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la maddalena

ugo dessy


la maddalena :
morte atomica nel mediterraneo

 

in appendice
la militarizzazione della sardegna

 


bertani editore – verona  1978


collana : manifesti della lotta di classe

 
Mia figlia Herika, che ogni tanto sbircia nel mio lavoro, mi ha chiesto di inserire in questo dossier sulla militarizzazione della nostra terra un brano del suo libro di lettura di quinta elementare, perché lo leggano anche i grandi:

“…Con il prezzo di una bomba d'aereo si possono offrire 18.000 giorni di vacanza ai bimbi che hanno bisogno di sole;  con il prezzo di un carro armato si possono avere 84 trattori agricoli;  con il prezzo di mantenimento di una divisione motorizzata si possono nutrire 40.000 persone per un anno…;  con il prezzo di 2 bombardieri si avrebbero medicinali necessari per curare tutti i lebbrosi del mondo;  ecco il dramma della nostra esistenza…”

(Raoul Follereau)

Quarta pagina di copertina

La Sardegna è, da anni, la regione italiana che “gode” della maggiore densità di installazioni NATO e del più alto grado di militarizzazione del territorio (e di chi vi abita…) : a coronamento e emblema di questa situazione, sul finire degli anni Sessanta vi è stata eretta una base atomica tra le più importanti del Mediterraneo : quella collocata sull’isola de La Maddalena.
Contro questa installazione, sul nostro suolo, di una polveriera incontrollabile, “extraterritoriale”, la sinistra storica consumò per l’ultima volta lo slogan “fuori l’Italia dalla NATO, fuori la NATO dall’Italia” : oggi, sulla scia di Seveso, della lotta contro le centrali nucleari, e grazie all’impegno delle (ancora scarse) forze antimilitariste presenti nel nostro paese, la mobilitazione contro la presenza atomica della NATO in Sardegna ha ritrovato un certo slancio. Nello scorso Natale, alla Maddalena è stato organizzato un raduno di protesta: ed è di pochi giorni fa la notizia delle bombe sganciate “per errore” fuori dagli obiettivi durante un’esercitazione NATO in Sardegna – una notizia che non può non far pensare, ancora una volta, a “quel che potrebbe succedere se…”.


Finito di stampare nell'aprile 1978 per conto di Giorgio
Bertani Editore - Verona - presso la CLEUP, Padova

 

(Per il download del libro, cliccare sui pulsanti sottostanti)

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SOMMARIO

Prefazione:  “La peste militare”

La base nucleare di Santo Stefano
1. L'arcipelago di La Maddalena
2. Cronistoria dell'insediamento
3. Benvenuto Mister John!
4. In attesa di Mister John
5. Il cobalto:  questo sconosciuto cancerogeno
6. Continuano le indagini:  nascono i primi mostri al cobalto
7. La scienza del sistema scopre (per i Sardi) che le radiazioni provocano il cancro, nascita di mostri e altri disturbi secondari
a) Inquinamento radioattivo
b) Operazione diversiva: tutta la Sardegna è inquinata, altro che contaminazione radioattiva!
c) marcia radicale antimilitarista - attentati contro gli americani - provocazione della polizia
d) Il governo tenta di vendere un altro pezzo della Sardegna ai militari della Nato.  Il sollevamento popolare dissuade Andreotti
e) Per oltre dieci giorni la Sardegna utilizza come area di grandi manovre per addestrare alla guerra truppe di una decina di paesi stranieri
8. Cresce il movimento di rivolta popolare contro gli yankee
9. L'incidente del nucleare USS RAY
10. Una questione ancora aperta, una lotta ancora da fare

Appendice:
La militarizzazione della Sardegna



Prefazione

“La peste militare”

1. In tutti gli stati, qualunque sia l'ideologia cui dicono di ispirarsi, lo sviluppo tecnologico della società civile è sempre correlato a quello delle istituzioni militari.  I ritrovati della ricerca scientifica trovano un impiego privilegiato, e non soltanto in fase sperimentale, nell'arte della guerra.  L'energia nucleare ha avuto il suo primo uso pratico nelle bombe di Hiroshima e Nagasaki, poi come forza motrice per i mezzi bellici e soltanto molto più tardi verrà impiegata per usi civili.  E non dimentichiamo che l'energia nucleare, così come ogni altra “fonte di progresso”, anche quando viene usata per “usi civili”, è sempre in funzione del privilegio di pochi e dello sfruttamento di molti.
In effetti, questo tipo di civiltà (di progresso scientifico e tecnologico) non soltanto è in correlazione ma è una risultante dello sviluppo della organizzazione militare e degli strumenti bellici.  Ne deriva che la cosiddetta crescita civile cui i popoli sono costretti è una falsa crescita, una crescita distorta, mostruosa che sempre più allontana l'uomo dalla naturale realizzazione di sé.
Le strutture militari di per sé rappresentano quindi sempre un condizionamento negativo per lo sviluppo economico e sociale libero e armonico delle comunità in cui sono insediate, indipendentemente  dai costi, dagli spazi occupati e interdetti ai civili, dalla pericolosità degli attuali strumenti di sterminio.

2. L'Annuario 1969-70 compilato dall'Istituto internazionale per la ricerca della pace, di Stoccolma, ha fatto il consuntivo di un totale di armi nucleari pari a 50 mila megatoni, equivalenti a 15 tonnellate di tritolo per ogni abitante della terra.  A differenza della ripartizione dei redditi e dei beni di consumo (che vede nettamente avvantaggiati i paesi sviluppati, cioè i fabbricatori e diffusori di armi atomiche), di queste stesse armi sono più ricchi i paesi satelliti, i sottosviluppati.  Infatti, lo stesso Annuario, nelle sue allucinanti statistiche, attribuisce agli abitanti dei paesi satelliti dell'Unione Sovietica ben 60 tonnellate a testa.
Quanti i megatoni imposti alla Sardegna dall'imperialismo USA?  Aggiornando i dati del '69 a oggi - anni che vedono un vertiginoso aumento quantitativo e qualitativo delle armi nucleari, fino al mostruoso parto della bomba N - considerando che nell'Isola vi sono non meno di tre basi per sommergibili con armi atomiche e almeno una rampa missilistica con relativi stock, ai Sardi spetta il privilegio di una quantità di deterrente nucleare pari ad almeno 200 tonnellate di tritolo a testa.
Da fonti americane (dichiarazione del deputato Edward Herbert, già presidente della Commissione forze armate della camera dei rappresentanti), in relazione alla attuazione del Progetto ULMS (Undersea Long Range Missile System), sappiamo che nel '71 sono previsti 41 sommergibili ad armamento nucleare, ciascuno fornito di 24 missili balistici intercontinentali, con gittata di oltre 10 mila chilometri a testata multipla MIRV.  I MIRV possiedono 16 testate, contro i precedenti Poseidon a 10 testate, che a loro volta hanno sostituito i meno sofisticati Polaris.  Di questi 41 sommergibili, 25 devono essere in continua navigazione (giusta la teoria della "risposta flessibile"), e i rimanenti 16 con basi o rifugi fissi.  In questi 7 anni - grazie all'impegno di Nixon, di Herbert e dei loro successori che hanno realizzato il Progetto ULMS - la flotta di sommergibili nucleari con missili atomici è attualmente triplicata.  Nel Mediterraneo, zona strategica di primo piano, sono presenti non meno di 30 sommergibili a propulsione e ad armamento nucleare, tanto in continua navigazione che rintanati in rifugi fissi.
In Sardegna esistono due rifugi (isola di Tavolara e Grotta dei Piccioni) e una base di manutenzione e riparazione (La Maddalena) per questi terrificanti seminatori di morte, ufficialmente battezzati dai militari Hunter Killer.
Con migliaia di aerei (tristemente famosi i superbombardieri B52, che in versione aggiornata sono armati di missile a testata nucleare aria-terra AGM 28 con gittata oltre 1.300 chilometri), con centinaia di rampe missilistiche e con gli Hunter Killer, gli USA hanno sotto tiro ogni angolo del mondo.  Dal canto suo, l'Unione Sovietica ha accettato la sfida e non è da meno.
Se è vero che gli armamenti nucleari costituiscono un pericolo incombente - non ipotetico ma reale - per tutta l'umanità, è anche vero che alcuni paesi, per la loro collocazione geografica, per la loro situazione di inferiorità tecnologica (economico-politica), sono più immediatamente e più pesantemente coinvolti nei pericoli derivanti dalla presenza di basi e di deterrente nucleare nel loro territorio.  Uno di questi paesi è la Sardegna.

3.  Questo affrettato dossier - che il compagno Giorgio Bertani mi ha richiesto perché venga diffuso come strumento di informazione e dibattito in un momento che vede sorgere un movimento popolare antimilitarista e antinucleare - vuole documentare, nel processo di militarizzazione intensiva della Sardegna, il passaggio alla fase di nuclearizzazione, in particolare con la installazione della base Gilmore a Santo Stefano di La Maddalena.
Già negli anni Sessanta, la Sardegna si poteva definire "una portaerei americana nel centro del Mediterraneo", per la presenza in essa di numerose basi con centri di addestramento, poligoni di tiro, aeroporti, rampe missilistiche per eserciti di mezzo mondo.  Attualmente la definizione va aggiornata, in correlazione allo sviluppo delle tecniche e degli strumenti bellici, in "portaerei nucleare".
Non è difficile prevedere che - dopo la decisione di Carter di fornire la NATO di bombe al neutrone - la nostra terra sarà la prima a "ospitare" i nuovi ritrovati.  Se non bastasse, Andreotti ha pubblicamente annunciato che una delle due centrali nucleari canadesi verrà installata in Sardegna, in aggiunta all'altra made in USA rifiutata dalle popolazioni della Maremma, che verrà trasferita alla chetichella in qualche "zona desertica" o "desertificata" di questa Isola - chiamata, senza eufemismi, il cacatoio del capitalismo internazionale.  [Questa ipotesi ha già trovato una conferma ufficiale mentre correggo le bozze di stampa:  il Cipe ha deciso di installare nell'isola una centrale termonucleare da 600 megawatt (marzo 1975)].
Perché la Sardegna?
Le risposte a questo perché sono diverse, e toccano la storia passata e presente di una terra e di un popolo di antichissima civiltà mediterranea, la storia di una terra e di una gente per duemila anni invasa e colonizzata da potenze egemoniche e che tuttavia continuano a conservare una dimensione di nazione e una coesione di popolo.
a) La posizione geografica al centro del Mediterraneo, l'insularità, la conformazione delle sue coste e numerose opere di fortificazione l'hanno resa nel passato una roccaforte a uso degli invasori.  Queste stesse caratteristiche, pur con le mutate strategie e tecniche belliche, hanno attratto l'attenzione degli strateghi del Pentagono, che già subito dopo la seconda carneficina mondiale hanno pensato di utilizzarla per una delle loro più importanti basi aeree, per basi sottomarine di sommergibili, e depositi sotterranei di esplosivi e carburante.  Per i generali del Pentagono e della NATO, la Sardegna è il fulcro dell'asse bellico che congiunge le basi della Spagna e della Grecia (o dell'asse Spagna -Turchia), o come preferiscono chiamarla nelle loro deliranti teorie tattiche:  anello della catena difensiva dell'alleanza atlantica.
b) Non vi sono, in questa regione, interessi economici modernamente organizzati di tale peso socio-politico da costituire una remora capitalistica al disegno di una sua utilizzazione militare intensiva e indiscriminata.  E si dice anche che vi sono spazi scarsamente popolati e pertanto idonei alle esercitazioni belliche.
Va precisato che tali "situazioni favorevoli" sono state coltivate e prodotte con una serie di criminosi interventi da parte del governo centrale, con la connivenza del potere regionale, per spianare la strada alla occupazione militare.  Infatti si osserva che, proprio nel periodo in cui il Pentagono rivolge la sua attenzione all'Isola (fine anni '40, inizio "guerra fredda"), dapprima in forme larvate e sottili poi sempre più scoperte e massicce, ha inizio l'operazione di smantellamento delle strutture economiche tradizionali e di degradazione di ogni forma di espressione culturale indigena, fino a configurarsi una vera e propria "soluzione finale" del popolo sardo.
La criminale operazione di depauperamento, di desertificazione, di genocidio è stata abilmente mascherata con una serie di false riforme e di falsi piani di sviluppo.  In questa operazione rientrano:  la bonifica antimalarica attuata dalla Fondazione Rockfeller, subito dopo la seconda carneficina mondiale, che per debellare l'Anopheles ha sommerso l'intera regione di DDT (sperimentando un prodotto chimico altamente tossico sulla pelle dei Sardi), per rendere asettico l'ambiente in vista dello sbarco dei marines.  (Si è praticamente ripetuta la vecchia tecnica di creare la terra bruciata prima di fare avanzare le truppe).  La creazione dell'ETFAS, l'ente di riforma agraria, allo scopo di disgregare il movimento cooperativistico dei contadini, imponendo la "proprietà perfetta" su pietraie sterili e improduttive.  Il "Progetto Pilota" dell'OCSE (OECE) per i necessari condizionamenti culturali, sociali e politici, di un "fattore umano" resistente alla penetrazione colonialistica.  E così via fino all'impianto delle petrolchimiche, non "cattedrali nel deserto", come è stato scritto, ma "cattedrali che hanno prodotto il deserto".
Già alla fine degli anni '60, la Sardegna appare chiaramente destinata a essere un'area di servizi militari e petrolchimici del capitalismo internazionale.  Non c'è spazio per i settori della economia tradizionale, e lo stesso patrimonio naturale è in via di estinzione, sempre più soffocato e isterilito da una militarizzazione indiscriminata, da sempre più diffusi insediamenti di impianti petrolchimici, nucleari e, comunque, altamente inquinanti.  Il fenomeno di emigrazione coatta, una vera e propria deportazione (in 30 anni, circa 800 mila unità lavorative su 1 milione e mezzo di abitanti), che ha spopolato paesi e campagne.  Il progressivo smantellamento delle miniere da parte degli imprenditori del settore;  l'abbandono e il decadimento dell'agricoltura, dell'allevamento e della pesca;  l'assoluta mancanza di programmi di sviluppo nel settore del turismo, che pure, in prospettiva, appariva come quello più redditizio.
c) La presenza, specie nelle zone interne, di una cultura autoctona "resistente" alla penetrazione colonialistica (e quando si provochino e si verifichino risposte violente, il cosiddetto fenomeno del banditismo) determina una condizione ideale per l'esplicazione del potere militare, in quanto consente, con l'alibi della lotta alla "criminalità", sperimentazioni di tecniche repressive legate al concetto di guerra totale.  Rastrellamenti e battute in vaste zone comprendenti interi paesi, esercitazioni di truppe speciali paracadutate o elitrasportate, sono aspetti più propri della moderna guerra di invasione (tipo Vietnam), che di repressione interna delle opposizioni politiche (tipo quella in atto contro i compagni autonomi e anarchici).
d) Il massiccio insediamento di petrolchimiche e di raffinerie (cui si aggiungono gli impianti nucleari) favorisce la diffusione di basi militari.  Questi impianti degradano l'ambiente creano il deserto di cui necessitano i militari per le esercitazioni e le sperimentazioni con armi sempre più micidiali.  Le petrolchimiche, più di altre industrie, sono correlate e complementari al complesso bellico:  le raffinerie producono il carburante per le macchine belliche;  le industrie chimiche, tra l'altro, producono i propellenti per missili, da sperimentare nei poligoni sardi prima del loro impiego tattico e pratico.
e) Una classe dirigente indigena, espressione di una borghesia compradora totalmente asservita agli interessi del padrone continentale e yankee.  Da parte di questa mala genia di compradores, mai e poi mai è stato mosso un dito per alleviare la miserabile situazione del popolo, per difenderlo dalla oppressione e dallo sfruttamento colonialista.  E quando per eccezione, sull'onda di esplosioni di rabbia popolare, i compradores hanno levato parole di protesta contro gli abusi del padrone continentale, è stato per calcolo demagogico:  blandire il popolo e scongiurare l'insurrezione, tentare di ridarsi un minimo di credibilità, ottenere dal loro padrone maggiori privilegi agitando lo spauracchio di una rivolta di cui essi, con il potere, si ritenevano arbitri.
Con una consorteria politica indigena definita pubblicamente "vile, cinica e inetta", la Sardegna è aperta a tutti i pirati che approdano nelle sue spiagge.
f) La situazione di sottosviluppo economico (una condizione niente affatto naturale ma storica, in quanto prodotta dalla oppressione e dallo sfruttamento del colonialismo), pur alimentando nel popolo la ribellione, lo prostra e lo castra nella assillante quotidiana ricerca di forme e di mezzi per la sopravvivenza fisica.  Un popolo affamato e degradato è frenato nella ricerca di formule di risposta organizzata contro il potere "scientifico" del dominatore.  E quando anche le componenti più avanzate del popolo mostrano di sapersi organizzare come opposizione politica, il sistema dispone dell'arma giuridica di criminalizzare ogni gruppo e azione che minacciano l'"ordine costituito".
Da qui, l'assenza di una risposta antimilitarista generalizzata.  Tuttavia, ciò non significa - credo - che in una situazione di sottosviluppo culturale ed economico l'uomo non possa prendere coscienza della propria realtà di oppresso, rigettare le deleghe e gestire in proprio la lotta contro l'oppressore.  La questione è di trovare nella cultura autoctona mezzi e strumenti di informazione e di educazione rivoluzionaria che coscientizzino sempre più numerose componenti sociali, fino alla creazione di un movimento di liberazione.

4.  Oggi come ieri, gli eserciti, tutte le istituzioni armate, non hanno il compito di difendere integrità nazionali, istituzioni democratiche o valori civili.  Più precisamente hanno lo scopo di conservare sistemi fondati sul privilegio di pochi e sullo sfruttamento di molti;  hanno lo scopo di reprimere le esigenze di liberazione degli oppressi, di assassinare i popoli che non si sottomettono.
La difesa nazionale è sempre una maschera con cui si vuole nascondere la funzione di cane da guardia delle strutture autoritarie, dell'asservimento dei lavoratori che la consorteria al potere affida all'esercito.
Tutti i blocchi militari perpetuano una loro logica di potenza, di conservazione di sistemi autoritari e oppressivi e sono sempre una minaccia alla pace, al socialismo, alla libertà dei popoli.  Gli eserciti tendono sempre ad affermare la violenza come mezzo di confronto politico, economico e delle idee.
Oggi i ministeri della guerra si chiamano ipocritamente "della difesa".  Ma il concetto di guerra non può non essere consustanziale a una istituzione armata, creata e addestrata per fare la guerra.  Nelle basi missilistiche di Perdasdefogu e di Capo San Lorenzo, all'inizio delle esercitazioni, dietro il paravento della scienza, si spacciavano per missili "umanitari" di ricerca meteorologica, missili che venivano poi usati per sterminare il popolo vietnamita e arabo.  In verità, ogni base militare - offensiva o difensiva che voglia dirsi - è un apparato in continuo sviluppo, alla ricerca di una sempre più perfetta capacità distruttiva, che ha come unico scopo la dimostrazione pratica della propria efficienza nella guerra.
Che cosa intendono per guerra gli stati maggiori di tutti gli eserciti è stato spiegato senza mistificazioni da Klaus von Clausewitz:
"La guerra è un atto di forza che ha per scopo di costringere l'avversario a sottomettersi alla nostra volontà.  La forza si arma delle invenzioni delle arti e delle scienze per misurarsi contro la forza.  Essa è accompagnata da restrizioni insignificanti che meritano appena di essere menzionate, alle quali si dà il nome di diritto delle genti, ma che non hanno capacità di affievolire essenzialmente l'energia…"
Sia in tempo di guerra che di pace in attesa di una nuova guerra, il militarismo considera l'organizzazione e l'ordine militare come il modello cui deve conformarsi la società civile.  In Sardegna, dove esiste da secoli uno stato militare di polizia permanente, questa affermazione trova una verifica.
"La presenza massiccia di base militari e di relative servitù, da un lato condizionano pesantemente l'economia e la crescita civile delle popolazioni, e da un altro lato influenzano tutti gli istituti dello stato, in particolare quelli della giustizia e dell'ordine pubblico.  Qui, i generali di mezzo mondo trovato l'ambiente adatto, covano gli strumenti bellici più terrificanti che la moderna tecnica possa produrre, e un poderoso apparato militare e di polizia circonda, protegge e mantiene nel più rigoroso segreto queste mostruose covate.  Ogni aspetto della vita civile ne risulta intollerabilmente condizionata.  Il clima della più rigida autorità e della più severa disciplina, l'annullamento dei valori individuali sono il fondamento del regime militare.  La democrazia, di qualunque colore, è considerata una peste sociale.  La circolazione delle idee - al di fuori del credere-obbedire-comabattere - è un attentato alla sicurezza dello stato.  Premessa essenziale alla instaurazione del loro regno, i militari creano costosissimi apparati preventivi e repressivi di polizia, tradizionali e speciali, politici e comuni, spie e controspie, che vigilano creando fantasmi per avere il pretesto di colpire uomini in carne e ossa con idee in testa.  Anche la rilassatezza dei costumi - in particolare quelli sessuali - è ritenuta pericolosa alla armonia di una società gestita dai militari.  Un buon cittadino deve esaltarsi davanti alle parate degli eserciti, scattare e commuoversi nell'udire gli inni patriottici, chinarsi riverente davanti agli eroi della guerra.  Un buon cittadino può far parte della eletta schiera quando inoltre creda nel cattolicesimo religione dei padri, nella indissolubilità del matrimonio concordatario e nella istituzione dei casini per la salvaguardia della verginità delle fanciulle perbene. Non fa meraviglia, quindi, che poliziotti e questurini difendano e proteggano le basi militari in Sardegna scrutando sospettosi la lunghezza delle gonne e dei capelli, ascoltando i timbri di voce per isolare gli scioperati e gli omosessuali…" L. Mancosu, "Stato di polizia, giustizia e repressione in Sardegna.", Libreria Ferltrinelli, Milano, 1970

