambienti giornalistici bene informati sono circolate voci di «grandi novità» nei comandi superiori della NATO circa il futuro della base aerea di Decimo.
In primo luogo, i canadesi hanno deciso di lasciare la base. Questa decisione - come è noto - è stata presa nell'ambito del governo del Canada che si è pronunciato per una riduzione delle spese militari all'estero (non estranee alla decisione le gatte da pelare separatiste all'interno). In quello stesso ambito è stato escluso dal bilancio lo stanziamento per mantenere la base sarda, le cui spese di gestione erano così suddivise: 40% ai canadesi, 40% ai tedeschi e il 20% agli italiani.
Appena avuta la notizia del ritiro dei canadesi, la Germania federale si è offerta di rimpiazzarli con altri effettivi della Luftwaffe e di pagare la quota scoperta - e ciò perché i tedeschi non vogliono, per ovvi motivi, basi in casa loro. Se questa offerta fosse stata accettata la Germania sarebbe diventata praticamente la padrona in assoluto della base aerea di Decimo. Pare però che il comandante, colonnello Racugno, non abbia voluto questa soluzione e che si sia recato al comando della NATO a Bruxelles per scongiurare una tale massiccia presenza tedesca nell'isola che consentirebbe ai comunisti una campagna anti NATO in chiave di antimilitarismo tedesco. Il colonnello Racugno avrebbe suggerito al comando della NATO di far rilevare il 40% scoperto con la partenza dei canadesi, dagli USA o dall'Inghilterra.
D'altro canto, dopo lo smantellamento della base aerea statunitense di Weelus Field in Libia, quella di Decimo restava l'unica grande base aerea americana nell'area del Mediterraneo - da qui l'interesse USA di rilevare quel 40%.
E venendo di persona gli americani, non vi è dubbio che faranno le cose in grande, come è costume loro di potenza che non bada a spese in fatto di armamenti. Costituiranno un altro cuneo fra gli altri che stanno spingendo i sardi fuori dalla loro isola.
Ottobre 1970.

“Gli americani subentrano ai canadesi nella gestione della base aerea NATO di Decimomannu… Il fatto desta vive preoccupazioni per gli ulteriori condizionamenti negativi che ne riceverà l'economia dell'isola… Una prima ripercussione si è avuta sul piano dell'abitabilità… e in un aumento generale dei prezzi. Ma la presenza diretta di forze armate USA nella nostra terra costituisce un pericolo ben più grave dell'aumento dei prezzi: contemporaneamente all'arrivo dei contingenti si è diffusa la notizia di una ulteriore rivalutazione della base aerea di Decimo e quindi di tutte le basi in Sardegna, nello scacchiere della NATO…” («L'Astrolabio», 18 ottobre 1970).

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