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handicap

 

cesare padovani – ivano spano*

Handicap e sesso :
omissis


elogio della disobbedienza sessuale

 

con la collaborazione di M. Giovanna Milani

Interventi di
Pier Paolo Pasolini, Ugo Dessy, Alfredo Cohen, Gabriella Bertini, Ivo Gigli, Manuela Del Fabbro, Enza, Susanna, Vincenzo Giorgetti, Raffaello Belli, Guido, Elena Furio, Carlo M., Aldobrando Getti, Barbara.


bertani editore

[* in questa sezione viene preso in considerazione, e reso disponibile, solo l'intervento di Ugo Dessy]

 
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Sommario

Introduzione : Una lettera di Ugo Dessy

Parte Prima – HANDICAP E CULTURA, a cura di Ivano Spano

Capitolo  I – PER UNA EPISTEMOLOGIA DELL’HANDICAP
1.1. A partire da una definizione
1.2. Contro l’ideologia del recupero
1.3. Società e handicap: dal furto alle fleboclisi
1.4. Handicap ed epidemiologia
1.5. Per una epistemologia

Capitolo  II – DALLA OMISSIONE DELLA CONOSCENZA DELL’INDIVIDUO
HANDICAPPATO ALLA OMISSIONE DELLA CONOSCENZA DELL’INDIVIDUO
2.1. L’uomo, solamente nella società, può isolarsi
2.2. Società come sostanza del singolo
2.3. La ragione strumentale: apparenza di razionalità
2.4. Libertà nella necessità: l’inevitabilità del sacrificio
2.5. L’unico modo per realizzarsi è la rinuncia a realizzarsi completamente

Capitolo III – INDIVIDUO CONCRETO, CORPOREO, STORICO
3.1. La natura dell’uomo
3.2. Esistenza come appropriazione
3.3. Coscienza come appropriazione
3.4. I limiti dell’uomo: condizioni materiali della produzione capitalista & ideologia borghese

Capitolo IV – LA PRATICA DELL’ADATTAMENTO
4.1. La rigidità sociale
4.2. L’adattamento forzato o l’individualismo esasperato
4.3. La malattia (mentale) è all’ordine del giorno
4.4. Al di là di tutto questo

Capitolo V – EGUAGLIANZA E DIVERSITA’
5.1. L’unanimità totalitaria
5.2. Il diritto è uguale per tutti: tutti uguali quindi
5.3. Tutti uguali nella diversità, allora?
5.4. E il sesso?

Capitolo VI – TUTTO DEVE TRASFORM ARSI IN FAVOLA
6.1. I bambini che si perdono nel bosco
6.2. L’uso ideologico della fiaba
6.3. La mistica del recupero
6.4. Le fleboclisi della società efficiente
6.5. L’utopia concreta del potere


Parte Seconda – IL LINGUAGGIO SESSUALE DEI CORPI, a cura di C. Padovani in
collaborazione di M. Giovanna Milani

Capitolo I – CORPO IN SE’ E CORPO PER SE’
Premessa: Omaggio a Cooper
1.1. Per una diversa gestione del corpo
1.2. Ancora con il corpo del passato
1.3. Il corpo per la classe

Capitolo II – VERSO UNA RIAPPROPRIAZIONE DEL CORPO
2.1.Per una premessa autentica
2.2. Il corpo come linguaggio
2.3. Dal gesto strumentale al gesto valorizzante

Capitolo III – PER UNA APOLOGIA DEL DIVERSO
3.1. Alla scoperta dell’informale
3.2. Dalla sineddoche percettiva alla conquista del reale
3.3. Come un gabbiano dalla testa nera
3.4. Oltre le tautologie sessuali
3.5. Sulla sessualità evolutiva
3.6. Elogio della disobbedienza sessuale


Parte Terza – CON LA SCUSA DEL SESSO a cura di C. Padovani e M. Giovanna Milani
Premessa: Caro Cesarino… di Pier Paolo Pasolini

Capitolo I – LA STAMPA HA SCOPERTO IL SESSO DEGLI HANDICAPPATI
1.1. Banalità e luoghi comuni
1.2. Le curiosità morbose dei non handicappati
1.3. Calligrafia sessuale di un Congresso

Capitolo II – LE RISPOSTE
2.1. Intervento a Bologna (di Gabriella Bertini)
2.2. Con un altro occhio (di Ivo Gigli)
2.3. E avrebbe fatto l’amore (di Manuela)
2.4. Per non sentirsi soli (di Enza)
2.5. Due buffonate per l’handicap
2.6. Il bagno (di Susanna)
2.7. La processione dello Psicanalista (di Cohen)
2.8. Figure d’amore (di Vincenzo)
2.9. Per una autocritica (di Raffaello)
2.10. Per un’altra autocritica (di…)
2.11. Therapia (di …)
2.12 Ma non sono spastico (di Guido)
2.13. Non so chi sei (di Elena)
2.14. I compagni che non capiscono (di Carlo)
2.15. Sabrina ( di Aldobrando)
2.16. Ti voglio bene tutto (di Barbara)