5.  Non è pensabile che la consorteria al potere evolva la sua attuale politica in direzione diversa da quella che le consente di conservare i propri privilegi, che cioè le basi ideologiche e la struttura del sistema (che hanno all'origine e per scopo lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo mediante la violenza della oppressione e della repressione) possano modificarsi per volontà di chi ha il potere economico e politico.
La liberazione dell'uomo dalla oppressione e dallo sfruttamento e la realizzazione di una nuova organizzazione sociale libertaria possono aversi soltanto con la presa di coscienza di tutti gli oppressi e con la loro contemporanea azione liberatrice.
Nella questione in esame - come in altre di fondamentale importanza per il futuro dell'umanità - è purtroppo rilevabile che l'opinione pubblica ne ignora in gran parte i termini, non si rende conto scientificamente dei pericoli, non può quindi trovare formule di risposta, di difesa.  Perfino molti degli abitanti dei paesi vicini alle basi militari, i più direttamente e immediatamente coinvolti e compromessi dai costosissimi e micidiali impianti bellici, non hanno ancora sufficientemente compreso che i militari sono una casta privilegiata a servizio degli interessi del capitale e che sono i lavoratori a dover sudare sangue e a patire fame e privazioni per mantenere armi ed eserciti lustri ed efficienti.
Di questa situazione di ignoranza e immaturità politica e sociale nel popolo - situazione voluta e pianificata per ovvi motivi dai membri della consorteria - portano la infamante responsabilità i partiti, i sindacati e le organizzazioni dei lavoratori.  Anche in Sardegna, la politica dei partiti marxisti si è nel passato fossilizzata (non parlo del periodo attuale, di completo asservimento al potere borghese) sul piano sterile della lotta di classe a livello paesano, mobilitando masse bracciantili per infime questioni salariali contro il proprietario di cento ettari di terra e contro "l'industriale" fabbricante di mattonelle, contro un padronato anche esso miserabile che invidiava lo statale a stipendio fisso.  E così con altri sostanziali obiettivi della dottrina socialista, i partiti marxisti hanno eluso quello della mobilitazione e della lotta popolare contro il militarismo e la guerra.
Per i marxisti l'antimilitarismo - come l'anticlericalismo e l'anticapitalismo - non è più di moda.  E non è un caso che i massimi studiosi del militarismo in Italia siano comunisti:  i "signori della guerra", e i padroni che li muovono, hanno demandato a costoro il compito "riformistico" di annebbiare il popolo con cortine fumogene sulla vera natura e sui veri scopi del militarismo.  In cambio delle loro servili prestazioni accederanno al potere borghese.
I marxisti sostengono - e a ragione - che la loro dottrina non è contraria agli eserciti.  Più in particolare, i comunisti italiani si dicono favorevoli a un esercito efficiente e moderno purché democratico.  La conversione all'atlantismo del PCI - dopo il PSI - viene motivato ideologicamente da Berlinguer:  "Non risponde agli interessi…  delle masse lavoratrici e della intera nazione collocarsi in una posizione di ostilità verso l'Unione Sovietica o verso gli Stati Uniti.  E' anche per questo che abbiamo affermato che noi non poniamo la questione dell'uscita dell'Italia dal Patto Atlantico, in quanto questa eventualità, e ogni altra uscita unilaterale dall'uno o dall'altro blocco, finirebbe per ostacolare o perfino rovesciare quel processo di distensione internazionale che risponde agli interessi di tutti i popoli…" (XIV congresso del PCI, relazione per la candidatura al governo clerico-fascista).
E' l'accettazione del principio militarista "si vis pacem para bellum" (ma i popoli si chiedono perché non si possa preparare la pace con la pace).  Oggi più che mai, con l'avvento dell'era tecnologica, è follia criminale fondare la pace e il progresso dell'umanità su di un equilibrio ottenuto di volta in volta aggiungendo, da una parte e dall'altra, una certa quantità di bombe H e di bombe N, in una accumulazione di armi nucleari che finirà ben presto per diventare tanto ingombrante da ritrovarcene perfino sotto il letto.
Un fatto sintomatico della escalation per la equilibratura della quantità e qualità delle armi fra i blocchi ("nell'interesse dei popoli", dice Berlinguer) è la recente decisione degli USA di aumentare la produzione di bombe al neutrone per dotarne gli eserciti della NATO.
La giustificazione addotta da Carter è la necessità di riequilibrare l'asse della bilancia, spostatosi ultimamente a favore del Patto di Varsavia, che ha ricevuto dall'Unione Sovietica il missile a testate nucleari multiple, gli "SS-20" a raggio di azione intermedio.
La gente frastornata dalle false crisi economiche, dalla criminalità dilagante, dalle operazioni demagogiche e mistificanti che le vengono da ogni parte, sa ben poco di questa nuova criminale arma.  Tutto ciò che si sa è che al bomba al neutrone è un'arma ecologica:  uccide l'uomo con tutte le creature viventi lasciando intatto il cosiddetto "patrimonio civile".
Il segretario alla difesa americano Brown, nella sua recente missione in Europa (ottobre 77), da buon imbonitore ha tessuto gli elogi del nuovo ritrovato della scienza USA.  Ai generali della NATO ha illustrato le caratteristiche tecniche e ha elencato i vantaggi politico-militari che ne deriverebbero (a chi?) dalla adozione di questa nuova arma nucleare.
Presentato dai quotidiani padronali come prestigioso docente universitario che ha sacrificato la carriera per mettersi a servizio di Carter e della civiltà occidentale, il Brown ha mistificato l'operazione davanti all'opinione pubblica allarmata, dicendo che questa bomba non cambierà l'equilibrio atomico internazionale:  "La nuova ogiva è stata messa a punto per un impiego tattico sul campo di battaglia, è stata studiata per limitare gli effetti distruttivi e radioattivi, per ridurre drasticamente i rischi che potrebbero correre le popolazioni civili qualora si trovassero nei pressi del punto di impiego di questa arma nucleare".
Gli ha fatto da spalla il compare Luns, segretario generale della NATO, il quale ha detto che la bomba N "è stata presentata come l'arma apocalittica, mentre invece si tratta di un ordigno puramente difensivo".
E il ministro Ruffini ha proseguito affermando, in un gioco di parole che non dice nulla, secondo il migliore stile politico, che l'opinione pubblica deve essere meglio informata.  Comunque, si tratta di un'arma "concepita per la difesa dell'Europa", e niente altro che "il mezzo che dovrebbe riequilibrare i rapporti di forza tra i paesi NATO e i paesi del Patto di Varsavia".


6.  Una manovra di copertura militaristica, portata avanti dagli ideologi del PCI, è quella della "democratizzazione" degli eserciti.  Si battezza "il cattivo" nel nome di Marx e lo si redime.  Per esorcizzare quello che un tempo per i socialisti era lo strumento con cui il capitale teneva inchiodati i popoli allo sfruttamento è sufficiente pennellarlo di rosso.

Anche i comunistelli indigeni, quando sulla nostra terra i militari decidono di sistemare una nuova base, ripetono la solita solfa:  bisogna in linea di principio rispettare gli impegni dell'alleanza;  gli eserciti sono necessari per garantire la pace;  l'essenziale è il rapporto che si viene a creare tra le strutture militari e la società civile.  Se gli eserciti, se le polizie e le loro armi sono "democratici", la popolazione non li sente ostili; fraternizza e stanno bene insieme.

Io continuo a chiedermi che cosa può significare la "democratizzazione" di una istituzione, di un apparato concepito e organizzato per la distruzione, per l'assassinio di massa.  Un esercito "democratico", massacra "democraticamente" i popoli di altri paesi?  Che differenza fa essere massacrati da una atomica "democratica" e operaistica, anziché da una atomica "totalitaria" e borghese?
Perché nei loro comizi i politici e i sindacalisti della classe operaia statalista non dicono al popolo quanto gli costano queste armi assurde, il cui aumento "equilibrante" sarebbe necessario al progresso del genere umano?  Se parlassero di questo, certamente non potrebbero parlare di sacrifici, di lavorare di più e mangiare di meno.
Le deliberazioni effettive prese dai paesi della NATO per il 1971/1972 sugli armamenti da commissionare, danno i seguenti dati di quantità:

Carri armati                                    1.100
Artiglieria pesante semovente          300
Armi anticarro                                   700
Veicoli da combattimento                 600

Cacciatorpediniere lanciamissili           2
Caccia e fregate scorta oceanica         5
Sommergibili a propulsione nucleare   3
Sommergibili di altro tipo                    10
Elicotteri antisommergibili                   25
Aerei pattugliamento marittimo           27
Navi da sbarco carri armati                  8
Vedette lanciamissili                             4

Aerei da combattimento                   400
Trasporti tattici                                    50
Elicotteri da trasporto truppe
e ricognizione                                   200
Missili antiaerei (previsti)                  820
Pezzi antiaerei (previsti)                   853

Questi i prezzi in milioni di lire non ancora svalutate (al 1973) di alcune delle armi in dotazione alla NATO:

Aerei:  da 500 (il H91R) a 2.600 (l'Atlantic);  elicotteri, da 80 (AB206A) a 2.300 (Chinook);  cannoni navali, da 200 (76/62) a 800 (127/54);  missili mare-mare, 150 (otomat);  carri armati:  da 100 (M47) a 220 (Leopard);  cannoni semoventi:  90 (M 109);  un obice (da 105/14) 15 milioni;  missili tattili:  da 75 (l'Honest John) a 300 (il Lance);  missili anticarro: da 1 (il Mosquito) a 2 (il Tow).  Un incrociatore:  200 miliardi;  un cacciatorpediniere:  100 miliardi;  una corvetta:  20 miliardi;  una fregata portaelicotteri:  60 miliardi. Questi dati sono tratti dalla appendice a "Le forze armate italiane" di E. Cerquetti, Feltrinelli, 1975

Quanto costi una bomba nucleare non mi è dato sapere, certamente molti miliardi.  Si può avere un'idea della follia sperperatrice del militarismo tirando le somme degli esperimenti nucleari fatti nel mondo dal '45 al 68.  Ordigni nucleari fatti esplodere nell'aria:  397;  sott'acqua:  6;  sotto terra:  346.  Totale 749!

7.  Il popolo deve sapere - tutti devono sapere, anche i bambini - che cosa sono gli eserciti, le armi con cui si addestrano in vista non della pace ma della guerra, quali terrificanti pericoli rappresentano di per sé, prima ancora del loro impiego bellico, le armi nucleari per la sopravvivenza dell'umanità.
Il compagno Carmelo Viola ha dato un notevole contributo alla conoscenza della questione con un documentato saggio ("No alle armi nucleari" - Libreria della FAI, 1968).  Ne riporto i concetti essenziali, affinché cresca e si diffonda il movimento libertario di intransigente opposizione ai criminali disegni di dominio e di distruzione della consorteria al potere.
Le armi e gli apparati atomici e termonucleari costituiscono un pericolo permanente per l'uomo e per il mondo biologico.  Non è possibile limitare gli effetti contaminanti di una esplosione nucleare:  gli effetti degradanti e mortali si protraggono per moltissimi anni.
La bomba atomica uccide ancora prima che venga usata per scopi bellici.  La diffusione della leucemia e in generale di cancri è da attribuirsi al crescente tasso di radioattività presente nel pianeta, di cui cibo e aria sono i veicoli più comuni di diffusione.
Uccide all'atto dell'esplosione.  Le esplosioni nucleari determinano lo sprigionamento di radioattività tramite la reazione a catena, cioè la totale disintegrazione del nucleo, le cui particelle si mantengono in attività per un tempo incalcolabile.  L'altissimo grado di temperatura e i diversi componenti chimici provocano la totale liquefazione del corpo.  La "malattia da radiazioni" determina uno sconvolgimento biochimico irreversibile, con emorragie interne ed esterne.
La bomba atomica uccide anche dopo, a distanza di anni.  Alla radioattività della esplosione succede la radioattività "silenziosa" o "ritardata", meno appariscente ma ugualmente temibile:  gli effetti micidiali si nascondono dietro un decorso incontrollabile.
Le particelle radioattive liberatesi dal nucleo hanno un altissimo potere di penetrazione.  Depositandosi su tutto ciò che incontrano, esercitano, specie in ambiente organico, un effetto disintegrativo in tempi più o meno lunghi.  Tra i colpiti, i più "fortunati" sono quelli che muoiono istantaneamente.
L'inquinamento nucleare infierisce sulle generazioni.  La radioattività assorbita rende sterili le cellule germinative, provocando cambiamenti dei caratteri fisici - mutazioni che diventano ereditarie, a livello genetico.  Ciò può significare l'estinzione della specie per caos genetico.
Le attuali dissertazioni pseudoscientifiche sul grado di tollerabilità organica alla radioattività assumono aspetti grotteschi.  Argomentazioni ottimistiche vengono generosamente elargite dai membri della consorteria al potere, per bocca di scienziati "utili idioti" nello scellerato gioco internazionale della corsa agli armamenti nucleari.  Alcuni arrivano tout court ad affermare che gli esperimenti atomici e ancor più i mezzi a propulsione nucleare sono inoffensivi".
E' assurdo trastullarsi con "non provati limiti di tollerabilità".  Tali limiti sono "supposti" e "sperimentali";  si riferiscono a uomini in "normali condizioni di salute";  ma non esistono esperienze cliniche, genetiche in grado di valutare gli effetti possibili, giacché ogni organismo reagisce in maniera del tutto peculiare.  Infine:  niente e nessuno può garantire che raggiunta la "supposta soglia" di tolleranza organica alle radiazioni si ponga fine a ogni causa di inquinamento radioattivo.  Il sistema non ci garantisce contro le manie di chi ha il potere, perché - scrive Viola - "tanto più la sua volontà è polarizzata dal potere, tanto più costui rappresenta un pericolo per la sicurezza dell'umanità".
L'attuale realtà ci impegna a batterci per evitare non solo la guerra ma la stessa preparazione di questa.  In primo luogo, preparare la guerra significa determinarla;  in secondo luogo, la preparazione comporta con gli esperimenti un altissimo livello di inquinamento atomico, equivalente a una aggressione mortale contro tutta l'umanità.
La preparazione della guerra nucleare è già una guerra in atto che si risolve in un genocidio.  Il duello tra l'uomo e la bomba vuole la distruzione di uno dei due.
La tesi più volte ventilata dai generali del Pentagono di una guerra limitata con bombe atomiche tattiche è una menzogna:  è assurdo pensare di contenere una guerra atomica in confini limitati, perché gli effetti inquinanti si diffondono ben al di là dell'area di impiego tattico.
Continuare a manipolare ordigni radioattivi significa provocare premeditatamente la morte del genere umano e la distruzione dell'ambiente naturale.  La fisica nucleare ci pone davanti a un drammatico dilemma da cui non è possibile sfuggire:  lasciarci uccidere da essa o rinunciarvi nella misura in cui è mortale.  Quando la scienza, come quella attuale asservita al potere, perde la sua ragione d'essere, che è quella di conservare e potenziare la vita, e diventa fonte di morte e di distruzione, è da rifiutare e combattere.
L'alto grado tecnologico raggiunto ha mitizzato la scienza:  la fame e la degradazione di un terzo dell'umanità diventa un fatto vile davanti al valore del progresso scientifico.  Il capovolgimento dei valori è tale per cui l'uomo non esiste:  al suo posto, la macchina sempre più perfetta, l'ordigno sempre più micidiale.  Giustamente scrive il compagno Viola che "la nostra civiltà è destinata a perire per suicidio-scientifico".  E con la stessa nostra preoccupazione, Jean Pugnero sostiene che "allo stato attuale delle scienze, sono gli scienziati i principali nemici dell'umanità".
E' estremamente necessario e urgente la mobilitazione:  l'intervento di tutti gli uomini che rifiutano lo stato attuale e sono convinti del rischio mortale che corriamo.  Dobbiamo batterci a tutti i livelli perché venga raggiunto il disarmo universale.  Finché ci saranno eserciti e armi ci saranno guerre e stragi;  finché ci saranno ordigni nucleari e biochimici, sarà possibile un conflitto nucleare e biochimico.
Una forma di lotta che riteniamo valida ci viene proposta da Bertrand Russel:  la protesta;  la resistenza passiva; la disobbedienza civile.  C'è chi sostiene che questa forma di lotta contiene un errore di fondo:  voler raggiungere "direttamente" gli scopi senza passare per vie parlamentari.  In verità, il diritto alla vita e la lotta per conservarla sono imperativi morali assoluti che non hanno bisogno di vie parlamentari per estrinsecarsi in azioni conseguenti.

8.  Sostanzialmente l'industria nucleare è nociva all'uomo perché non potendosi distruggere le scorie radioattive, si immettono nel ciclo biologico terrestre.  In definitiva si rivela una industria suicida.  Gli ordigni atomici si basano sugli effetti dell'incontrollabile sprigionarsi di energia dalla fissione nucleare di elementi come l'uranio.  La reazione a catena si determina quando il carico esplosivo raggiunge il peso critico, cioè quando la somma dei neutroni liberati e di quelli "catturati" è uguale alla somma dei neutroni contenuti nel nucleo fissionato.  La potenza di questi ordigni si misura in tonnellate di tritolo.  1.000 tonnellate è uguale a 1 chilotone.  1.000.000 tonnellate è uguale a un megatone.
Dalla boma A gli "scienziati" sono passati alla bomba H - dove, alla fissione di nuclei pesanti aggiunge la fusione di nuclei leggeri - la cui potenza esplosiva supera la prima di un migliaio di volte.
E' nota la presenza di una radioattività naturale, certamente utile alla vita.  La produzione industriale di energia nucleare, sia per scopi bellici che civili, ha portato a un aumento indiscriminato e non controllabile della radioattività nell'ambiente.  Sappiamo per certo che aumenti anche minimi della radioattività naturale nell'ambiente provocano danni gravissimi negli esseri viventi.
La radioattività nell'ambiente si misura in curie (radioattività pari a quella di un grammo di radium in un metro cubo di aria al secondo).  La picocurie è pari a 1 milionesimo di un milionesimo di curie.
Gli effetti patologici della radioattività nell'uomo sono molteplici.  Carmelo R. Viola, nel saggio citato ne delinea il quadro clinico.

"Ustioni cutanee.  L'organismo è in genere incapace di ricostruire i tessuti distrutti, per cui le piaghe non rimarginano, ma restano purulente.  La piaga cicatrizzata si dice cheroide ed ha probabile decorso canceroso…
Lesioni interne.  Sono dovute o agli "artigli" (contaminazione da esplosione nucleare) delle radiazioni o all'ingestione di cibi irradiati.  Gli organi vulnerati - soprattutto polmoni, intestini, stomaco, reni e fegato - tendono all'autodistruzione.  Rottura del tessuto polmonare, commozione cerebrale…
Sterilità temporanea.  Dovuta ad arresto della spermatogenesi.
Diminuzione della durata della vita.  Una sola unità di radiazione assorbita costerebbe un migliaio di ioni per cellula e quindici giorni di vita.  500 unità r, cinquantamila molecole alterate e 7.500 giorni di vita!…
Tumori maligni.  Sono dovuti soprattutto all'azione dello stronzio che si deposita nelle ossa, attraverso l’alimentazione, specie dei cibi ricchi di calcio (…) a cui si associa preferibilmente.  Per ovvie ragioni, a tali effetti sono esposti maggiormente i bambini.  Le cellula, alterate dalla presenza di ioni, possono moltiplicarsi disordinatamente dando luogo a formazioni neoplastiche.
Leucemia.  I raggi beta provocano una degradazione delle cellule midollari.
Aumento delle malattie infettive.  E' dovuto alla diminuita produzione di anticorpi…
Senescenza precoce.  Per effetto della ionizzazione della cellula, la quale può perdere, in tutto o in parte, la capacità di scindersi, cioè di rinnovarsi, ne consegue un invecchiamento per esaurimento cellulare che si manifesta con sclerosi, turbe circolatorie, calvizie, cataratta, marasma senile.
Scompenso numerico tra i sessi.  Per ragioni non ancora individuate, si verifica un aumento di nascite di individui di sesso femminile
Tare ereditarie.  Questi effetti, sono i meno appariscenti e i più preoccupanti.  Interessano non tanto l'individuo come tale quanto la specie e il patrimonio ereditario di questa, poiché hanno carattere permanente.  Si tratta, infatti, di mutazioni genetiche, tendenzialmente degenerative, che possono condurre alla progressiva deficienza fisica e psichica, ovvero alla estinzione della specie stessa……i nati da genitori irradiati possono essere dei mostri, cioè presentare malformazioni e mutilazioni mostruose.  Inoltre, da gestanti irradiate nascono con ogni probabilità figli irradiati…  Tra i casi già verificatisi ci sono, ritardo mentale, leucemia, cancro, mongolismo, deformazioni del cranio, labbro leporino, anormalità genitali, piede equino, insufficienza bio-psichica, predisposizione alle emorragie interne, alle epatosi specifiche, al gozzo ed alla cataratta, testa grossa, pupille dilatate, orecchie a ventola, deficienza specifica di un qualche organo (…), mancanza totale di organi, perfino del cervello.  Gli irradiati nati, quando non sono impotenti, rimangono portatori di aberrazioni genetiche e cromosomiche…" C. R. Viola, "No alle armi nucleari", Libreria della FAI, 1968.

Considerazioni niente affatto ottimistiche si appuntano su un sistema che si definisce civile, scientifico, efficiente, Computers, astronavi, missili intercontinentali, mezzi di locomozione a propulsione nucleare e centrali atomiche per la produzione senza limiti di energia.  Tutto questo non è che la "moderna", "progressista" facciata di un edificio nel cui interno l'umanità è prigioniera come in un lager, incasellata, sfruttata, denaturata, condizionata e alienata.
Il sistema ha potenziato e affinato oltre ogni limite la scienza e la tecnica ai soli fini del profitto, del privilegio dell'élite al potere, rapinando il patrimonio naturale fino al totale depauperamento, sfruttando l'uomo fino al totale abbruttimento.  E nel contempo, il sistema è rimasto grezzo, ignorante per tutto ciò che riguarda la conoscenza vera della natura e la creazione di strumenti che proteggano l'uomo dalle avversità ambientali, che lo aiutino a crescere e a realizzarsi liberamente.  Come dimostra ancora una volta lo "scandalo del Friuli", anche dai cataclismi, dalle tragedie, dal dolore e dal pianto la consorteria al potere sa trarre denaro.
Sempre più chiaramente dobbiamo prendere coscienza che il tanto decantato progresso è in funzione dello sviluppo e perfezionamento della macchina bellica per tenere assoggettati i popoli e della macchina produttiva per realizzare lo sfruttamento dei popoli.  Non ci sono eccezioni a questa regola:  le briciole di "progresso" che "in giuste dosi", "una tantum", cadono sui lavoratori rientrano nella fase di adescamento che fa parte del processo di assoggettamento e sfruttamento.
La liberazione dell'uomo dagli ingranaggi della mostruosa macchina del sistema è una rivoluzione culturale, prima ancora che politica.  E' la presa di coscienza di sé, dell'insanabile conflitto esistente tra la natura umana, le esigenze umane dell'essere e del divenire liberi, e la natura disumana, meccanicistica del sistema che le esigenze snatura e devia per schiavizzare e sfruttare.



La base nucleare di Santo Stefano

1.  L'arcipelago di La Maddalena

L'arcipelago di La Maddalena ha una superficie di ha. 4.935 e comprende l'isola omonima, la maggiore, con circa 12.000 abitanti residenti, le isole minori di Caprera, Santo Stefano, Santa Maria, Spargi, abitate;  e altre disabitate come Razzoli, Budelli, Moneta, eccetera.
La storia dell'arcipelago coincide con la storia della marina militare delle varie potenze che si sono succedute nel dominio della Sardegna dal XVI secolo.  La cittadina di La Maddalena, situata nell'isola omonima, trae origine da una colonia di pescatori corsi, all'inizio del 1700, e crebbe in seguito con i numerosi renitenti della vicina provincia francese, che vi emigravano per sottrarsi alla coscrizione obbligatoria.  Un destino beffardo nei confronti degli "obiettori" maddalenini:  già nel 1837 lo storico Paul Valery parla dell'isola come di una formidabile roccaforte militare, fortificata e presieduta dal barone De Geneys creatore della marina sarda.
Per avere un'idea dell'importanza strategica dell'arcipelago, si riporta il paragrafo unico su "La Piazza Marittima della Maddalena" cap. V, tratto da "La monografia della Sardegna" a cura del Corpo di Stato Maggiore, compilata nel 1890 e aggiornata da un amanuense al periodo fascista (1940).

"Le opere colà erette ed armate, od in costruzione più o meno avanzata, consistono in batterie alte e in batterie basse e sono le seguenti:
Nell'I. Maddalena:
1ª Opera di Guardia Vecchia, ridotto della difesa con 2 Bttr.  di cui 1 non ancora armata.  La cinge un trinceramento di ben 3.000 metri di sviluppo.  Fanno sistema con essa le Opere Trinità, Villa e Colmi.
2ª Opera di Nido d'Aquila, ridotto cintato con 3 Bttr. di cui 1 tuttora in costruzione.
3ª Opera di Baragge, ridotto cintato con 2 batterie.
4ª Opera Peticchia.

Nell'I. Caprera:
1ª Opera di P. Rossa n. 1 chiusa, con 2 batterie.
2ª Opera di P. Rossa n. 2 (in costruzione).
3ª Batteria Stagnali.
4ª Opera Poggio Rasu inferiore, chiusa con 2 batterie.
5ª Opera Poggio Rasu superiore, chiusa ed in costruzione.
6ª Opera di Arbuticci, con 2 batterie di cui una in costruzione.

Sulla costa sarda, fra il C. Tre Monti e la P. Sardegna:
Le Opere Altura, Baragge, Capo d'Orso e Tre Monti.

Complemento di queste Opere sono:
1.  Le stazioni fotoelettriche di Nido d'Aquila, di Padula e di P. Rossa (costruite), di Tre Monti, Moneta e Peticchia (in costruzione).
2.  I casotti di accensione de' ginnoti a P. Tegge e P. Rossa (costruiti) ed a P. Sardegna (in costruzione).
3.  I semafori di Guardia Vecchia, Contra degli Scali, Pontiglione, Tejalone, C. Testa e C. Ferro.
4.  32 stazioni telegrafiche e telefoniche………

Nel villaggio della Maddalena…  vi è una caserma di fanteria capace di 2 compagnie ed una colombaia militare…

Notansi:
a)  Da Cala Camicia, venendo lungo la costa fino al paese:  officine e magazzini del Genio militare e per la Regia Marina, una stazione provvisoria per le torpediniere (è in costruzione un nuova stazione), 6 scali di alloggio per torpediniere, la colonia penale per 650 condannati, la caserma per la compagnia di disciplina della Regia Marina (200 uomini), l'ospedale (in costruzione avanzata) per 200 ammalati, il panificio che può produrre 12 mila razioni al giorno, la caserma (in costruzione avanzata) per 600 marinai e finalmente 7 fabbricati per uffici e alloggi.
b)  Una stazione di torpedini a Padula, per lo sbarramento di ponente.  Sono inoltre stati eseguiti e si vanno eseguendo altri lavori di vario genere, ossia:  a) apertura di strade…  b) gittata di una diga che congiunge la Maddalena a Caprera, con una interruzione di 25 metri pel passaggio di torpediniere…  Detta interruzione verrà sormontata da un ponte girevole a due volate…  c) costruzione di 300 metri di banchina a Cala Camicia.  Altri 300 se ne stanno eseguendo nella stessa insenatura…  Lungo il lato sud-est del piazzale sono pure in costruzione 5 moli per lo sbarco del carbone…  d) costruzione…  di 2 distillatori della produttività di 150 tonnellate…  e) erezione di un semaforo permanente…
Caprera…  già dimora favorita del generale Garibaldi…  sarebbe oggi pressoché abbandonata se anche là non fervessero lavori per la sistemazione della Piazza marittima.  Vennero condotti a termine alcune Bttr. e diversi fabbricati militari, ed altri trovansi in costruzione…  i principali sono:  a) Agli Stagnoli, baracche per 1.200 uomini già occupate in parte da una compagnia di disciplina.  b) Nello stesso sito, locali di munizionamento per la flotta e per la difesa (in costruzione).  c) Una stazione di torpedini a P. Rossa, per lo sbarramento di levante.
Isola di Santo Stefano…  sono in progetto un gran deposito di carbone, ed un'altra cisterna della capacità di 2.000 tonnellate d'acqua pel rifornimento delle navi da guerra".  (cap. II, pgr. 4).

I dati riportati, seppure in arida elencazione, consentono di trarre alcune considerazioni sul militarismo, la cui natura resta immutata nel tempo:
- la falsa affermazione secondo cui la presenza di insediamenti militari avrebbe la funzione di salvaguardare e valorizzare il patrimonio culturale, storico e naturale.  L'isola di Caprera "sarebbe oggi pressoché abbandonata" se non vi fosse una Piazza marittima:  vedremo in quale stato di decadimento si trovi attualmente l'isola di Garibaldi;
- lo sperpero folle di mezzi e di energie per costruire mastodontiche strutture belliche, a scapito della crescita civile delle popolazioni, in una Regione dove mancano i più elementari servizi igienici e sanitari, dove ancora esplodono epidemie di colera.  Imponenti impianti di distillazione d'acqua marina, immensi depositi di carbone per rendere agibile la flotta, mentre la povera gente muore di sete e di freddo;
- il totale asservimento dell'arcipelago maddalenino ai disegni di strategia dei "signori della guerra";
- la stupidità propria del militarismo, relativa allo sperpero di pubblico denaro nella costruzione di opere belliche che di anno in anno diventano inservibili, superate dal progresso tecnologico degli armamenti e da nuove strategie di guerra;
- qualunque rudere di impianto militare, anche quando se ne sia constatata l'assoluta inutilità difensiva o offensiva, continua a restare patrimonio militare, interdetto a ogni utilizzazione civile e sotto la giurisdizione degli stati maggiori;  così come le vecchie chiese, fin quando non vengono sconsacrate dal vescovo, conservano una loro sacralità.
Dal 1867 a oggi si sono sperperati miliardi su miliardi per edificare e ammodernare la Piazza marittima di La Maddalena, che fu pupilla dell'occhio di Mussolini - dove lo stesso "duce del fascismo" in prigionia ebbe modo di riflettere sul precetto evangelico dato a Pietro sull'uso delle armi.
Di tutti quei miliardi, neppure una briciola è ricaduta sulle popolazioni, che oggi come ieri lamentano la mancanza dei più elementari servizi di comunità.  Mette il dito sulla piaga "Sassari Sera", in un servizio del 15.10.1968 sotto il titolo "L'isola con la camicia di forza":

"La Maddalena è una cittadina di 12.000 abitanti, 20.000 durante l'invasione dei turisti;  meno di 2.000 sono gli impiegati, più di 3.000 gli operai.  Il resto è manovalanza generica…  Tutta la città è senza acqua, anzi tutto l'arcipelago.  Senz'acqua d'estate e con pochissima acqua d'inverno.  Questo dell'acqua è uno dei più grossi problemi della città.  L'altro è quello delle servitù militari che accerchiano l'isola…
Il periplo di La Maddalena è del Ministero della difesa:  le servitù militari chiudono l'arcipelago in una morsa di divieti e ne precludono ogni possibilità di sviluppo.  La segnaletica dell'isola è a base di divieti di accesso innaturali, assurdi.  Il vincolo paesaggistico e la nuova legge edilizia ha ulteriormente aggravato la situazione.  Contro la Sovrintendenza ai paesaggi il Comune si batte per l'ultimazione della strada panoramica interrotta…  Contro la nuova legge urbanistica , il Comune chiede che venga riconosciuto e dichiarato centro urbano tutto il perimetro dell'isola.  Le speranze di risolvere queste difficoltà sono scarse, ma quelle di liberarsi delle servitù militari sono del tutto infondate.
Tutti conosciamo l'ottusa incomprensione dei militari al riguardo.  Tutto questo costituisce anche una gravissima ipoteca per quanto attiene alla valorizzazione turistica dell'isola.  Sono numerosissime le baie, gli isolotti, le spiagge che si prestano ad una valorizzazione turistica estesa a tutto l'arcipelago.  Un veloce elenco numerico sarà sufficiente a chiarire la situazione attuale.
L'isola di Santo Stefano, di proprietà della famiglia Serra di La Maddalena, è per metà passata di proprietà di un consorzio di imprenditori belgi, francesi e italiani che ne hanno già iniziata la valorizzazione turistica.  Già quest'anno l'isola è stata interessata da un flusso di turisti che ha raggiunto la media di 2.500 presenze al giorno.  Un numero notevole destinato a raddoppiarsi, quando saranno ultimate tutte le opere previste, per una spesa di circa 4 miliardi…
L'isola di Budello è stata acquistata dal geometra Pierino Pizzoni, quello stesso che ha acquistato Costa Paradiso e l'isola Capriccioli.
Spargi, di proprietà delle famiglie Berretta e Ferrigno, è in vendita per 2 miliardi ad un industriale alberghiero milanese.
L'isola di Berrettini e l'isola di Berrettinelli, che sono come suggerisce il nome, di proprietà della famiglia Berretta, sono in cerca di acquirenti.
Anche Razzoli e l'isola Piana, di proprietà della famiglia Ajassa, sono oggetto di trattativa con imprenditori stranieri.
Un discorso a parte merita l'isola di Caprera, tutta praticamente di proprietà del demanio, in seguito ad espropri ed acquisti del Ministero della difesa.  Qui l'unico insediamento turistico è costituito dal Club Mediterranée con 1.800 presenze giornaliere.  Lo snobistico ed esotico isolamento che caratterizza gli iscritti al Club Mediterranée li rende per La Maddalena economicamente irrilevanti.  Interessano invece direttamente l'economia di La Maddalena le sorti del Museo Garibaldino.
Il Museo Garibaldino è in aperto disfacimento.  Solo due sale sono aperte al pubblico.  Il resto delle sale respinge i visitatori con il cartello chiuso per restauri.  E questo ormai da un decennio.  Dopo la visita del presidente della repubblica Saragat si erano promessi degli stanziamenti per rendere decoroso il Museo dell'Eroe, ma a tutt'oggi le cose stanno come prima.  Gli oggetti dell'Eroe sono in decomposizione, il mulino di Garibaldi è crollato, le tavole ammuffiscono.  L'amministrazione di La Maddalena chiede che il Museo venga ceduto al Comune e trasformato in Museo comunale, permettendo così di far pagare un biglietto di ingresso ai visitatori e con gli introiti sistemare dignitosamente il Museo.  Anche questa richiesta cozza contro la sordità e l'elefantiasi burocratica del “governo centrale" e dei militari.

Sui pochi spazi dell'arcipelago non occupati dai militari, calano come avvoltoi gli imprenditori economici per appropriarsene.  Area di servizi militari o area di servizi turistici per il riposo del capitalista?  L'insediamento della base nucleare USA a Santo Stefano ha risolto il dilemma a favore dei generali.



2. Cronistoria dell'insediamento

1963. Il Dipartimento marina del Pentagono mobilita i generali della NATO nella ricerca di basi per sommergibili nucleari d'attacco nel Mediterraneo.
Il 23 settembre, in una corrispondenza da Parigi, Agenzia Radicale dirama la seguente notizia:

"La prima di tre basi italiane per sommergibili NATO armati di Polaris sta per essere costruita nell'isola di Tavolara, nel golfo di Olbia, in Sardegna. E' quanto abbiamo appreso stamane da ambienti vicini al comando Atlantico".

Ministro della difesa è Giulio Andreotti, che smentisce la notizia sostenendo che a Tavolara non verrà creata una base per sommergibili atomici, ma soltanto un'antenna radio a lungo raggio dell'esercito "per fini pacifici". E' una delle tante menzogne nella vendita pezzo a pezzo della Sardegna al militarismo yankee.
Il senatore Velio Spano chiede al ministro che una commissione di parlamentari della Difesa visiti l'isola di Tavolara. La richiesta comunista, chiaramente demagogica, resta senza seguito. Il senatore comunista Sotgiu possiede una villa a Tavolara. Non verrà espropriata, a differenza del villaggio di pescatori i cui abitanti saranno deportati in massa.

1964. Il Pentagono necessita, oltre le basi-rifugio, di almeno una base appoggio per la manutenzione e la riparazione dei sommergibili nucleari. Iniziano trattative segrete con il governo italiano. Un decreto del comando militare marittimo della Sardegna stabilisce una occupazione d'urgenza di circa 40 mila mq. di terreno di proprietà privata situati nel versante est dell'isola di Santo Stefano, a sud dell'isola di La Maddalena.

1966. Hanno inizio i lavori di banchinamento per la costruzione di un porto a Santo Stefano e di un tunnel sottomarino - opere portate a termine negli anni successivi.

1972. Il 17 luglio, l'incrociatore USA Springfield arriva a La Maddalena. Batte l'insegna dell'ammiraglio di squadra G. E. Mueller comandante della VI flotta.
19 luglio. La stampa dà notizia di una "severa ordinanza" della Capitaneria di porto relativa a limitazioni nei settori del turismo e della pesca, lungo le coste e il mare aperto.
Durante tutto il mese di agosto stazionano nelle acque di La Maddalena la nave appoggio Fulton e tre sommergibili nucleari, tipo Hunter-Killer.
1 settembre. Arriva la portaerei Kennedy in missione "di amicizia tra la gente di Sardegna".

«Stamane alle ore 8 ha gettato l'ancora nelle acque di La Maddalena la gigantesca portaerei americana J. F. Kennedy (80.000 tonnellate, 5.000 uomini di equipaggio, 85 aerei). Dalle 10,30 alle 17 la nave è stata visitata da non meno di cinquemila persone. La banda musicale ha tenuto nella piazza Comando due concerti…
L'amministrazione comunale ha ricambiato il gesto facendo esibire sulla portaerei il gruppo folcloristico di Oristano, che ha suscitato l'entusiasmo sia degli americani che dei maddalenini.
Le autorità civili, militari e religiose sono intervenute ad una colazione sulla portaerei. Ha fatto gli onori di casa il contrammiraglio Robert O. Velander. L'ammiraglio Mario Angelozzi, comandante di MariSardegna, in un breve discorso di benvenuto ha auspicato che "in questa bellissima isola ove il popolo è caratterizzato dalla ospitalità, dalla dignità e dalla lealtà si possano stabilire frequenti contatti, sotto ogni profilo, fra i militari americani e la popolazione maddalenina"…» (La Nuova Sardegna).

La popolazione maddalenina e della Sardegna non sa ancora quali inganni stiano tramando le "autorità", dietro il paravento delle feste, delle esibizioni folcloristiche, dei fuochi di artificio, delle belle parole.
14 settembre. I primi contingenti USA sbarcarono nell'isola di Caprera. Inizia la recinzione di una vasta area, per altro già interdetta ai civili. Prima ancora che qualcuno osi protestare, un quotidiano si affretta a spiegare:

«Il comando marina di La Maddalena assicura che rimarrà aperta la pineta della "Casa Bianca" (la casa di Garibaldi) a Caprera… Le opere ora in costruzione (servizi igienici, una rivendita bibite) saranno accessibili a tutti. La marina USA potenzierà le sue attrezzature nella base e intenderebbe acquistare il villaggio Piras per alloggiarvi il personale». (La Nuova Sardegna).

Si comincia a parlare di "base americana" lasciando intendere che si tratta di una specie di impianto turistico, da cui le popolazioni della zona ricaveranno un mucchio di benefici, compresi un vespasiano e uno spaccio di gassose "aperti a tutti".
16 settembre. “Il Messaggero” di Roma dà notizia dell'accordo in via di perfezionamento tra gli USA e l'Italia per la cessione di una base appoggio per sommergibili atomici a La Maddalena. L'ambasciata italiana a Washington dichiara di non saperne nulla, Andreotti è capo del governo di centro-destra; Medici è ministro degli esteri.
Si leva un gran polverone. Una ridda di notizie, di contronotizie, di smentite, di controsmentite crea il clima necessario alla consorteria al potere per frastornare l'opinione pubblica, confondere le idee e portare a termine il mercimonio.

18 settembre. «Prime reazioni a La Maddalena dopo l'inatteso annuncio. Tutti sorpresi dalla notizia sulla base navale della NATO. Preoccupazioni per l'attuale incertezza del progetto. Si esclude che l'isola possa ospitare la VI flotta americana e che esistano pericoli di inquinamenti e di contaminazioni radioattive» (L'Unione Sarda).