Bibliografia

 



INTRODUZIONE: Una lettera di Ugo Dessy

Carissimo Cesare,

ti ringrazio per la collaborazione e più in particolare per l’amicizia che mi offri.
Mi scuso per non averti risposto più sollecitamente – ho avuto la tua lettera solamente al mio rientro a Cagliari dopo il fine anno; mi sono ritrovato un mucchio di impegni e scadenze. E’ vero: sono interessato ai contenuti del tuo libro; direi che c’è in me un duplice interesse per i problemi dell’handicappato: in primo luogo perché secondo la definizione “corrente” del termine (io preferisco dire: secondo la definizione emarginante che ne dà il sistema) io sarei un handicappato; in secondo luogo perché sono uno studioso di pedagogia, di sociologia, ecc. (io preferisco dire, rifiutando le categorie culturali e scientifiche del sistema: cerco di conoscere e di capire, da uomo, le “faccende” dell’uomo).
Tuttavia, non me la sento di improvvisare un pezzo, così a ruota libera, senza conoscere i contenuti del vostro libro (mi accenni, e molto sinteticamente alla struttura del lavoro); preferirei potermi allacciare al vostro discorso, sia condividendolo in toto o in parte o al contrario.
Non è mancata la tentazione di mandarti una testimonianza, di parlarti cioè delle mie esperienze – problemi e soluzioni personali in un dato ambiente. Ma ho rinunciato, perché pur attribuendo un certo valore al “caso clinico”, alla testimonianza del caso individuale, oggi credo molto di più alla testimonianza corale che viene dall’ideologia, cioè dagli elementi umani che consentono una identità tra tutti gli uomini. Il discorso può apparire poco chiaro e perfino contradditorio: in effetti voglio dire che anche la testimonianza individuale, quando esprime istanze e valori che sono di tutti gli uomini, è una testimonianza corale, è di tutti. Evidentemente non conosco il problema degli handicappati in termini abbastanza UMANI, universali, per dare la mia testimonianza come testimonianza di tutti.
Se avessi accettato di scrivere sul tema del vostro libro, avrei cominciato con l’affermare che non esiste handicap e non esistono handicappati se non nelle categorie del sistema, se non in una società basata sullo sfruttamento dell’uomo sull’uomo. Per me la questione è molto semplice e chiara: non esiste l’uomo normale se non come modello ideale (su cui, chi vuole, tenti disperatamente e pateticamente di combaciare): siamo tutti handicappati nel momento in cui non esiste nessun uomo che combaci perfettamente con lo stereotipo che viene proposto, e imposto, dal sistema. Te l’immagini, l’handicap della fanciulla che ha le tette troppo grandi o troppo piccole? Si producono e si alimentano “drammi esistenziali” che sfiorano il suicidio intorno ai “dieci centimetri” in meno di altezza (rispetto al totale di centimetri “previsti dalle vigenti leggi”). Quando ero bambino (paralisi totale agli arti inferiori) avevo già scoperto che ci sono “zoppi alle gambe” e “zoppi in testa”. Avrei potuto parafrasare tranquillamente il Vangelo dicendo “chi è senza handicap scagli la prima pietra!”. Il fatto è che nonostante la loro apparente diversità (comprese quelle diversità di carattere economico e culturale) gli uomini sono uguali; la VERA E UMANA DIVERSITA’ tra gli uomini è data da differenti livelli in identici meccanismi esistenziali, in tutti i settori. Prendi il caso dei cosiddetti “pazzi”- ho studiato, ho vissuto con schizofrenici e non ho mai trovato in loro, nei loro comportamenti, nelle loro reazioni, o in tutto ciò che veniva definito “sintomo di schizofrenia”, mai nulla che – a livelli diversi – non ritrovassi in me o in tutti gli altri che passano per “normali”, non schizofrenici…
Ecco, ci stavo cascando, stavo in pratica entrando in argomento. Mi fermo. Le cose che dico vorrei dirle più chiare, che possano essere capite e possano servire a chi ascolta. Non dispiacerti se non avrai un contributo scritto al vostro lavoro: lo leggerò con interesse e con amore fraterno, e dirò ai compagni che lo leggano.
Scrivimi, quando lo desideri, parlami di te e del tuo lavoro, del tuo mondo.
Saluti libertari.

UGO DESSY

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