E' uno dei tanti esempi di mistificazione nell'informazione: "base navale NATO" anziché "base per sommergibili nucleari USA"; nessun pericolo di inquinamento radioattivo; preoccupazioni tutte per "l'incertezza sul progetto", un concetto nebuloso.
19 settembre. Gli americani chiedono ufficialmente al comune di La Maddalena 340 appartamenti per i militari e le loro famiglie. Gli alloggi dovranno essere pronti non più tardi dell'agosto '73. I lacché democristiani dell'amministrazione scattano sull'attenti. La borghesia compradora fiuta pioggerella di dollari.
Il 3 ottobre, uno speciale dell'AGI (anno 22, n. 234 - S/69) fa la cronaca degli avvenimenti:

«Sabato 16 settembre: a Woshington viene data notizia che l'isola di La Maddalena sarà trasformata in una importante base appoggio per sommergibili a propulsione nucleare della VI flotta americana che opera nel Mediterraneo. Lunedì 4 settembre: un aereo della NATO, in esercitazione nel poligono di tiro di Capo Frasca, mitraglia per errore una barca da pesca della cooperativa del golfo di Marceddì, ferendo il giovane pescatore Manfredi Catalano di 18 anni di Terralba. Queste due notizie hanno riproposto con drammatica urgenza il problema delle servitù militari nell'isola e il ruolo che il ministero della difesa intende far svolgere alla Sardegna nello scacchiere militare del Mediterraneo. Qualche settimana prima delle due notizie, che hanno suscitato proteste e reazioni in Sardegna ed in continente, nelle librerie è apparso il libro "Sardegna un'isola per i militari" di Ugo Dessy per la collana Interventi della Marsilio editori. Ugo Dessy ha affrontato uno dei problemi più vitali della realtà dell'isola: la militarizzazione intensiva promossa ed operata dalla NATO e dai militari in Sardegna.
Gli ultimi episodi rendono ormai improcrastinabile da parte delle autorità regionali un censimento dei territori e degli specchi d'acqua sottoposti a servitù militari…
Il presidente della Regione on.le Salvatorangelo Spano ha ricevuto mercoledì 27 settembre il sindaco di La Maddalena Giuseppe Deligia per un esame dei problemi connessi con l'annuncio dato a Washington dal dipartimento della marina del Pentagono della installazione di una base USA per sommergibili nucleari a La Maddalena. Il presidente Spano, nel ribadire al primo cittadino di La Maddalena che la decisione è stata adottata a totale insaputa della Regione, ha comunicato di essere intervenuto con una lettera al presidente del consiglio dei ministri per la decisione assunta. Il presidente Spano, nel protestare per la mancata informazione e consultazione, ha chiesto la revoca del provvedimento che tante preoccupazioni ha destato nell'isola e in tutto il paese. La preoccupazione per le radiazioni avanzata dalle popolazioni è stata fatta presente dal presidente Spano nella lettera al premier Andreotti…
…In una corrispondenza da La Maddalena… alcune notizie ufficiose… del comandante capitano di Vascello Antonio Cocco. Ci è stato come primo punto escluso… che La Maddalena possa diventare una base fissa della VI flotta americana, il potente complesso aereonavale che gli Stati Uniti tengono in permanenza nel Mediterraneo e la cui presenza è ritenuta indispensabile soprattutto da quando - negli ultimi anni - l'Unione Sovietica ha grandemente potenziato la flotta mediterranea installandosi in varie basi dei paesi africani e del Medio-Oriente legati da vincoli politici ed economici a Mosca. L'impossibilità che La Maddalena sia trasformata in una base fissa della VI flotta deriva dalle caratteristiche stesse delle rade dell'isola, che non sono in grado di ospitare le grandi unità che operano nel Mediterraneo. La Maddalena può effettivamente diventare sede di una nave appoggio per sommergibili di difesa a propulsione nucleare che operano contro i sommergibili lanciamissili. I sottomarini in numero di 3 o 4; raggiungerebbero la nave-appoggio a La Maddalena solo raramente. Ci è stato anche precisato che la eventuale base non comporterebbe alcun pericolo di inquinamento o contaminazioni radioattive per il mare e l'atmosfera. Il comandante della base di La Maddalena - prosegue la corrispondenza - ci ha in proposito espressamente escluso nella maniera più assoluta che un qualsiasi inquinamento possa manifestarsi per effetto della saltuaria presenza di sommergibili, i quali d'altra parte non sarebbero in alcun caso dotati di missili offensivi».

I militari mentono sapendo di mentire. I missili con ogiva nucleare diventano innocui quando all'etichetta di "offensivi" si sostituisce quella di "difensivi". E' un oltraggio all'intelligenza dei Sardi.
Il partito liberale e la destra fascista criticano aspramente la posizione del presidente Spano, ritorcendo facilmente sui comunisti il loro antimilitarismo strumentale e demagogico:

«Dubitiamo che (la presa di posizione della giunta regionale, di cauta riserva non di netta opposizione alla base nucleare - nda) si tratti di un episodio di pacifismo a senso unico, perché non ricordiamo in questo momento analoghe proteste della regione contro basi militari di altre potenze in altri paesi. Consiglieremo comunque alle regioni, alle provincie e ai comuni, che così spesso si occupano di politica estera, di considerare le cose con maggior realismo e con maggiore serietà».
«…Sul problema di La Maddalena - prosegue lo speciale AGI - il senatore Pecchioli (PCI) intervenendo ai lavori della commissione, ha prospettato l'opportunità di una indagine conoscitiva da parte della commissione (con sopralluoghi in alcune zone della Sardegna). Anche il senatore Antonicelli della sinistra indipendente, nell'associarsi alla proposta del parlamentare comunista ha detto di ritenere che la prospettata indagine conoscitiva dovrebbe potersi estendere a tutte le altre zone della Sardegna interessate da installazioni militari. Sulla proposta dell'indagine conoscitiva, il sottosegretario Lattanzio si è riservato di far conoscere al momento opportuno il pensiero del governo…»

Il gioco di istituire commissioni di inchiesta parlamentare per fare "indagini conoscitive" su questioni o fatti che sono già noti a tutti, è un vecchio puttanesco gioco in uso da oltre cento anni fra i membri della consorteria parlamentare. E' certo che i dati sulle basi e sulle servitù militari in Sardegna sono noti agli stati maggiori militari con precisione fino al centimetro quadrato. Ed è ugualmente certo che il governo (espressione del parlamento) attraverso il relativo ministero conosce questi dati con altrettanta precisione. non avrebbero che da ciclostilarli e distribuirli ai vari Pecchioli, che mostrano un irrefrenabile prurito di farsi le vacanze nella Costa Smeralda, spacciandosi per sacrificati difensori delle popolazioni schiacciate sotto il tallone militare.

«Numerose interrogazioni ed interpellanze sulla nuova base americana a La Maddalena - conclude lo speciale AGI - sono state presentate in parlamento. I senatori comunisti Calamandrei, Di Benedetto e Pirastu hanno infatti presentato una interrogazione ai ministri degli esteri Medici e della difesa Tanassi per sapere se "risponde a verità" il grave annuncio dato a Washington dal portavoce della marina americana, secondo cui sarebbe prossimo a conclusione un accordo USA-Italia per l'utilizzazione dell'isola di La Maddalena come "porto di residenza della VI flotta" analogo a quello già avvenuto tra gli USA e il governo fascista di Atene per il Pireo…».

Le altre interrogazioni e interpellanze nei parlamenti nazionali e regionali ripetono gli stessi concetti: richiamo al governo sul rispetto delle regole del gioco democratico: il parlamento è stato ignorato, pertanto la sua autorità ne esce indebolita. L'opinione del popolo sardo non esiste e neppure si accenna ai pericoli che la base comporta.
Intanto va sottolineato che tutte le componenti politiche mentono (o vivono nel mondo dei sogni parlamentari), dicendo di essere all'oscuro della vendita di La Maddalena agli USA. Lo stesso ministro degli esteri Medici, rispondendo il 6 ottobre alle interpellanze della sinistra, ricorda che "fin dal 1964 il nostro governo aveva firmato una accordo con gli Stati Uniti per l'uso di porti italiani da parte di una nave civile a propulsione nucleare". Nella escalation della militarizzazione indiscriminata che anno dopo anno ha visto oltre un decimo delle terre sarde disseminate di impianti e servitù militari, già nel 1963 si hanno notizie relative a basi per sommergibili nucleari. E' inverosimile che i canali di informazione dei partiti della opposizione le ignorassero, e le conoscessi io tanto da scriverci un saggio nel '68/70 (pubblicato nel '72).
Facendo riferimento a precedenti contatti con la marina militare USA, il comune dc di Santa Teresa di Gallura, a qualche chilometro da La Maddalena, in data 13 settembre (3 giorni prima che Il Messaggero riporti l'esplosiva notizia che lascia tutti sconcertati), invia al comando NATO di Agnano (Napoli) la seguente lettera:

»
««In seguito all'incontro avvenuto a Santa Teresa di Gallura il 7 settembre 1972 tra questa amministrazione comunale e la commissione dell'European Branch Atlantic Naval Facilities Engeneering Comand U.S. Naval Support Activity, presieduta dal signor James Leo Delker, ci pregiamo comunicarvi che in seguito ad un sondaggio effettuato tra la popolazione è risultata la totale soddisfazione degli abitanti di Santa Teresa di Gallura qualora la stessa località venisse scelta quale residenza dei familiari dei militari americani impegnati con le forze della NATO nel nostro territorio. Pertanto, questa amministrazione manifesta il proprio parere favorevole, impegnandosi fin d'ora per intensa e produttiva collaborazione al fine di offrire alle vostre famiglie la miglior forma di soggiorno nel nostro territorio». (La Nuova Sardegna 26.9.72).

A Santa Teresa, paesello di qualche migliaio di abitanti, gli intraprendenti amministratori sanno tutto sugli yankee "impegnati nel loro territorio"; mentre i servizi di informazione di via delle Botteghe Oscure non sanno un Pecchioli.
Sanno tutto anche i proprietari delle terre rapinate con decreto di urgenza otto anni prima, nel '64, come prova il telegramma del maddalenino Battista Perra inviato al presidente della repubblica Leone:

«Porto a conoscenza che la base americana dell'isola di Santo Stefano occupa una porzione di terreno di mia proprietà sacrificatami con decreto di occupazione di urgenza emanato da Marisardegna per pretesa esigenza pubblica utilità in data 20 luglio 1964. Dopo oltre otto anni tale terreno continua ironicamente a figurare mio anche agli effetti fiscali. Spero che anche Ella trovi assurdo che la base americana possa usufruire della mia proprietà espropriata e non pagata».

Il signor Perra conclude affermando che le leggi italiane non dovrebbero essere applicabili per favorire gli stranieri e "mentre domanda che tale comportamento sia reversibile da parte italiana su proprietà statunitense", confida che l'interpretazione di Leone come giurista e statista ammetta "l'invalidità di tale procedura subdola e inutilmente punitiva, nonché il mio diritto all'immediato risarcimento o meglio allo sgombero dal terreno illegittimamente occupato". (In La Nuova Sardegna 5.10.72).
Il 3 ottobre "Italia Nostra" invia una lettera al presidente del consiglio Andreotti, alla vigilia del dibattito parlamentare sulla questione, previsto per il 6 dello stesso mese:

«…I sommergibili a propulsione nucleare, sia per il problema del loro approvvigionamento, sia per quello del deposito delle scorie, sia infine nella malaugurata ma plausibile ipotesi di un incidente o dell'uso bellico di armi atomiche, costituiscono un pericolo gravissimo nel Mediterraneo a danno delle popolazioni che vi si affacciano e delle vita biologica dell'intero specchio marino… Tale pericolo si aggiunge ai ripetuti allarmi che sono stati lanciati circa la possibilità di una morte biologica del Mediterraneo…».

Copia della lettera di Italia Nostra è stata inviata per conoscenza al segretario generale dell'ONU Kurt Waldheim e ad altri organismi internazionali per la difesa della natura. Questo documento, che qualunque persona di buon senso sottoscriverebbe, lascia sconcertati sapendo che il presidente di Italia Nostra è lo stesso Medici, ministro degli esteri.

5 ottobre. L'ammiraglio fascista Birindelli, ex comandante delle forze navali NATO e portavoce del capitalismo yankee, rilascia una dichiarazione patriottico-tranquillante, diffusa con grande rilievo dalla stampa:

«La marina USA non ha chiesto una base operativa per le sue navi o i suoi sommergibili, ma semplicemente una sede ove sistemare i familiari degli ufficiali, sottoufficiali e marinai di una sua nave».

Il fascista Birindelli usa il gergo per tentare la turlupinatura. Dice che La Maddalena è semplicemente una Home-Port, dove "può anche darsi che l'unità non vada mai". Infatti, dalla Gilmore ancorata al centro del Maditerraneo, ufficiali, sottoufficiali e marinai rientrano ogni sera all'Home-Port di La Maddalena in barchetta.
Misteriose affermazioni del Birindelli sull'inquinamento che "non è né probabile né possibile e non sarebbe comunque più pericoloso di quello che esse (le unità navali) causerebbero nelle acque esterne ai porti, da cui nessun governo e nessun parlamento può escludere".
Non poteva mancare nel Birindelli la tesi dell'affare che i Sardi farebbero con la base USA, loro che hanno una economia "già povera": un invito alla prostituzione per sfamarsi.

6 ottobre. Giornata campale per il movimento antimilitarista. Giornata di nuove menzogne per il governo Andreotti. Il ministro degli esteri risponde in senato alle interrogazioni.

Medici mente testualmente: «Non esiste a La Maddalena base navale americana e tanto meno una cosiddetta base della VI flotta: ma soltanto l'attacco principale di una nave-appoggio per sommergibili incaricati di sorvegliare i sommergibili del Patto di Varsavia. Non esiste inoltre alcun pericolo di contaminazione dei motori nucleari di tali unità navali, come è provato dall'esperienza fatta in varie parti del mondo; è escluso che la vicina isola di Caprera sia interessata a queste attività.

La mattina dello stesso giorno, sullo sporco affare il partito radicale e il movimento antimilitarista mi invitano a Roma per una conferenza stampa. Questo il testo:

«NUOVO GIRO DI VITE NELLA ESCALATION USA PER LA TOTALE MILITARIZZAZIONE DELLA SARDEGNA: L'ISOLA DI LA MADDALENA BASE NUCLEARE.
Il 16 settembre il dipartimento della marina del Pentagono ha dato notizia dell'accordo in via di perfezionamento con il governo italiano per la trasformazione di La Maddalena in una importante base di appoggio per sommergibili a propulsione nucleare della VI flotta USA di stanza nel Mediterraneo. Tra breve, la prima unità navale, la USS Howard W. Gilmore trasferirà la sua base permanente la Key West in Florida a La Maddalena in Sardegna.
…La Gilmore disloca 9.734 tonnellate (18.000 a pieno carico) e ha un equipaggio di 882 marinari e tecnici e di 35 ufficiali. Si tratta di una nave appoggio per sommergibili di attacco che alcuni anni fa è stata adottata per assolvere i servizi logistici e di mantenimento di sommergibili a propulsione nucleari: essa è pertanto equipaggiata con parti di ricambio elettroniche e nucleari, con una complessa officina per riparazioni navali e con un non meno complesso di comunicazione radio via satellite.
Non esistono altre navi del genere nel Mediterraneo; nessuno dei paesi satelliti degli USA neppure la Spagna di Franco e la Grecia dei colonnelli ha voluto accettare di ospitare alcuna di queste navi perché costituiscono un terribile pericolo di inquinamenti radioattivi. Ha accettato il governo italiano, presieduto da Andreotti, il dissennato governante che ritroviamo protagonista di anno in anno nella vendita della Sardegna all'interesse del militarismo americano. Una prova del pericolo di contaminazioni radioattive si deduce dall'enorme cifra con cui vengono pagati i marinai e i tecnici della Gilmore: 4 miliardi e 314 milioni di lire annue - secondo quanto comunicato dallo stesso Pentagono.
Il primo giornale italiano a diffondere la notizia è stato Il Messaggero con una corrispondenza da Washington, dove si apprende che la decisione del Dipartimento americano della difesa, che ha trovato il consenso del nostro governo, viene motivata dalla necessità di far fronte al rafforzamento della flotta sovietica nel Mediterraneo: i sommergibili americani d'attacco a propulsione nucleare dovevano affrontare fino a ieri lunghi viaggi fino al porto scozzese di Holy Loch o fino alle basi statunitensi sull'Atlantico ogni volta che necessitavano riparazioni o rifornimenti, a cui potevano soddisfare le attrezzature della VI flotta a Napoli.
Queste sono le motivazioni di comodo. La vera motivazione è ben più tragica e bisogna ricercarla nelle norme di sicurezza stabilite a suo tempo dalla Atomic Energy Commission tendenti a evitare il pericolo di contaminazioni radioattive nei pressi di regioni densamente popolate. E' accaduto, con il progressivo aumento degli armamenti nucleari, che risulta difficile reperire "zone desertiche" dove installare "basi sporche", che producono inquinamenti, e allora si è pensato alla Sardegna che nella testa dei generali del Pentagono è evidentemente "una zona desertica" con il suo milione e mezzo di abitanti.
E' una decisione criminale e non bastano a renderla digeribile le dichiarazione di fonte militare (per altro incompetenti) secondo le quali l'isola di La Maddalena "per il suo relativo isolamento e la sua distanza da grossi centri abitati" sembrerebbe che soddisfi le norme di sicurezza stabilite dall'Atomic Energy Commission. Basti pensare che una delle basi del genere dislocata nell'Atlantico (Holy Loch - Scozia) pur essendo in una zona veramente desertica è oggetto di annose controversie e polemiche sull'opportunità di abolirle.
Da oltre dieci anni, secondo un disegno che abbiamo apertamente e continuamente denunciato all'opinione pubblica, la Sardegna ha subito un processo di militarizzazione che la rende trasformata in una terrificante polveriera atomica al centro del Mediterraneo. Dall'aeroporto NATO di Decimomannu, il più importante del Mediterraneo, alla penisola di Capo Frasca, poligono di tiro per aerei supersonici in una delle zone più densamente popolate dell'Isola, dal CAUC di Teulada, dove vi si addestrano truppe da sbarco interalleate con unità corazzate, all'intera regione del Salto di Quirra, dove vengono sperimentati i prototipi di missili nei poligoni di Perdasdefogu e San Lorenzo; dai giganteschi depositi di carburante situati nei pressi di Cagliari all'isola di Tavolara, base di sommergibili armati di Polaris; dalle polveriere di Serrenti e Protosardo ai poligoni di Calamosca e Pratobello; dalla provincia di Cagliari, a Nuoro fino a Sassari, nelle coste e nell'interno, una infernale tela di ragno è stata tessuta dai militari, sottraendo ai Sardi la loro terra, soffocandoli, riducendoli alla miseria, costringendoli a quello che è il più drammatico esodo della storia dell'Isola.
Le nostre paure trovano oggi, malauguratamente, un fondamento: eravamo giudicati visionari quando sostenevamo che nel disegno egemonico del capitalismo yankee la Sardegna era destinata a diventare un'area di servizi militari e che ogni processo di industrializzazione o di trasformazione delle vecchie strutture economiche era visto in funzione degli interessi militari. La decisione di Nixon avvallata da Andreotti (per quel che può servire l'avvallo di un lacché dell'imperialismo) conferma questa nostra già fondata ipotesi e apre gli occhi anche a chi fino a oggi li aveva tenuti ipocritamente chiusi.
Per la prima volta, nella storia della escalation militare nell'Isola, il governo regionale ha fatto sentire la sua voce. Il presidente Spano… ha mandato una protesta ufficiale al presidente dei ministri Andreotti "per la mancata informazione e consultazione", chiedendo la "revoca del provvedimento che tante preoccupazioni ha destato nell'Isola e in tutto il paese", facendo presente "la preoccupazione per le radiazioni".
Dal canto loro, i vertici del PCI hanno colto nuove occasioni per rilanciare la loro vecchia e strumentale battaglia contro la NATO. In effetti il PCI non ha mai dimostrato di avercela contro le basi militari in quanto tali, ma soltanto perché appartengono all'imperialismo USA e costituiscono quindi una minaccia per il blocco sovietico. Le basi militari in Sardegna - ha detto tempo fa l'on. Cardia, allora segretario del PCI - "hanno un carattere di provocazione antisovietica. Vi sono è vero nel Mediterraneo navi da guerra sovietiche, ma è ormai da tutti gli osservatori seri ammesso che, né per numero, né per armamento complessivo, esse rappresentano quel che si chiama una minaccia potenziale essendo il loro obiettivo quello di rappresentare una forza stabilizzante".
Il PCI accetta quindi la teoria degli equilibri di forza tra USA e URSS. In parole povere: tanto ne aggiunge l'una e tanto ne aggiunge l'altra, in un crescendo che non può avere fine. I generali del Pentagono, istituendo a La Maddalena un nuova base atomica, hanno rispettato le regole del gioco, per equilibrare - secondo i loro calcoli e non quelli di Cardia - l'aumentata potenza navale dell'URSS nel Mediterraneo.
In questo sporco gioco per il dominio del mondo, chi ne fa le spese sono i Sardi e gli altri popoli della terra. Siamo arrivati in Sardegna a un punto in cui non bastano le interpellanze, le denunce, le proteste. Bisogna mobilitare nella lotta antimilitarista il popolo. Abbiamo un diritto che è al di sopra di ogni "ragion di stato", ed è il diritto alla vita, nella nostra terra. Nessuno può toglierci questo diritto. E quando i governanti non sono capaci di garantire ad un popolo la sua sopravvivenza, è lo stesso popolo che deve levarsi a prendere nelle proprie mani la responsabilità del proprio destino. I fatti di Orgosolo del '69 sono un esempio vittorioso di sollevazione antimilitarista non-violento di una comunità. Soltanto se i Sardi sapranno unirsi e ripetere l'esperienza di Orgosolo riusciranno ad allontanare dalla loro terra questo nuovo terrificante pericolo».

La sera del 6 ottobre ha luogo davanti al senato una manifestazione antimilitarista.

«Ieri pomeriggio un gruppo di radicali, di non violenti e di obiettori… ha inscenato una manifestazione dinanzi al Senato. I manifestanti innalzavano dei cartelli sui quali tra l'altro era scritto: "No alla Sardegna portaerei americana"; "No alla schiavitù militare della Sardegna"; "Fanfani: e l'ecologia?"; "Visitate la Sardegna: missili, atomiche, Polaris vi aspettano"; "Mediterrano, non mare morto". Partecipava alla manifestazione anche lo scrittore Ugo Dessy…" (Il Messaggero).

Nei giorni che seguono, i canali di disinformazione del sistema, quotidiani e tivù, diffondono con grande rilievo le "precisazioni tranquillanti" ministeriali e militari.

«La Maddalena non diventerà base di sommergibili atomici. L'isola ospiterà solo una nave-officina per soccorrere i sottomarini americani impegnati nel Mediterraneo a controllare quelli sovietici. Gli interessi economici, sociali ed ambientali che toccano direttamente la popolazione saranno tutelati e favoriti. Esclusa qualsiasi minaccia al patrimonio ecologico». (L'Unione S. 7.10.72).

In quegli stessi giorni, mezza Sardegna è coinvolta in esercitazioni militari della NATO. Un'ordinanza militare rende noto che dal 16 al 23 ottobre saranno compiute esercitazioni di tiro, con prove di sbarco di marines della VI flotta sulle coste di Teulada (CAUC); il 25, 26 e 27 ottobre si effettueranno operazioni di addestramento con lancio di missili nel poligono di Perdasdefogu; il 24 ottobre, tiri navali contro costa nelle acque antistanti Capo Teulada. per tutto il detto periodo, nelle coste orientali e occidentali dell'Isola e nell'entroterra delimitato per le esercitazioni, è interdetta ogni attività civile. L'interdizione interessa ben 50 comuni e non meno di 200 mila ettari di territorio. 145 mila ettari solo nel Salto di Quirra.
A chiusura di questa prima fase che vede generali e ministri tentare di nascondere la verità al popolo con un polverone di menzogne, rassicurazioni, promesse, riporto il commento della rivista "Sassari Sera" del 15.10.72.

«La risposta del governo alle numerose interpellanze parlamentari sulla creazione a La Maddalena di una base militare a disposizione della marina da guerra degli Stati Uniti è stata reticente ed ipocrita, come si conviene ad un governo presieduto da un perfetto e intelligente clericale quale è Giulio Andreotti: egli è uomo del Vaticano non solo perché ne difende in ogni occasione gli interessi, soprattutto materiali, come dimostrano le stesse vicende del divorzio, ma anche perché ne ha adottato lo stile nelle parole e nei fatti. Fosse stato presidente del consiglio un uomo come Scelba la risposta sarebbe stata arrogante e provocatoria, da guerra fredda: grezza e non untuosa. Non solo, Scelba avrebbe colto l'occasione per parlare in prima persona; Andreotti no, per sminuire la gravità dell'operato del governo ha fatto parlare il ministro degli esteri, un vecchio notabile tappabuchi: infatti il Sen. Medici è a quel posto solo per evitare che ci andasse uno dei big della DC che se lo contendevano, da Rumor, a Taviani, a Colombo, e per tenerlo in caldo, in attesa che Moro si decida a rientrare. Quale personaggio più idoneo per far apparire di normalissima amministrazione, un atto di eccezionale gravità, che potrebbe avere funeste conseguenze sullo sviluppo economico dell'intera Gallura? Chi poteva meglio prestarsi a negare l'evidenza dei fatti, a camuffare con espressioni perfino risibili l'ennesimo atto di servilismo atlantico del governo italiano? E così è stato. Medici ha tentato di dimostrare che la presenza degli americani non comporta pericoli e danni, ma addirittura benefici, per cui non proteste ci sarebbero da attendersi ma danze e inni di ringraziamento.
Del resto ciò è stato sufficiente, perché i quotidiani isolani alla nafta, che avevano dovuto soffocare, almeno in parte, nei giorni precedenti, la loro cupidigia di servilismo verso gli americani, dopo il telegramma di protesta del presidente della giunta, Salvatorangelo Spano, fatto in articulo mortis non per convinzione ma per accattivarsi una certa neutralità della sinistra per poter durare ancora qualche tempo o in vista, non si sa mai, di una nuova designazione, lanciassero la grande notizia. "La Maddalena non diventerà base di sommergibili atomici", è il titolo a sei colonne in prima pagina, de "L'Unione (petrolifera) Sarda", lieto di buggerare i Sardi e soprattutto di rendere un gradito servizio alla DC per trarla dall'imbarazzo di essere responsabile della cessione di La Maddalena alla marina americana e di dover contemporaneamente fingere di protestare per salvare le sue posizioni elettorali.
Quasi con dolore, invece, su tre colonne "La base di La Maddalena non è stata ceduta agli USA", La Nuova Sardegna (al petrolio), che nei giorni precedenti aveva ospitato in un articolo di fondo frasi come queste: "La sicurezza della nazione, piaccia o non piaccia, viene prima del turismo e di altre considerazioni di carattere economico. L'Italia non ha sufficienti mezzi propri per difendersi, quindi è logico che la sua difesa sia assicurata alla NATO…" Concetti, come è facile constatare, che possono essere formulati solo da menti sconvolte da arteriosclerosi galoppante e malcurata e accettati da giornali e giornalisti che rimpiangono gli otto milioni di baionette, anche se hanno il pudore di non gridarlo ai quattro venti: è chiaro che alla risposta governativa essi avrebbero preferito i toni provocatori di Scelba del 1950. Del resto i caffè (Titolo di una rubrica del quotidiano in esame n.d.a.) dei giorni precedenti, avevano già fornito un'abbondante testimonianza in questo senso.
Infatti, chi minaccia l'Italia? Ah, dimenticavamo: i sottomarini e le portaerei dell'URSS che scorrazzane (è questo il verbo più usato dalla grande stampa) nel Mediterraneo; del resto, lo stesso ministro Medici ha dichiarato testualmente: "E' superfluo che io ricordi al Senato come nel Mediterraneo incrocino da tempo numerosi sommergibili nucleari e convenzionali del Patto di Varsavia".
Ora, benché noi personalmente avremmo preferito che una parte almeno di questi sottomarini e di questi aerei del Patto di Varsavia fosse in mano ai Vietnamiti per affondare le navi e abbattere gli aerei di Nixon che stanno letteralmente distruggendo un intero Paese e massacrando un intero popolo, a molte migliaia di chilometri dalle coste americane, viene difficile capire perché della libertà di navigazione, esistente anche per i sottomarini, atomici o meno, dovrebbero servirsene solo gli americani, che sono piuttosto lontani dal Mediterraneo, e non i russi che sono in Europa: ma forse i nostalgici impenitenti non potendo più invocare il mare nostrum ripiegano sul mare americano; i capitalisti italiani, i loro governi e i loro giornali non vanno per il sottile in materia di patriottismo…; lo hanno già dimostrato ai tempi di Hitler!
Ma è poi vero che il ministro Medici ha smentito le notizie riguardanti la creazione di una base militare americana a La Maddalena? E' vero esattamente il contrario: solo una stampa di informazione, addestrata o al silenzio o alla mistificazione, può capovolgere il senso reale di quanto il governo Andreotti ha dichiarato. Che cosa ha detto infatti il ministro?
Che a La Maddalena non ci sarà una base per i sottomarini atomici americani, ma solo la sosta (sic!) di una nave attrezzata per l'appoggio e la riparazione dei sottomarini atomici americani; ma, ha precisato, sarà "una nave di tipo convenzionale e con normali motori a nafta" (sic!). Come si vede, pur di tentare di nascondere la realtà non si ha paura del ridicolo.
Luogo di "sosta", dunque e non "base" militare, anche se le soste saranno tanto frequenti e durature che ben 300 famiglie dell'equipaggio della nave-officina alloggeranno a La Maddalena. Sì, ogni tanto i sottomarini americani, atomici o no, attraccheranno a La Maddalena ma per semplici riparazioni, non per rifornirsi di energia atomica; e ci rimarranno giorni o settimane, a seconda delle necessità, ma in "sosta" non perché La Maddalena, ohibò, sia una "base" militare. Sì, tra sottomarini che vanno e sottomarini che vengono sarà un bel via vai nelle Bocche di Bonifacio, ma, come ha precisato il ministro, questi sottomarini non sono muniti di "armi strategiche" ma di piccole e semplici armi di difesa e soprattutto di liquori, sigarette e vari tipi di doni da offrire agli equipaggi sovietici, quando li incontrano, e sarà piuttosto di frequente, perché questi innocui e a torto vituperati sottomarini atomici americani "sono destinati alla sorveglianza di sommergibili potenzialmente avversari" (sic!): sono quindi dei piccoli graziosi strumenti addetti al servizio "barraccellare" marino…! Quale migliore occasione, ha fatto intendere il ministro, per La Maddalena e per l'intera Sardegna di ospitarli e con essi le 300 famiglie dell'equipaggio della nave-officina e i marinai dei sottomarini, a centinaia, e le migliaia di americani che verranno a visitare le 300 famiglie e i marinai? E così, egli ha soggiunto che si incrementa il turismo, quello vero, non quello ipotetico e transeunte, di cui si è cianciato in queste settimane in molti consigli comunali dell'Isola.
E chi parlava in questo modo era il senatore Medici, già presidente della commissione di indagine sul banditismo, che ha "indagato" per oltre tre anni, spendendo centinaia di milioni e contribuendo fortemente all'incremento del consumo dei porcetti da latte e delle aragoste: non c'è dubbio che si tratta di soldi ben spesi se sono serviti tanto bene alla commissione, e innanzi tutto al suo presidente, non solo i problemi della Sardegna ma anche le caratteristiche e la mentalità dei Sardi. Non pare dubbio, infatti, che un ministro che parla con tanta sfacciata imprudenza deve avere ben radicata la convinzione che i Sardi sono un popolo di perfetti imbecilli, pronti a prestar fede alle più grossolane deformazioni della realtà e a farsi corbellare!».



3. Benvenuto mister John!

Si è chiusa la prima fase di copertura della criminale operazione frastornando l'opinione pubblica. Ora, per far sembrare più pulita la sporca faccenda, bisogna ottenere il consenso ufficiale delle amministrazioni interessate. Non a caso, sono amministrazioni democristiane; i governanti non dovranno fare molta fatica a convincerle "democraticamente" ad accettare - a nome delle popolazioni opportunamente manipolate - la base yankee.
Inizia quindi la seconda fase di mistificazione e condizionamento delle masse, a base di comunicati tra amministratori comunali e provinciali e autorità governative (preoccupazioni e richieste da una parte; rassicurazioni e promesse dall'altra), che culminerà nella piena soddisfatta unanime accettazione di un fatto già deciso e già compiuto in dispregio del diritto del popolo sardo a decidere liberamente dell'uso della propria terra e della propria vita.
1972. 19 e 20 ottobre. Si riunisce il consiglio comunale di La Maddalena. Il dibattito viene subito portato sul piano dei "vantaggi" e degli "svantaggi" economici.

«Il sindaco Deligia (dc) ha fatto la cronistoria degli avvenimenti… Dal '64 si parlava a La Maddalena di base NATO, ma mai nessuno ha presentato fino ai giorni recenti interpellanze o interrogazioni a livello locale, provinciale, regionale o nazionale…»

E' chiaro che il dc Deligia sta polemizzando con i comunisti, i quali hanno aspettato otto anni per fare opposizione, precisamente quando al potere c'è un governo di centro-destra (Andreotti-Malagodi).

Prosegue la cronaca del dibattito: «sono emersi subito gli orientamenti dei vari gruppi. Tutti hanno espresso timore per la possibilità di inquinamento, per il rincaro dei prezzi e degli affitti. La maggioranza dc è apparsa concorde nell'auspicare che La Maddalena tragga i massimi vantaggi dall'insediamento americano… La discussione è stata ampia e profonda, anche troppo… Poi finalmente qualcuno ha provveduto a portare in termini più concreti e il consigliere Pedroni (dc) ha elencato i vantaggi e gli svantaggi che gli americani porteranno alla comunità maddalenina… Le opposizioni hanno iniziato con un tono assai polemico, ma poi si è raggiunta l'umanità su un ordine del giorno che era stato in precedenza elaborato dalla maggioranza… Un giornalista americano giunto per l'occasione con due tecnici di una rete televisiva ha assistito - blok notes e penna biro - alla seduta…» (La Nuova S.).

«Al termine di un lungo dibattito, il consiglio comunale di La Maddalena ha approvato all'unanimità un Ordine del giorno nel quale vengono chieste al governo precise garanzie… Il sindaco Deligia ha elencato i problemi cittadini più volte prospettati alle competenti autorità e che sono stati ora sollecitati negli incontri predetti (con le autorità governative -nda). Ha dato lettura della dichiarazione fatta dal ministro degli esteri on. Medici alle camere. E' un momento delicato della vita maddalenina - ha proseguito il sindaco - un momento difficile, ma sotto certi aspetti anche favorevole perché ci offre l'occasione di farci sentire… In particolare il consigliere Pedroni ha annunciato i lati positivi e negatici che possono essere sintetizzati: - lati negativi: lievitazione dei prezzi di mercato, possibile turbamento dell'equilibrio morale (probabilmente il Pedroni di preoccupa della salvaguardia dell'imene delle fanciulle in pericolo; con lo sbarco di affamati yankee - nda), sul piano ecologico sicurezza della salute pubblica e della conservazione dell'ambiente. - Lati positivi: presenza di circa 1.000 uomini che comporta la costruzione in loco di 42 appartamenti per ufficiali, 298 alloggi per sottoufficiali e marinai. Inoltre verrebbero affittati in forma privata con contratti di locazione scuole per circa 200 studenti; spacci per generi vari; ufficio bancario; commissariato (di PS? - nda); ufficio postale; circolo marinai; cinema con 200 posti a sedere; uffici vari. (Tra l'altro, un ospedale, di cui i maddalenini non sentivano il bisogno prima dell'arrivo dei padroni yankee - nda). Che cosa significa un'operazione del genere? Costruzione di 350 appartamenti ad una media di circa 10 milioni ad appartamento, si raggiunge la somma di 3 miliardi e mezzo. Per la costruzione degli stabili, per i servizi logistici e speciali circa 4 miliardi…» (L'Unione S.).

In prativa tutti "vivamente preoccupati", ma tutti "d'accordo", dai fascisti, ai democristiani, ai comunisti. Come prova il seguente ordine del giorno approvato all'unanimità:

«Il consiglio comunale di La Maddalena, dopo ampio e approfondito dibattito esprime viva preoccupazione per i possibili riflessi negativi che la presenza di detta nave in La Maddalena potrebbe determinare sulle iniziative di sviluppo in atto o programmate, particolarmente nel settore turistico e soprattutto per le inquietanti notizie riportate dalla stampa, che hanno suscitato presso la popolazione maddalenina e nella opinione pubblica uno stato di profonda incertezza;
impegna il sindaco e la giunta comunale a far presente, ulteriormente, al governo nazionale, alla giunta regionale e alla giunta provinciale i problemi di La Maddalena ancora insoluti che la nuova situazione ha accresciuto ed aggravato, e ad intraprendere nei modi e nelle forme che riterrà opportune qualunque altra iniziativa atta a tutelare gli interessi dell'isola e preliminarmente a chiedere precise, inequivocabili garanzie sui paventati inquinamenti dell'acqua e dell'aria riconducibili sia alla presenza che alle operazioni delle unità navali di stanza nella base;
chiede e impegna le autorità predette - nazionali, regionali, provinciali - ad esaminare e risolvere i problemi di La Maddalena coordinando tutte le iniziative al fine di realizzare un piano speciale che sarà predisposto dalla giunta secondo le indicazioni emerse nel dibattito consiliare e tenendo conto delle pacifiche aspirazioni della popolazione maddalenina ne assicuri lo sviluppo economico e sociale;
chiede infine che il governo perseveri ed accresca la propria azione intesa a favorire la distensione internazionale, affinché tutte le nazioni mediterranee d'Europa e del mondo intero possano dedicare tutte le proprie energie ad opere di pace, fondamento di ogni progresso».

»
«L'ultimo capoverso, che ho sottolineato, diciamolo francamente, fa sganasciare dalle risate: un governo clerico-liberal-fascista, con Andreotti e Malagodi, che "perseveri ed accresca" la sua benemerita azione di pacificazione internazionale!
Dal canto suo "L'Unità", ferma nei suoi propositi anti-NATO finché Berlinguer non stipulerà con Andreotti il "nuovo corso governativo", stravolge e scrive imperterrita:

«La Maddalena rifiuta le basi americane sul suo territorio. Approvato un ordine del giorno unitario al consiglio comunale. L'installazione militare contrasta con lo sviluppo pacifico della zona. Il grave pericolo ecologico che potrebbe derivare dagli insediamenti USA».

Il PCI vuole trovare a tutti i costi un accordo con i clericali per la gestione "unitaria" del potere, tentando inutilmente di salvare la faccia ideologica con la propria base. Il popolo sardo non vuole la militarizzazione della propria terra: questo è certo. Il PCI per accattivarsi il popolo finge di opporsi alle basi; mentre a diversi livelli, amministrativi e politici, i suoi dirigenti sottoscrivono, facendo proprie, le posizioni servili dei compradores dc. Ne derivano falsi spudorati, come questo nel sopraccitato servizio dell'Unità relativo all'ordine del giorno del consiglio comunale maddalenino che abbiamo letto e sottolineato. Per "L'Unità", invece:

«Il documento - votato da PCI, DC, PSI, PSDI, PRI - si aggiunge ad altre prese di posizione espresse in tutta la Sardegna che dimostrano l'inequivocabile rifiuto delle popolazioni alla crescente militarizzazione dell'isola».

28 ottobre. Il sindaco Deligia e alcuni assessori chiedono udienza al ministro della difesa, nonché vice presidente del consiglio Tanassi, per esporgli - dice la stampa - i problemi inerenti allo sviluppo economico dell'isola di La Maddalena in relazione alle esigenze della difesa". Il sindaco e gli assessori, ancora piccoli per cavarsela da soli, sono accompagnati dal sottosegretario Cottoni e dal senatore Pala, i quali, approfittando della circostanza "hanno esposto anche questioni riguardanti la Sardegna". (Perché quelle sulla base nucleare chissà chi riguardavano…).
Al rientro in Sardegna, i servitorelli indigeni vengono accolti trionfalmente dai quotidiani padronali.

«Sull'insediamento americano affrontati con Tanassi i problemi di La Maddalena. Chieste al ministro garanzie per lo sviluppo dell'isola. Non saranno trasferite le scuole CEMM. Appaltati i lavori per il porticciolo turistico di Cala Gavetta… per quanto riguarda il problema delle servitù militari, il ministro ha promesso il suo fattivo interessamento per la sdemanializzazione di vaste zone dell'arcipelago, tra le quali diverse batterie site nelle località più belle». (La Nuova S.),

«Illustrato al ministro Tanassi un piano speciale per la Maddalena. L'importante elaborato elenca dettagliatamente le necessità più pressanti della cittadina… altre volte proposte e per la maggior parte non ancora prese in concreta considerazione». (L'Unione S.).

In altre parole, per fare ingoiare ai maddalenini il rospo nucleare, i governanti di vario calibro usano il ricatto: se ve ne state buoni, vi faremo avere, anzi vi promettiamo quei servizi civili, acqua, cessi e campo sportivo, che tante altre volte avete chiesto e che "concretamente" non vi abbiamo mai dato; e per far peso buono vi promettiamo di restituirvi qualche pezzo di terra occupa dai militari.

«Il ministro Tanassi - concludono a una voce i quotidiani - ha esaminato attentamente la lista dei desideri della popolazione… ed ha assicurato il suo personale interessamento. Per quanto attiene ai temuti inquinamenti, che negli ambienti ministeriali sono stati esclusi a priori, il ministero ha già incaricato il Centro applicazioni militari per l'energia nucleare della marina militare per l'eseguimento di un sopralluogo…».

Avere fiducia in Tanassi o in un qualunque altro membro di una consorteria politica corrotta e squalificata, è un sintomo di imbecillità oppure è una finzione per tentare di turlupinare il popolo. I fatti dimostreranno quanto siano falsi e bugiardi i governanti. Ciò che stupisce è che ancora la gente non abbia trovato il coraggio di buttarli a mare.
Il PCI non demorde. Deve dimostrare alla DC che ha ancora capacità di mobilitare le masse, per costringerla ad affrettare i tempi del riconoscimento della sua "natura democratica" e della sua "maturità governativa".
Il 29 ottobre, gran convegno all'Hotel ENALC di parlamentari PCI e affiliati. Gli onorevoli, appena fuori del parlamento, fanno scoperte rivoluzionarie: il 50% dell'arcipelago di La Maddalena è sottoposto a "pesanti servitù militari"; tali servitù vengono istituite "mediante accordi segreti", senza che amministrazioni comunali e regionali e addirittura il parlamento ne sappiano nulla (a che diavolo serve allora, il parlamento?); le leggi che regolano la materia sono arcaiche, "per lo più fasciste" (perché, nelle altre materie, le leggi non sono fasciste?); e altre scoperte del genere. Insomma, ci voleva una base nucleare per smuovere i deretani di queste mantenute di stato e aprire loro gli occhi su problemi che erano e sono lì, addosso al popolo, grossi come montagne. Sembrava di assistere a un gioco di prestigio: il convegno di parlamentari, cioè di legislatori, che si conclude con una mozione in cui viene "sollecitata la modifica dell'arcaica legislazione" e "un'iniziativa regionale per la presentazione di una legge più moderna". Sollecitata a chi, se non a se stessi, legislatori?
17 novembre. Il ministro Medici (quello "competente", degli esteri, non quello della difesa, Tanassi, che "per errore di competenza" aveva promesso agli amministratori di metterci una buona parola) si risveglia mandando in Sardegna un amico, l'ambasciatore nobiluomo Giangiacomo Di Thiene. Al sindaco di La Maddalena, il nobiluomo assicura che "a suo tempo" verrà costruito un cantiere navale (militare, si capisce) a Nido d'Aquila, e a tempo perso un porticciolo per turisti in gita dalla Costa Smeralda. La stampa fa sapere anche che il Di Thiene ha eseguito "sopralluoghi in alcune località dell'isola": un week-end con porcetto arrosto.
20 novembre. Nuova mossa tattica del PCI. Dopo la mobilitazione congressuale dei parlamentari, viene la mobilitazione degli attivisti di sezione. Da tutta la Sardegna - come è tradizione fare ogni volta che viene un Pecchioli a far comizio - i burocrati del partito rastrellano gente, intruppando in camion pullman auto con benzina a spese del partito. Raccolti qualche migliaio di gregari, li sbarcano a La Maddalena "per contestare la base USA". Tra parentesi: questa è l'ultima delle manifestazioni organizzate dal PCI contro il governo DC. Stessa manifestazione si sono ben guardati di fare nel 1977, in occasione dell'incidente al sommergibile nucleare USS RAY e del pandemonio che ne è seguito.
La manifestazione può farsi rientrare appieno nelle esibizioni folcloristiche della politica italiana: è contemplata nel gioco delle parti, autorizzato dal sistema.

«…Massiccio anche l'intervento delle forze dell'ordine… circa trecento uomini tra carabinieri e agenti di ps hanno tenuto sotto controllo la manifestazione, che per altro si è svolta nell'ordine più assoluto… E la popolazione maddalenina… come si è comportata?… Come suo costume è stata a guardare… I maddalenini manifestanti in corteo erano grosso modo solo gli attivisti dei partiti di sinistra. Gli altri, dalle finestre… hanno fatto da spettatori, hanno assistito con distacco…» (La Nuova S.).

Interpretando tali sentimenti "di distacco" della popolazione dalle manovre comuniste come una adesione della stessa popolazione agli interessi militari dell'imperialismo USA, il consiglio comunale, presieduto da Deligia si riunisce per mettere la parola fine sullo scottante problema:

«Ribaltate le posizioni dei politici a La Maddalena. Il consiglio è favorevole alla base navale americana. Approvato a maggioranza un ordine del giorno nel quale si afferma che la presenza delle forze statunitensi nell'isola contribuirà decisamente alla soluzione di molti problemi… Nella seduta del 19 ottobre scorso era stato votato all'unanimità un ordine del giorno in cui si esprimeva viva preoccupazione per il pericolo dell'inquinamento atmosferico (sic!) dovuto alla presenza di sommergibili americani a propulsione nucleare. Essendo però giunto al consiglio un rapporto del Centro di applicazioni militari per l'energia nucleare (CAMEN) che esclude tale possibilità, nell'odierna seduta, con il voto favorevole dei sedici consiglieri democristiani, di quattro socialdemocratici presenti e del repubblicano… è stato approvato un ordine nel quale dichiara decadute quelle preoccupazioni in seguito delle assicurazioni ricevute dal governo» (L'Unione Sarda 23.11.72).

Nello stesso o.d.g. il consiglio ringrazia il governo, fa atto di fede nel dollaro e condanna la manifestazione comunista anti-americana.

Il 19 dicembre, in clima natalizio, la stampa può finalmente dare la grande notizia:
«Nell'isola si spengono le polemiche sullo scottante problema. A La Maddalena non si vive più nell'incubo delle navi atomiche. I sommergibili nucleari sono dotati di modernissimi sistemi di sicurezza contro le radiazioni. Come saranno risolti i problemi creati dall'arrivo di 1.500 americani» (L'Unione Sarda).

Ecco: ora "lo scottante problema" è quello di stringersi per fare posto ai nuovi contingenti militari che sbarcheranno nella colonia Sardegna.

10 dicembre. Ultimo canto del cigno - PCI. L'unità denuncia:
«Ancora un falso sulla Maddalena. In una conferenza stampa tenuta sull'isola il governo ha fatto distribuire una velina con un parere favorevole del CNEN: ma i ricercatori che avrebbero dovuto eventualmente concederlo negano di averlo stilato. E d'altra parte, si sostiene che non vi sono elementi sufficienti sulle caratteristiche dei sommergibili nucleari per poter fornire una relazione basata su dati scientifici. Tocca adesso al CNEN uscire dal silenzio: è stato realmente concesso un parere favorevole? oppure qualcuno si è servito abusivamente della etichetta del CNEN?»

Le domande sono retoriche la scienza non è al di sopra delle parti: in questa società, tutto ciò che sviluppa e potenzia il capitale è asservito al potere. Documenti compiacenti o documenti di dissenso se ne trovano quanti se ne vogliono da parte di "scienziati" e di "tecnici" legati al potere - dipende da chi gli ha dato il posto, da chi paga. I dati "veri" sul tasso di inquinamento radioattivo "normalmente" prodotto dai sommergibili USA esistono certamente, ma il popolo non li conoscerà mai - come non li conosceva il popolo di Nagasaki e Hiroshima.
Il sistema è maestro nell'arte di tessere inganni. A fine anno, per distogliere l'attenzione della gente dal mortale pericolo stimolando spirito patriottico, inventa spie russe penetrate con il favore delle tenebre nella base dei Grandi Alleati.
La montatura trova pretesto in un marinaio yankee ubriaco finito in mare. I marines di guardia tra il sapere e il non sapere, azionano l'allarme mettendo in agitazione la zona. per alcuni giorni i quotidiani raccontano fantasiose storie di uomini-rana, di spie, di sommergibili mandati dal Cremlino per carpire notizie sulla base di Santo Stefano. Poi, quando ormai la gente l'ha bevuta e si è incazzata contro questi russi che se non la rubano agli americano non ti sanno inventare neppure la formula per fabbricare il parapioggia, la stessa stampa pubblica in penultima pagina "la secca smentita dei comandi militari".
Il penultimo giorno dell'anno (72), in una corrispondenza da Roma di Nikolaj Prozhghin, la "Pravda" se la prende a male:

«…determinati organi di stampa italiani non hanno trovato di meglio che annunciare la scoperta di un sommergibile sovietico, questa volta non in un fiordo norvegese, ma nelle vicinanze della Sardegna, al largo della Maddalena, dove il Pentagono sta costruendo una nuova base navale. (All'anima, se sono informati… chissà chi glielo avrà detto! - nda).
Sebbene alla prima notizia del genere sia seguita una categoria smentita da parte del ministero della difesa italiana, che ha definito "fantasiose e prive di ogni fondamento" le invenzioni del Corriere della Sera, ciò non ha minimamente scoraggiato i padroni del quotidiano milanese. Il giorno successivo infatti lo stesso giornale dedicava a questa provocazione antisovietica più di mezza pagina.
…Altri giornali non hanno voluto essere da meno del Corriere della Sera e così i sommergibili sovietici da uno sono divenuti tre e per giunta tutti ormai catturati.
Per alcuni giorni e fino a quando non stati chiariti i retroscena di tutta la faccenda, si è fatto di tutto per prolungare la vita di questa menzogna antisovietica: in realtà ciò che veniva affannosamente ricercato nelle acque attorno alla Maddalena non era un sommergibile sovietico ma semplicemente un marinaio italiano caduto in mare dalla sua nave dopo un'abbondante libagione».

I servizi informativi del KGB spaccano il capello in quattro: il marinaio ubriaco caduto in acqua non era americano ma italiano - almeno così appariva da un rapido controllo sovietico ai documenti del malcapitato, prima che venisse tratto in salvo dalle acque.



4. In attesa di mister John

1973. All'inizio dell'anno fervono i lavori per ultimare le opere portuali di rifinitura degli appartamenti. Intanto sono già sbarcati i marinai della Charleston, ormeggiata a Santo Stefano. La Fulton prima la Charleston dopo hanno assolto il compito di mettere a punto le opere di mare e di terra necessarie per l'attracco fisso della mastodontica Howard S. Gilmore.
Il contratto di cessione della base di La Maddalena agli USA è quinquennale, e come nei comuni contratti di locazione allo scadere si intende rinnovato tacitamente per altri cinque anni, salvo disdetta. Approssimativamente, il contratto ha avuto inizio nel luglio del '72; è scaduto nel '77 e attualmente è valido fino all'82. Pertanto le periodiche richieste al governo di smantellare la base USA - fatte nei momenti di tensione popolare dai vari amministratori locali e regionali - non hanno fondamento giuridico e servono unicamente a dare fumo negli occhi.
Le cronache di questi mesi non parlano che di abitazioni, di crisi degli alloggi, di progetti urbanistici, di stanziamenti richiesti, di appalti e traffici di imprese edilizie.

20 gennaio. «Difficoltà per molte famiglie. Crisi di alloggi a La Maddalena. Sarebbe opportuno per gli organi competenti esaminare la possibilità di costruire case a basso prezzo. Questa crisi si va ora accrescendo con l'arrivo di famiglie di americani, i quali da parte loro sembra stiano interessando degli operatori economici per la costruzione di circa 300 alloggi che dovrebbero soddisfare le loro esigenze».

31 gennaio. «Necessari 350 nuovi appartamenti. Crisi a La Maddalena nel settore edilizio. Per ospitare gli americani che giungeranno nell'isola bisognerà costruire una serie di nuove palazzine. Il problema è stato discusso in una riunione… La riunione è stata tenuta nei locali del circolo marinai… oltre alle autorità militari italiane… erano presenti l'ammiraglio Charbonnet e il comandante Crockett della marina militare degli Stati Uniti d'America, nonché una cinquantina di operatori economici giunti da varie parti. L'ammiraglio Charbonnet ha esordito ringraziando il governo italiano e la marina militare italiana… "gentilissimi nel farci diventare parte integrante della NATO permettendoci di mantenere a Santo Stefano alcuni sommergibili ed inoltre una nave appoggio che arriverà tra un paio di mesi". Con la nave appoggio giungeranno nel tempo anche le famiglie dell'equipaggio. Allo scopo di curare gli interessi di questi familiari c'è l'urgente necessità di reperire alloggi…».

1 marzo. «Su un'area di 46 ettari sorgerà a La Maddalena un complesso turistico. Il piano di lottizzazione… è stato presentato al comune per l'approvazione».

20 marzo. «Concessi dalla Cassa per il Mezzogiorno 600 milioni per La Maddalena. La somma sarà utilizzata per migliorare la ricettività nel villaggio turistico di Punta Cannone».

L'ammiraglio in colonia ordina e i lacché indigeni si danno da fare. Sorgono a tempo di record ville e quartieri residenziali per ospitare i padroni yankee - in una regione dove c'è tanta gente che vive in baracche e fortini, dove non esistono scuole e ospedali, dove non si conosce ancora l'uso del cesso.
6 aprile. La stampa padronale in orgasmo scrive che già dall'alba la popolazione maddalenina trepidante si riversa con binocoli e cannocchiali sulle spiagge e sulle banchine in attesa di veder spuntare all'orizzonte la nave-base nucleare Gilmore.

«L'unità che è al comando del capitano di vascello Bryan è lunga 170 metri…» Oltre l'equipaggio, «vi sono 26 specialisti (sic!), 10 donne (assistenti sessuali? -nda) delle quali una baby-sitter e 14 bambini… A La Maddalena intanto è stato costituito il Naval Support Office che comandato dal capitano di fregata Wills con 15 persone, ufficio che si occupa della sistemazione logistica delle famiglie…».

Una nota romantica diramata dalle agenzie di stampa a poche ore dall'arrivo della base nucleare galleggiante:

«Sulla Gilmore è imbarcato un ex marinaio della Fulton che ha chiesto e ottenuto dai suoi superiori di poter ritornare a La Maddalena perché innamorato della città e dei suoi ospitali abitanti».

Alle 9,15, puntualissima, «l'unità ha gettato le ancore al pontile di Santo Stefano… L'arrivo non ha provocato particolari reazioni. Subito dopo il comandante della nave, capitano di vascello Gordon Bryan ha tenuto una breve conferenza stampa durante la quale ha precisato che la Gilmore non ha turbine nucleari e che quindi non c'è alcuna possibilità di contaminazione delle acque dell'arcipelago, come non rappresentano alcun pericolo i sommergibili che giungeranno a La Maddalena per i normali rifornimenti».

7 luglio. «Appaltati i lavori a La Maddalena. Le case per gli americani saranno pronte in primavera. Le abitazioni nelle quali verranno alloggiati i militari statunitensi con le loro famiglie costeranno complessivamente 7 miliardi. Creeranno un nuovo rione… La notizia è stata accolta in paese con comprensibile soddisfazione, giacché oltre a risolvere il problema della disoccupazione, la costruzione dei nuovi alloggi potrà portare ad una diminuzione dei prezzi degli affitti in città, che in questi ultimi tempi avevano raggiunto delle punte vertiginose e molti giovani dell'isola avevano dovuto addirittura rinviare le nozze per l'impossibilità di trovare un appartamento dove andare ad abitare. I militari americani e le loro famiglie oltre che a La Maddalena hanno trovato sistemazione pagando affitti alti anche negli altri centri della Gallura ed in particolare a Palau, Arzachena e Santa Teresa…» (L'Unione S.).

Giungono le prime delusioni. La gente si rende ormai conto di essere caduta nel tranello della vecchia truffa della consorteria (militari, politici, stampa di disinformazione): promettere mari e monti alla popolazione perché accetti l'insediamento bellico, poi rimangiarsi le promesse. Come per i poligoni missilistici del Salto di Quirra, per il CAUC di Teulada, per l'aeroporto NATO di Decimo così anche per La Maddalena gli stessi quotidiani che si sono prestati ai falsi e alle truffe cominciano ad ammettere che "la massiccia presenza degli americani non ha portato nell'isola quel movimenti di affari che la popolazione si attendeva".
Si noti il discorso puttanesco: "che la popolazione si attendeva", e non invece "che i militari, i politici e i giornalisti loro tirapiedi avevano garantito", dando del sovversivo a chi osava dubitare delle loro false promesse.
I padroni del sistema, attraverso i loro canali di deformazione della verità, sostengono l'utilità per le popolazioni sarde di avere in casa molti soldati e molte armi. Durante la sollevazione orgolese dell'estate 1969 la stampa padronale si levò scandalizzata chiedendosi come potesse una comunità dare un calcio a tanta fortuna:

«Le autorità militari hanno inteso, scegliendo la zona di Pratobello quale meta di un campo estivo (leggi: poligoni di tiro con artiglieria -nda) instaurare o meglio cercare di instaurare dei rapporti prima di tutto umani, contemporaneamente si è fatto il tentativo di agevolare l'economia di quei paesi, oltre all'apporto notevole che ne può derivare sotto il profilo del costume e dell'etica sociale» (L'Unione Sarda 22.6.69).

Questa tesi fa il paio con quella sostenuta dai Krupp e dai loro tirapiedi durante la prima carneficina mondiale, che tentava di convincere i lavoratori a fare la guerra, decantando la salubrità del clima in trincea rispetto a quello mefitico delle fabbriche. Questo uno stralcio esemplare, tratto da un giornale tedesco dell'epoca:

«Come respireranno infine centinaia di migliaia di operai quando saremo in guerra! A casa, nelle buie fabbriche, i cui cortili sono pieni di fumi appestati, forse in una fabbrica in cui l'avvelenamento da piombo è cronico, in un'industria di colori, ove il verde e il giallo di tutto un anno non si lavano più via dalla pelle, con il fracasso delle macchine e dei martelli, dove il baccano impedisce di scambiare due parole, o infine in quelle fabbriche dove l'individuo è trasformato in macchina, svolgendo giorno per giorno un lavoro infinitamente monotono e deprimente, lì l'operaio rischia di morire, lì il suo ego si raggrinzisce… Ora queste persone vedono invece per tutto il giorno la luce. Hanno sole e aria, marciano per prati e monti, per campi e boschi, marciano pieni di aria vivificante e dormono all'aperto… In questo periodo le nuove impressioni possono penetrare senza ostacolo nell'animo. Dintorni pieni di colori, paesaggi sconosciuti, nuovi uomini con nuove lingue e con colorati e insoliti vestiti - tutto ciò affolla, riempie l'animo del povero operaio! egli ridiventa uomo, può ridiventarlo» (Da Nuw Kent - maggio 1970).

Dire che i militari americani - così come prima di loro i militari italiani, canadesi e tedeschi - anziché benessere economico e apporti culturali hanno portato e diffuso corruzione e criminalità, è dimostrato dai fatti.
Non si tratta di razzismo alla rovescia: noi Sardi abbiamo un grande rispetto per i popoli degli altri paesi - tanto è vero che mai ci siamo sognati di invadere le loro terre e di assoggettarli alle nostre ambizioni di potenza.
Il fenomeno di diffusione di corruzione e di criminalità è correlato ed è sempre conseguente a uno stato di occupazione militare, sia che si tratti di truppe "alleate" o "nemiche". Il fenomeno, deriva, più in particolare, dalla situazione privilegiata economica e giuridica della società militare occupante nei confronti della società civile occupata. Per fare un esempio corrente, il privilegio degli occupanti militari di poter acquistare a prezzi ridottissimi numerosi generi di largo consumo (benzina, sigarette, liquori, eccetera) ha dato luogo a un vasto traffico di contrabbando che si traduce in un nuovo flusso di denaro a favore dei militari.
Sta di fatto che "la via della droga" passa attraverso i militari americani e della NATO, e costituisce per il nostro popolo un nuovo elemento di disgregazione e abbrutimento fisico e morale che gli viene dalla "peste militare". E non parliamo della prostituzione a tutti i livelli, da viale Colombo al palazzo della regione...



5. Il cobalto: questo sconosciuto cancerogeno.

Prima ancora dell'insediamento della base nucleare, la stampa padronale, facendo proprie le tesi rassicuranti dei militari, dei politici e di compiacenti "scienziati", aveva chiuso "la scottante questione" con inoppugnabili "documenti":

«L'energia nucleare costituisce una fonte di inquinamento minore di quanto non lo siano molte altre che, normalmente, ci minacciano più da vicino tutti i giorni. (Quali? Le flatulenze dei nostri governanti? -nda). E', insomma, un combustibile pulito poco nocivo all'uomo, se naturalmente certe condizioni di sicurezza vengono rispettate.
Lo ha affermato in un recente studio il CNEN (Centro per l'energia nucleare) e lo ha ripetuto a La Maddalena nell'occhio del ciclone delle polemiche scatenatesi per la presenza della nave-appoggio che dovrà prestare soccorso ai sottomarini atomici americani nel Mediterraneo, il ten. col. del genio navale Ameli, esperto in questioni atomiche, nel corso di una conferenza stampa sullo scabroso argomento.
Dal 1971 i mari di tutto il mondo sono percorsi da più di 100 sottomarini atomici americani, oltre a quelli delle altre potenze, e mai si sono avuti casi di contaminazione.
Uno dei pericoli di questi moderni strumenti di guerra potrebbe essere costituito dalle scorie eliminate durante la navigazione. "Ma si tratta - dice Ameli - di quantità trascurabili di residui radioattivi. Chiunque di noi si sottoponesse a una lastra radiografica ne assorbirebbe in misura maggiore senza alcuna conseguenza"…
Il CAMEN (Centro applicazioni militari energia nucleare) dopo uno studio approfondito sul problema di La Maddalena concludeva che "i controlli eseguiti hanno sempre dato valori identici a quelli della radioattività naturale" e pertanto "l'ormeggio di uno o più sottomarini nucleari rappresenta una situazione radiologicamente sicura"…
"E' inutile nascondere - dice l'ammiraglio Slaider, capo ufficio stampa del ministero difesa - che le radiazioni siano pericolose. Farlo sarebbe inutile, oltre che sciocco. Ma in questo caso sono state prese tutte le precauzioni necessarie. Gli allarmi, quindi, sono per lo meno eccessivi".
Un sottomarino atomico ha una autonomia di navigazione pressoché illimitata. Il cambio di combustibile avviene ogni quattro anni, quattro anni e mezzo secondo piani programmati e l'operazione, che consiste nell'apertura della pila atomica di cui è dotato, pila del resto racchiusa in speciali compartimenti a tenuta perfettamente stagna, non può essere effettuata in cantieri appositamente attrezzati e La Maddalena non possiede per ora, né l'avrà in futuro, un arsenale in grado di prestare questo genere di soccorso.
"Gli scopo della nave-appoggio - dice il dott. Ceccherini, capo ufficio stampa della Farnesina - sono di altro genere".
Anche su questo non si fanno misteri: rifornimenti di viveri, liquori, sigarette, pellicole cinematografiche, comunicazioni dei familiari agli equipaggi che tornano in superficie dopo aver navigato per mesi nella profondità degli abissi». (L'Unione S. 10.12.72)

Affermazioni come queste sono l'espressione più genuina di una consorteria che a cuor sereno può definirsi associazione a delinquere. Purtroppo saranno i fatti a smentire la tesi sulla innocuità delle radiazioni e l'altra tesi, subordinata, che seppure le radiazioni sono dannose, i sistemi di sicurezza sono tali da concretare una "situazione radiologicamente sicura". Ma l'affermazione che tocca l'apice dell'impudenza è quella sulla funzione della base nucleare Gilmore: non sarebbe ciò che in effetti è - una complessa sofisticata officina dotata di speciali apparecchiature per rifornimento, manutenzione e riparazione di motori a propulsione nucleare - ma più modestamente una specie di spaccio-casino dove i marinai si recherebbero ogni quattro mesi per sgravarsi i testicoli e rifornirsi di sigarette e gomma da masticare.
Siamo al 1974. E' l'anno in cui i fatti smentiscono gli "esperti in questioni atomiche" foraggiati in dollari; e la questione dell'inquinamento radioattivo esplode in tutta la sua allucinante drammaticità.
23 marzo. Lo stesso quotidiano che ha chiuso le polemiche con il capolavoro appena riportato, in un trafiletto, si pone timidamente l'interrogativo: "Radioattività a La Maddalena?" E sotto riporta la notizia che il CNEN ha istituito una serie di dispositivi per rilevare "eventuali" inquinamenti. Stiamo calmi - dice - ordinaria amministrazione: la zona di attracco dei sommergibili «è compresa dallo scorso anno fra i punti della rete nazionale di controllo della radioattività dell'ambiente biologico marino organizzata dal CNEN». Il che, purtroppo, è un'altra grossa balla perché una siffatta rete di controllo non esiste.
Per rendere più credibile la panzana, si specificano i dettagli delle operazioni di controllo: «a intervalli regolari (che vengono decisi sulla base delle caratteristiche delle sostanze inquinanti) i tecnici dell'ente nucleare prelevano campioni di acqua, organismi marini (specialmente i molluschi che possono assumere un'altissima concentrazione), alghe e altre sostanze interessanti, sia nel punto di attracco dei sottomarini sia nelle vicinanze». Anche su questo punto si mente, perché sappiamo che gli americani non hanno mai consentito a nessuno di avvicinarsi alla zona top-secret neppure per prelievi.
«I campioni - prosegue il quotidiano - vengono poi esaminati nel laboratorio… I risultati delle analisi verranno resi noti nel consueto bollettino annuale che fornisce tutti i dati delle varie reti di controllo…» Bollettino mai visto, dati che nessuno conosce, tanto meno noi Sardi.
Tanto è vero che il 27 marzo, «facendosi interprete delle apprensioni della popolazione gallurese, il consigliere provinciale Pasqualino Serra rivolge una interrogazione al presidente della provincia:

«…Dopo l'allarmante notizia che in Giappone si è verificato un pauroso aumento del livello di radioattività nelle zone frequentate dai sommergibili nucleari, si impone il preciso dovere morale di tutelare le nostre genti da spaventose sciagure, al di sopra di qualunque ideologia politica e di qualsivoglia tentativo di strumentalizzazione. IN NOME DI DIO le chiedo se è vero che a La Maddalena sono state rilevate tracce di cobalto, così come in Giappone; se è vero che una cortina di silenzio impedisce la conoscenza ufficiale della notizia; se è vero che il segreto militare impedirebbe di effettuare le uniche valide rilevazioni nella zona sottostante i sommergibili…»

Sulla scia del Serra, due consiglieri del PCI rivolgono il 5 aprile una interrogazione "urgente" al presidente della giunta regionale per sollecitare "accertamenti sull'inquinamento radioattivo" a La Maddalena.
Presi in contropiede dalle interrogazioni di consiglieri "di grado superiore", i consiglieri di La Maddalena si riuniscono "d'urgenza" il 20 aprile, e dopo il solito "ampio approfondito dibattito" compilano un ordine del giorno in cui, partendo dalle notizie riportate dalla stampa nazionale su accertate tracce di inquinamento radioattivo (CO60 in particolare) nelle acque dell'arcipelago, concludono con il chiedere al governo lo smantellamento della base «se verrà accertata la presenza di inquinamento nucleare». (Inquinamento, come si è detto, "già accertato" e che è l'oggetto dello stesso o. d. g.).
La tragica farsa continua. Nove giorni dopo, il 30 aprile, la stampa dà notizia che l'istituto superiore di sanità ha disposto "proprie indagini". E' sempre lo stesso gioco, la gente lo conosce a memoria. L'istituto superiore di sanità manda una commissione di "esperti" in villeggiatura. La commissione è composta dai soliti funzionari-pezzi grossi che ascoltano benevolmente i soliti amministratori paesani che recitano "le preoccupazioni delle popolazioni sullo scottante problema". Questi ultimi ricevono le solite rassicurazioni: verrà programmata una linea di azioni bla bla bla… per l'installazione di un gabinetto munito di apposite apparecchiature bla bla bla… per seguire una indagine nell'ambiente marino e successivamente atmosferico bla bla bla… state tranquilli, ossequi alle signore…
3 maggio. Gianfranco Amendola, un pretore democratico, pubblica ne "Il Messaggero" un esplosivo servizio: Amendola fa riferimento a tre documenti, qui riportati:

1) «Come consigliere comunale avevo votato a favore di quel tanto discusso ordine del giorno il cui contenuto altro non era se non troppo disinvolto accoglimento della base americana nel nostro arcipelago. Pertanto non ho nessuna difficoltà a dichiarare oggi che quel consenso di ieri non può e non deve pesare sulla mia coscienza di uomo libero e di responsabile delle sorti della nostra comunità. Nel rinnovare la mia perfetta convinzione della validità politica dell'alleanza atlantica, non posso contemporaneamente sottacere gli atroci dubbi che affiorano nel momento in cui apprendiamo che il Giappone ha costretto gli USA a ritirare i sommergibili atomici da quelle basi dopo la scoperta del pauroso aumento del livello di radioattività nelle zone frequentate dai sottomarini a propulsione nucleare. Ed è ancora più drammatica la notizia che a La Maddalena sono state rilevate tracce di CO60 (Cobalto) così come in Giappone. Copia della presente lettera la trasmetto al sindaco Deligia perché venga messa agli atti quale svincolo delle responsabilità morali che al momento di quel voto io mi ero assunto in perfetta buona fede, convinto delle assicurazioni, alle quali avevo creduto, sull'inesistenza dei pericoli di contaminazione». (Lettera del cons. comunale del PRI di La Maddalena Giocondo Giannoni, inviata al sindaco, a La Nuova Sardegna e al pretore Amendola).

2) «Il consiglio provinciale di Sassari, preoccupato per le allarmanti notizie apparse sulla stampa nazionale e isolana in riferimento ai risultati dei controlli effettuati dal CNEN nella base di Santo Stefano per attracco ai sommergibili a propulsione nucleare, preso atto che sono state riscontrate sostanze radioattive, pur al di sotto del normale livello di pericolosità immediata, che lasciano aperti problemi di responsabilizzazione e di rischi futuri ai quali si deve subito far fronte, conscio della gravità del problema e certo di interpretare lo stato di diffusa preoccupazione delle popolazioni, chiede al governo che venga allontanata immediatamente la base USA della Maddalena e che con urgenza predisponga un intervento da parte dell'istituto superiore della sanità per compiere regolari accertamenti atti a garantire la veridicità dei prelievi». (Ordine del giorno presentato nella seduta dell'aprile '74).

3) «Lunedì prossimo sarà a La Maddalena la commissione di tecnici inviata dal ministero della sanità per predisporre tutto un programma di prelievi e di esami su campioni delle acque, dei sedimenti e degli animali dell'arcipelago maddalenino. Ma se, come prevedibile, la commissione di recherà a Santo Stefano troverà l'isola pressoché deserta: la Gilmore, la nave appoggio per sommergibili della flotta USA, infatti stamattina alle 1,30 ha levato le ancore ed ha diretto la prora alla volta di Barcellona in Spagna, ove si tratterrà un numero di giorni imprecisato, che tuttavia le impedirà di essere a Santo Stefano per lunedì. Una gita - garantiscono gli americani - programmata tre mesi fa e che rientra nel quadro delle attività di routine a suo tempo predisposto. Gli scienziati del consiglio superiore della sanità che giungeranno espressamente, pertanto, non potendo tracciare in loco le linee generali delle attività che dovranno svolgere per fugare definitivamente tutte le voci di potenziale inquinamento…, non potranno rendersi conto di quello che a Santo Stefano avviene effettivamente e del tipo di reattori che i sommergibili impiegano». (La Nuova S. del 16.4.74).

Questi documenti sono per Amendola sintomi positivi verso la risoluzione del gravissimo morbo che infetta il nostro mare, in particolare la visita degli scienziati dell'istituto superiore di sanità per "predisporre un piano serio di controlli costanti".
La mia valutazione di questi stessi documenti è negativa, perché parto da una ideologia antistatalista: non credo nella serietà e nella onestà delle istituzioni che sono espressione di un potere sostanzialmente rapinatore e sfruttatore.
I pentimenti degli amministratori che hanno sottoscritto l'atto di cessione della loro terra agli interessi di una potenza straniera sono sempre tardivi e inutili; né vale l'alibi della ignoranza dei terrificanti pericoli che la cessione comportava per i Sardi: come è chiaramente documentato, abbiamo denunciato subito, prima della ratifica dell'accordo, ciò che già si sapeva che sarebbe accaduto, in contrasto con le affermazioni false e tranquillanti delle autorità militari e politiche che - in malafede - sono state prese per buone da quegli stessi amministratori che avevano allora un minimo di potere di opporsi a nome degli abitanti.
Sui "controlli seri e costanti" degli "scienziati" dell'istituto superiore di sanità si vedrà che cosa ne verrà fuori dopo quattro anni: la base è rimasta anche dopo la scadenza dei cinque anni di contratto nonostante l'accertato aumento della contaminazione radioattiva.
Il servizio giornalistico di Amendola è tuttavia importante per la serietà delle informazioni e dei documenti relativi ai tassi di inquinamento.

«In sintesi - scrive Amendola in polemica con la tesi dell'ambasciata USA - questi sono gli argomenti più significativi:
1) non è vero che i sommergibili nucleari degli USA sono stati cacciati dal Giappone per un riscontrato aumento di radioattività, in particolare di cobalto 60. E' solo vero che il 29 gennaio '74 si è scoperto che alcune analisi giapponesi sulla radioattività nei porti giapponesi frequentati da navi nucleari americane erano state falsificate dall'agenzia incaricata di farle ed allora il governo giapponese ha pregato gli Stati Uniti "in modo informale" di sospendere le visite dei sommergibili nucleari in attesa di preparare un nuovo programma "credibile" di analisi;
2) gli USA fanno controlli costanti a La Maddalena, e anzi le prime analisi furono fatte prima dell'arrivo dei sommergibili nucleari. Da tali controlli non risulta che vi sia stato alcun aumento della radioattività. In particolare, per il cobalto 60 (definito come il "radionuclide a lunga vita, tipico prodotto dei reattori nucleari") tutti i campioni (122 del '72 e 134 del '73) sul sedimento (fondo marino) hanno rilevato che esso è inferiore a 3 picocurie per grammo, cioè una quantità insignificante a livello sanitario;
3) in totale, nel '72 come nel '73, le circa 100 navi degli USA in tutti i porti del mondo hanno "scaricato" una radioattività inferiore a 0,002 curie, cioè una quantità assolutamente non pericolosa anche in tutto il suo complesso.

A questo punto, riportate le osservazioni americane, ci sembra doveroso aggiungere altri elementi di valutazione.
Per quanto concerne il Giappone sarebbe retorico discutere sulla differenza sostanziale tra il "cacciare" e il "pregare in modo informale".
Passiamo ai fatti, quali a noi risultano (e ci consta che con due telespressi, uno dell'8 febbraio e l'altro del 1 marzo 1974, l'ambasciata italiana a Tokio ne ha informato ufficialmente anche il nostro governo assente in questa vicenda).
Il 29 gennaio 1974, T. Fuwa, segretario generale del partito comunista giapponese, presentò una interrogazione parlamentare accusando l'Agenzia per la scienza e la tecnologia (ente governativo che sovrintende alla ricerca scientifica in Giappone), di aver pubblicato falsi dati sulle misurazioni di radioattività effettuate nelle acque dei porti giapponesi, a seguito di visite di sottomarini nucleari americani. E' stata immediatamente ordinata un'inchiesta da cui risulta che circa il 30 per cento dei dati pubblicati erano stati falsificati.
L'inchiesta ha accertato che il campionamento dei fanghi del fondo marino (sedimento) su cui dovevano essere compiute le analisi non veniva eseguito nel modo prescritto, cioè nella zona sottostante il sommergibile ancorato.
E ancora: il 25 febbraio 1974 una nota del governo giapponese (riportata dal giornale Daily Yomiuri del 27 febbraio '74) rivelava che Naha, il porto di Okinawa, era stato contaminato dai sommergibili nucleari americani prima della restituzione dell'isola al Giappone nel maggio del 1972.
In proposito, il deputato Yoshinoni Ihara, direttore dell'ufficio atomico dell'Agenzia della scienza e della tecnologia, dichiarava alla stampa che "parte dell'alta percentuale di cobalto 60 trovato nel sedimento marino di Okinawa era da attribuirsi ai sommergibili nucleari americani". L'inchiesta, ancora in corso, ha già accertato che i dati furono falsificati (e non certo per difetto) per ordini venuti dall'alto. Il Japan Times del 19 febbraio 1974 riporta che un ricercatore dell'Istituto falsificatore, in una conferenza stampa, ha confessato che Koji Osato, capo della prima sezione, aveva istruito lui e gli altri ricercatori su come fabbricare dati falsi. Anzi, secondo la stessa fonte, Osato in prima persona aveva asportato e bruciato alcuni dei dati relativi alla radioattività. A seguito di queste prime indagini, il governo giapponese ha deciso:
a) lo smantellamento dell'Istituto di ricerca di chimica analitica;
b) nuovi controlli della radioattività nelle acque dei porti di Yokusuka, Sasebo, e Okinawa;
c) creazione di un nuovo istituto di analisi chimiche, che sarà incaricato di effettuare le analisi in futuro;
d) sospensione delle "visite" dei sottomarini nucleari americani nei porti giapponesi dalla fine di febbraio 1974.

Questi i fatti del Giappone, che parlano da soli.
Per quanto concerne La Maddalena, purtroppo l'ambasciata americana non ci ha fornito i dati relativi prima dell'arrivo dei sommergibili nel 1972. Noi, però, siamo pronti a scommettere che, prima, il cobalto 60 non c'era. E, se dopo l'installazione della base è apparso il cobalto, non è del tutto corretto parlare di non aumento della radioattività.
Del resto, anche se tutti i campioni sul sedimento hanno rivelato una quantità di cobalto inferiore a 3 picocurie per grammo, sarebbe interessante sapere - ma questo i dati non lo dicono - se, entro questi limiti, il cobalto è aumentato (ad esempio da 0,001 a 0,01) oppure se si è diffuso nella zona, così come appare dai dati del CNEN.
Questo lo ripetiamo, non per il pericolo diretto ma perché, essendo il cobalto 60 una sostanza che si dimezza dopo ben 5 anni, ha tutto il tempo di aumentare con l'accumularsi degli scarichi.
Qui appare un'altra grave carenza dei dati americani. Essi considerano solo il sedimento, cioè il fondo marino, nello stato più superficiale, quindi non valutano i fenomeni di accumulo, ma solo l'ultimo deposito di materiale. Ora è noto a tutti che molti organismi marini (ricordiamo le cozze e i bacilli del tifo) hanno capacità incredibili di accumulo di sostanze estranee. Le indagini del CNEN, ad esempio, hanno posto in luce l'accumulo di cobalto 60 "nelle pinne nobili", molluschi marini, alla Maddalena.
Quanto cobalto si sarà accumulato nei molluschi nel 1977, a cinque anni dall'installazione della base? Esso sarà certamente aumentato, ma è difficile prevedere di quanto. Intanto, però, la popolazione continuerà a mangiare pesce e molluschi della zona; con quali conseguenze, specie per le generazioni future, non è dato sapere. Tanto più che, per valutare seriamente i rischi del fenomeno di accumulo, occorrerebbe studiare preventivamente - e non è stato fatto - la fauna ittica locale, le abitudini alimentari della popolazione e il gioco delle correnti.
Per curiosità, siamo andati a vedere se quanto è avvenuto e avviene alla Maddalena è riscontrabile anche in altre basi ove attraccano navi nucleari. Iniziamo da quelle americane negli Stati Uniti.
In tutte si nota una contaminazione diffusa da cobalto 60 quale diretta conseguenza dell'arrivo delle navi, come riconoscono concordemente tutti i rapporti ufficiali del ministero della marina degli Stati Uniti, corredati da centinaia di analisi. Punte particolarmente alte, con una media totale annua di 4 curie, si sono riscontrate negli anni tra il 1960 e il 1965. E non si è restati sempre sotto i 3 picocurie per grammo, come ora avviene alla Maddalena. Ad esempio, nell'ottobre '64 a Pearl Harbour sono stati trovati 270 picocurie per grammo; e a Groton, New London, nel Connecticut, nel '71, 461 campioni contenevano meno di 3 picocurie di cobalto 60 per grammo, 40 erano fra i 3 e i 30 picocurie e 2 fra i 30 e i 300.
Tutti i campioni, per il resto, sono scarsamente attendibili, specie in relazione all'accumulo, perché non hanno considerato gli organismi marini, né i vari strati del fondo. A dire il vero, in un rapporto del 1972 su Pearl Harbour (Hawai) si afferma che il cobalto 60 non è assimilabile dagli organismi marini, ma è strano che allora il CNEN sia riuscito a trovarlo nelle "pinne nobili" della Maddalena. Quanto al sedimento, lo stesso rapporto, a pagina 329, riconosce che per vedere la quantità complessiva di cobalto, si sarebbe dovuto prelevare i campioni più in profondità.
Conclusione: ogni anno, quando più quando meno, le navi americane scaricano cobalto 60. Il cobalto 60 non si dimezza prima di 5 anni, quindi si somma e si accumula specie negli organismi marini; in definitiva, non può non aumentare. Di quanto, non si sa.
Questo, già nell'ipotesi che non vi siano incidenti o anomalie. Ma qui il discorso si fa delicato ed è proprio questo il punto più preoccupante. Perché ogni tanto qualcosa di strano può succedere, e se succede qualcosa di strano, tutti i calcoli vanno per aria e non per eccesso, ma per difetto. Le conseguenze possono essere gravissime, perché l'accumulo oltre i limiti di sicurezza può avvenire molto prima del previsto.
Ma questo qualcosa è mai successo? Noi pensiamo di sì. Un rapporto del ministero della Marina americana del settembre 1972 a pagina 476 informa che nel 1968, nel porto giapponese di Sasebo, una nave, giapponese che stava rilevando le radiazioni nella zona ove c'era una nave americana, notò un aumento improvviso di radioattività. Il rapporto non precisa di quanto, ma conclude che, se anche ci fu uno "scarico anormale", non ci fu pericolo per la salute pubblica.
Veniamo all'Italia. L'unico porto di cui sappiamo qualcosa quanto al cobalto 60 è La Maddalena. Paradossalmente, non sappiamo nulla anche perché non si fanno indagini, dei porti più popolosi che ospitano sommergibili o navi nucleari americane.
Giustamente Giorgio Tecce ha rilevato su "L'Espresso" che sarebbe "opportuno" - noi aggiungiamo doveroso - estendere le "misure e le operazioni di controllo anche in porti come Napoli, Taranto, La Spezia frequentati da navi americane". Tanto più che corrono voci insistenti secondo cui nel '70, a Napoli, vi sarebbe stato un forte rilascio di materiale radioattivo da parte di una nave americana. Tutto ciò che abbiamo detto per La Maddalena vale ancor più per questi altri porti densamente popolati e già tanto inquinati.
Indagini, controlli, piani di emergenza, rispetto delle norme di sicurezza: nulla di tutto questo si fa in Italia. Le basi militari straniere sembrano essere al di fuori di ogni legge. Le autorità italiane non escono dal loro silenzio, fidando che, come spesso è avvenuto, il passare del tempo faccia dimenticare tutto. Non è nemmeno pensabile che la pelle di un italiano valga quanto quella di un giapponese, e quindi non è nemmeno pensabile un "invito formale" agli USA di sospendere l'invio di navi nucleari finché non saranno state adottate tutte le opportune precauzioni».

Per tutto l'anno ('74) i canali di disinformazione - quelli indigeni con maggiore impegno - tentano di coprire la gravità dei fatti con un continuo dosato alternare paure per la contaminazione con notizie rassicuranti: politici e tecnici tengono la situazione "sotto controllo".

10 maggio. «Annunciata la visita del ministro della difesa. Andreotti a La Maddalena per l'inquinamento atomico. L'uomo politico è atteso per la prossima settimana. Assicurazioni dell'onorevole Aldo Moro al sindaco Deligia».

14 maggio. «Nuove proteste a La Maddalena. Un telegramma del presidente di "Italia Nostra" al ministro Andreotti… Chiedendo il riesame delle servitù militari, "Italia Nostra" dice che queste "fanno pagare alla Sardegna, con gravi danni di natura economica, il più alto costo di qualsiasi altra regione italiana per la ubicazione di basi ed impianti militari non strategicamente inamovibili"…»

18 maggio. «Un gruppo di studenti di La Maddalena ha manifestato stamane percorrendo alcune strade e piazze cittadine contro la presenza degli americani nell'isola».
8 giugno. «Andreotti ha concluso la visita in Sardegna. L'avvenire dell'isola interessa tutto il Paese. Prima di partire il ministro della difesa ha ribadito gli impegni presi per la soluzione dei problemi legati alle servitù militari».

C'è ancora chi fa finta di credere nella "buona volontà" di Andreotti e dei governanti di risolvere i "mali militari" che affliggono l'Isola: una finzione che ha lo scopo di convincere i Sardi a dare ancora credito a screditati mentitori. In verità, Andreotti è venuto in Sardegna per organizzare la campagna elettorale per le regionali del 16 giugno e per assistere a esercitazioni belliche nel CAUC di Teulada.

12 giugno. «Come voteranno i sardi il 16 giugno? Anche la "questione americana" nella polemica a La Maddalena. Il sindaco viene accusato di aver favorito l'insediamento della base atomica. La DC dovrà pagare anche per questo - dicono i socialisti».

La DC non pagherà. Resterà al potere - con la collaborazione dei socialisti e dei comunisti.

13 giugno. Nuova notizia tranquillante: «Nell'arcipelago di L. M. potenziati i controlli contro l'inquinamento. Una serie di apparati per la rilevazione della radioattività dove sostano i sommergibili nucleari americani saranno messi a disposizione degli enti locali interessati».

Giusta la moda delle "autonomie locali" e del "decentramento amministrativo", gli stessi abitanti saranno forniti di speciali "apparati" con le istruzioni d'uso allegate: "Fatevelo da voi". Che altro possono pretendere amministratori e cittadini preoccupati e dubbiosi?
Infatti gli amministratori si riappacificano con gli americani e in consiglio «passa il progetto per il villaggio degli americani. La lottizzazione prevede la costruzione di 248 appartamenti in una superficie di 195 ettari».
Si regalano agli yankee ben 1.950.000 metri quadrati di area fabbricabile; mentre gli abitanti vivono ammassati promiscuamente in catapecchie senza servizi.

29 settembre. La commissione del ministero della sanità è al lavoro. «A La Maddalena misurano la radioattività sui cibi. Accurati controlli per evitare qualunque pericolo agli abitanti… Continuano frattanto i sopralluoghi a Santo Stefano per accertare l'esatto gradi di inquinamento…»

19 ottobre. Prende posizione - finalmente! - il comitato nazionale contro il fascismo nel Mediterraneo (i marxisti-leninisti), «in rappresentanza di numerosi consigli di fabbrica», e organizza una manifestazione anti-americana a La Maddalena con almeno tre poliziotti per ogni manifestante.

28 novembre. Il governo francese denuncia che l'inquinamento radioattivo minaccia la Corsica. La notizia viene dal settimanale corso "Kir", conferma che il mare delle Bocche di Bonifacio è contaminato da Co60 e Manganese 54 provenienti dalla nave-appoggio Gilmore a Santo Stefano.

La stampa statalista ridimensiona subito i fatti. «Fanghi nucleari a La Maddalena? L'inquinamento radioattivo starebbe estendendosi in direzione della Corsica. Apprensioni a Roma e nell'Isola. Secca smentita del comandante della base americana».

Si noti la furbizia della prosa: l'interrogativo; l'estendersi ipotetico dell'inquinamento; le apprensioni a Roma; la secca smentita degli yankee.
Siamo al 1 dicembre, si avvicina il Natale, gli animi devono predisporsi alla serenità, i fanghi al cobalto vanno dimenticati al più presto:

«Nuova smentita a La Maddalena sull'esistenza di pericoli di inquinamento. Gli americani continuano a negare la presenza di "fanghi nucleari"». Dopo le apprensioni del 28, «nessun commento a Roma sulla consistenza dell'allarme».
Se a Roma - Caput Mundi - si tace, tutto va bene e si può stare tranquilli. Comunque, siccome «a La Maddalena cresce la tensione», il 3 dicembre con fulminea rapidità sono stati «disposti controlli… Una serie di rilevatori capaci di stabilire il tasso di inquinamento nelle acque dell'arcipelago… verrà installata dal ministero della sanità».
Se questa notizia è vera, evidentemente tutte le precedenti sulla "disposizione di controlli" e su "le rilevazioni per stabilire ecc." erano false.
Intanto, la solita stampa, per dimostrare la democraticità del sistema, informa l'opinione pubblica che «forse lo scottante problema avrà un eco in parlamento». Figuriamoci, quale eco potrà mai risuonare tra quelle vecchie puttane istituzionalizzate!
Una notizia che non viene pubblicizzata è la dichiarazione del 15 dicembre di Moro in parlamento, dove in risposta a una delle solite interrogazioni formali di un senatore appositamente stipendiato, Moro dice di non rompere le palle con domande cretine, perché: «l'intesa italo-americana» per l'insediamento della base nucleare «è stata raggiunta su un piano bilaterale nel quadro e in adempimento dell'art. 3 del trattato nord-atlantico».
In parole povere, il governo non ha fatto altro che disporre, a termini di legge, dei poteri che gli vengono dal parlamento che lo ha espresso - socialisti e comunisti compresi. Governo espresso da un parlamento che è a sua volta espressione della volontà (elettorale) popolare. Quindi, giuste le norme della democrazia borghese, è il popolo stesso che ha deciso di vendere la Sardegna ai militari del Pentagono. Che cazzo vogliono gli oppositori parlamentari?



6. Continuano le indagini: nascono i primi “mostri al cobalto”.

La notizia verrà tenuta nascosta, se ne parlerà nel '76, secondo i programmi informativi predisposti dal sistema.


Il 1975 è un altro anno di mistificazioni: evocando le forze magiche della scienza, generali e ministri esorcizzano il maligno atomico.

7 gennaio. «I tecnici della commissione di inchiesta a L.M. impianteranno un laboratorio per valutare l'inquinamento. Nominati dall'assessore all'ecologia tre consulenti in grado di valutare la presenza di pericoli radioattivi nelle acque dell'isola. Controlli a Santo Stefano».

Ciò che nel titolo viene dato per certo, nel testo si ridimensiona a progetto da realizzare:

«Un laboratorio di igiene… verrà realizzato al più presto… La data d'inizio dell'attività verrà fissata a breve scadenza dalla commissione di indagine ministeriale e dalla regione sarda, dalla amministrazione di L.M. e dalla provincia di Sassari…»
Come si legge, una "supercommissione" composta da un sacco di gente. Al momento esiste soltanto la commissione di nomina ministeriale, che è già al lavoro - si dice - da otto mesi; ai membri di questa si aggiungeranno tre esperti della regione, più i rappresentanti dei comuni interessati e della amministrazione provinciale. Il sindaco Deligia, che c'entra d'ufficio, rilascia dichiarazioni entusiastiche:

«Quotidianamente i campioni affluiranno al laboratorio dove verranno eseguite le analisi. Si potrà avere così istantaneamente il polso della situazione e, quindi, in caso di pericolo, sarà possibile operare gli interventi necessari…»

Si profila il solito lucroso affare. In Italia, normalmente, le commissioni di qualunque genere di indagine sono carrozzoni di sottogoverno che costano un occhio della testa al contribuente. Lo si deduce anche dal finale del documento che sto riportando:

«Ovviamente sarà anche varato un piano finanziario per le spese di impianto e di assunzione di tutti quei tecnici e collaboratori di cui il Centro avrà necessità. Soltanto a queste condizioni, infatti, la salute dei maddalenini e di gran parte dei sardi potrà essere controllata e difesa».

A metà gennaio, nella pace al cobalto una parentesi bellica:

«In vista di una eventuale guerra per il petrolio», i marines della VI flotta «si esercitano in Sardegna per sbarchi in Medio-oriente». «Oltre 2.000 marines americani hanno preso parte nei giorni scorsi ad una massiccia operazione anfibia svoltasi al largo delle coste della Sardegna in una zona che non è stata precisata, ma che potrebbe essere Capo Teulada, un tratto di mare dove anche in passato si sono svolte importanti manovre. L'esercitazione di sbarco degli specialisti dell'esercito statunitense, già impiegati durante la fase più calda del conflitto in Vietnam, è avvenuta - secondo quanto si è appreso - più o meno in coincidenza con le allarmanti dichiarazioni del segretario di stato Kissinger che nei giorni scorsi aveva parlato della possibilità, seppure remota, di una invasione armata dei paesi produttori di petrolio per garantire i necessari rifornimenti del prezioso oro nero al mondo industrializzato… La notizia delle manovre militari svoltesi al largo della Sardegna è trapelata attraverso la corrispondenza da Parigi del giornale americano Washington Star News… Già il mese scorso la Sardegna, nella quale trovano ospitalità alcune importanti basi della NATO, era stata al centro delle attenzioni degli esperti militari di alcuni paesi e tra questi gli arabi.
Secondo quanto riferisce in un ampio servizio un settimanale milanese, dalle basi aeree della Sardegna si sarebbero levati in volo agli inizi di dicembre alcuni aerei da guerra (si parla di micidiali Phanton) che dopo essersi uniti ad altri decollati dalla base di Aviano nel Veneto, si sarebbero diretti verso il Medio-oriente. In quell'occasione la Farnesina smentì tutto, anzi a livello ufficioso parlò di notizie "palesemente fantasiose". Dal canto loro i portavoce di alcuni importanti paesi arabi sostengono che in Italia risiedono 50 mila uomini particolarmente addestrati nella guerra nel deserto». (L'Unione Sarda. 12.1.75).

I funzionari della Farnesina hanno licenza di mentire per la sicurezza dei profitti del capitale. Sta di fatto che durante l'ultima guerra scatenata dal fascismo israeliano contro gli arabi, Phanton con piloti tedeschi e americani di stanza a Decimomannu e abilitati al tiro nel poligono di Capo Frasca, senza contrassegni o con contrassegni falsi, hanno partecipato, in modo determinante al conflitto.
1 febbraio. La commissione di indagine del livello di contaminazione radioattiva viene contestata. Il direttore del laboratorio chimico provinciale di Sassari e l'ufficiale sanitario di Cagliari indirizzano un documento alle autorità regionali e un telegramma all'assessore regionale all'ecologia e a quello all'igiene e sanità denunciando l'inconsistenza e l'inutilità della commissione.
2 febbraio; Riprende la campagna "sedativa". Un servizio stampa rende noto che «è già all'opera la commissione di indagine nominata dall'assessorato all'ecologia». Gli esperti si sono recati in auto a La Maddalena e hanno fatto una chiacchierata amichevole con il sindaco. Probabilmente sono stati invitati a pranzo.

«La visita effettuata dai tre tecnici è stata di carattere informale ed è valsa ad un primo incontro col sindaco Giuseppe Deligia per prendere i primi contatti…».

Sembrerebbe che l'attenzione indagatrice si accentri soprattutto sul sindaco, quasi fosse fonte di radiazioni ionizzanti. L'incontro prosegue sul piano delle migliori intenzioni:

«Il prof. Ladu, nel corso dell'incontro svoltosi nel gabinetto del sindaco, ha anche precisato che, nell'attesa dell'installazione in serie di laboratori di radioattività muniti di speciali strumenti di controllo… verranno effettuati periodici prelevamenti di campione che saranno esaminati nei lavoratori di analisi del continente…».

14 febbraio. E' la volta dei tecnici della commissione del CNEN e del ministero della sanità, i quali si muovono per indagare sui "fanghi nucleari" che hanno invaso le coste corse e provocato dure reazioni in Francia.

«Le indagini… proseguono: il pericolo di residui atomici… è infatti tutt'altro che scomparso. Le smentite degli ambienti militari italiani e americani lasciano infatti il tempo che trovano, non foss'altro perché provengono da fonti interessate». (il cronista comincia a dubitare, meno male, della onestà dei militari; ma sbaglia a credere in quella di tecnici di istituzioni ministeriali, ammanigliati ai politici e quindi ai militari -nda) «Quello che si attende a La Maddalena, così come in tutta l'isola, è una risposta chiara da parte delle autorità… Ma mentre si attende una risposta chiara (e mentre anche la regione ha finalmente mosso i primi passi per un'indagine autonoma) sono giunti a L.M. altri tecnici incaricati di effettuare nuovi prelievi sui quali poi effettuare i loro studi…».

Esattamente un mese dopo, il 14 marzo nuova ondata di «paura e tensione a La Maddalena». Le cause di questo improvviso fenomeno emotivo pare siano da ricercarsi in una riunione tenutasi il 26 febbraio nel salone del palazzo comunale, presente il sindaco, in cui si sono riproposti «gli angosciosi interrogativi», in seguito a una dichiarazione dell'assessore all'ecologia che lamenta la mancanza di uno studio dell'ambiente e di una rete di allarme.
La presenza della base USA sta creando problemi sempre più pesanti alla economia della cittadina. E' del 22 aprile un convegno «sulla grave situazione dell'isola». Come è noto, i problemi si risolvono con «approfonditi dibattiti» congressuali. Si fanno scoperte interessanti: «il problema del costo della casa è esploso in questi ultimi anni in modo abbastanza drammatico»; la crisi è dovuta alla «particolare esosità del prezzo dei traghetti»; «l'assistenza sanitaria presenta delle vistose carenze».
Il convegno fa seguito ad altri due significativi episodi. L'8 gennaio il sindaco di L.M. chiede aiuto alla regione per sbarcare il bilancio comunale. Risultando in crisi di bilancio anche la regione, il sindaco Deligia, l'8 aprile, si reca al ministero della difesa - dove è ormai di casa - per chiedere aiuto lì. Accolto affettuosamente, riceve formali assicurazioni che, per aiutare l'economia locale, «non saranno trasferite le scuole della marina». Verrà anche istituita, per il 2 agosto, «una scuola per i figli degli americani». Il comune ricaverà un canone annuo di circa 6 milioni e dopo circa 29 anni ne entrerà in possesso. Dal che si potrebbe dedurre che per almeno 29 anni gli americani resteranno "ospiti" dell'isola.

24 aprile. In un ennesimo dibattito consiliare a L.M. «si inasprisce la polemica sui pericoli di inquinamento. Il capo-gruppo della DC Armellini ha sostenuto la necessità di attendere i risultati dell'indagine promossa dalla regione, mentre le opposizioni chiedono provvedimenti immediati». Nell'aspra polemica si scopre "ufficialmente" che la base USA comporta "negativi riflessi per il turismo".

1 ottobre. Un rappresentante del governo visita La Maddalena e Santa Teresa. Si tratta di "un incontro sui problemi" dei due centri. «I lavori si sono aperti toccando immediatamente l'argomento ritenuto più importante: la sistemazione e il completamento del porto e delle attrezzature portuali», in vista di attracchi di altre unità della VI flotta. Il tema "inquinamento" neppure si sfiora. La parola d'ordine è tacere, prendere tempo. Intanto, una agenzia stampa dirama la notizia che la flotta della NATO nel Mediterraneo diventa permanente, «per svolgere una funzione di pronto intervento. E' composta dalle stesse unità della marina turca, italiana, inglese e americana che attualmente operano per due mesi all'anno nei nostri mari». Si riparla di nuove basi e nuove aree di esercitazioni in Sardegna.



7. La scienza del sistema scopre (per i Sardi) che le radiazioni provocano il cancro, nascite di mostri e altri disturbi secondari

Fatta la grande scoperta, i canali di disinformazione del sistema non sanno come dare la notizia, che appare per sua natura "tendenziosa" e "atta a turbare l'ordine pubblico". Per fortuna, viene in aiuto un episodio accaduto nell'Unione Sovietica e subito lo si riporta a grandi titoli.

24 febbraio '76. «Allarmanti notizie a Mosca sulla clamorosa vicenda. Casi di cancro nell'ambasciata bombardata con le radiazioni? (L'ambasciata è quella americana a Mosca: chissà quali diavolerie usano i rossi per rendere dura la presenza degli yankee nel loro territorio! -nda). Un medico è stato inviato nell'U.S. dal dipartimento di stato. Dovrà svolgere precisi accertamenti clinici sul personale della sede diplomatica americana. Ridda di affermazioni e di smentite».

La notizia rimette in allarme, il 5 marzo, il consiglio comunale di L.M. - che nel frattempo ha cambiato sindaco: il dc Deligia è stato sostituito con il dc Canopoli, il quale eredita gli stessi sintomi di «preoccupazione ricorrente con allarme».
Per la verità c'è stata anche un'altra notizia allarmistica: il governo ha deciso di sospendere le indagini sulla radioattività (che veramente non ha mai iniziato). La causa: non ci sono quattrini per installare un laboratorio nell'isola. Governo regionale e governo nazionale si palleggiano la responsabilità.
Il nuovo sindaco dc rilascia roventi dichiarazioni: «Se non riprenderanno i controlli faremo andare via gli americani!» La stampa afferma che «la situazione a L.M. è diventata esplosiva». Il sindaco rilascia una incandescente intervista anche a Il Messaggero:

«E no, caro amico, non permetteremo che si giochi sulla nostra salute. Pazienza ne avremo pochissima. Vedrà, vedrà…» esordisce Canopoli rivolto all'inviato speciale del Messaggero. il CNEN dice che se il governo non sgancia quattrini, niente prelievi e niente analisi. Ma come?! - si chiede esterrefatto il cronista - «per una manciata di biglietti da diecimila si rischia di esasperare la situazione; di renderla esplosiva, di far saltare i nervi a gente che ne ha già sopportate parecchie!» Ma perché non si muovono le autorità competenti? «Dice Roma: Spettano alla regione! - Risponde Cagliari: è un problema di difesa, riguarda lo Stato». (La parola di nuovo a Canopoli, che nel servizio che sto citando viene definito "democristiano bilaureato ex colonnello della marina" -nda). «E' una questione di moneta, nessuno si vuole assumere l'onere di continuare i controlli preventivi. Ma noi non molleremo. Ho già parlato chiaro sia a Roma che a Cagliari. Ora non mi rimane che farlo con il commodoro americano. Si chiama Edward Burcharter, è un onesto uomo. A lui dirò: - Avverta pure l'ambasciata, il pentagono, la casa bianca, Kissinger, non mi interessa, però così non va. Niente prelievi, niente nave appoggio. Chiaro? - Quali sono le spese da sopportare per continuare gli esami? - Di preciso non lo so, ma roba da poco, qualche milione».

Certamente non invidiabile la posizione di sindaco a La Maddalena. Chiunque non fosse stato un colonnello di marina, si sarebbe dimesso, avrebbe pubblicamente stracciato la tessera di un partito al governo che lo prende letteralmente per i fondelli e alla testa della popolazione avrebbe messo a ferro e a fuoco l'invasore, fino a costringerlo a sciogliere gli ormeggi. Deve averlo pensato il cronista, che gli chiede:

«Lei, sindaco, ha il potere di cacciarlo via (il commodoro, l'onesto uomo -nda) insieme con la nave appoggio?» Il sindaco risponde: «Naturalmente no. Un problema di difesa non è di mia competenza. Riguarda il ministero degli esteri, quello della difesa. Perciò il comandante americano potrà pure rispondermi picche, ma dovrà fare i conti con la nostra gente. Su questo può stare tranquillo: non transigeremo…» (L'Unione Sarda del 6.3.1976).

Affiora come ricatto la minaccia al ricorso «alla nostra gente», alla sollevazione popolare per indurre i governanti romani a mostrare almeno una parvenza di interessamento.
Appena un giorno dopo, il 7 marzo, arriva la notizia "confortante":

«Programmati all'università corsi di ricerca sulla radioattività. Previsti in particolare studi specifici sulle conseguenze dei raggi X sull'organismo». Corsi e conferenze sono aperti a tutti, in particolare «a quelle persone che nella provincia (di Sassari) a qualsiasi titolo, usino o vengano a contatto con le macchine a raggi X o con sostanze a radiazioni ionizzate».

Gli abitanti di La Maddalena e dei comuni limitrofi sono tutti invitati a partecipare: potranno così farsi una cultura in proprio e curarsi da soli.
Ma i "corsi universitari" non sono del tutto convincenti. Infatti, il 12 marzo, il consiglio comunale di L.M. a maggioranza DC-PSI, rientra in «stato di agitazione». Il sindaco dc e il capogruppo psi danno «parere negativo alla base navale». Dicono: «Non vogliamo pagare per una servitù impostaci dallo stato!». Il cronista locale è convinto che «il governo non può ignorare le conclusioni della civica assemblea». Invece il governo se ne fotte. Comunque ogni speranza non è ancora perduta: si guarda con mutato interesse ai radicali, i quali, in quegli stessi giorni (14 marzo) informano che faranno una marcia contro la NATO, dal 13 al 20 agosto. «In pieno solleone - scrive il cronista epico - la sfilata partirà da Cagliari e dopo una settimana raggiungerà La Maddalena: lo scopo è quello di cacciare al più presto le basi NATO».
Il 17 aprile, una "sconcertante" notizia. Un tecnico della SIR di Portotorres (Sassari) telefona a un periodico:

«Debbo darle una notizia piuttosto grave. Spetta a lei farne l'uso che riterrà opportuno. Quando piove a Porto Torres, ed il fenomeno è stato rilevato da me e dai miei colleghi, con il contatore Geiger con il quale rileviamo mediante gli isotopi radioattivi la tenuta delle saldature, impazzisce. Capisce ciò che voglio dire? Quando piove precipita in questa zona anche radioattività. Fino ad ora, secondo mie stime, in quantitativi che non possono costituire un grave danno; ma il pericolo esiste». (La Nuova Sardegna del 17.4.’76).

Il quotidiano che riporta la notizia aggiunge: «Il clamoroso annuncio che è da mettere in relazione alla presenza della base nucleare americana a La Maddalena, non ha provocato ancora reazioni da parte delle autorità. Per il momento esistono tre elementi sui quali l'apposito comitato esistente presso la prefettura farebbe bene ad aprire una inchiesta: 1) la pioggia incriminata proveniva da nord-est; 2) il contatore Geiger ha rilevato la presenza di un tasso di radioattività inconsueto; 3) in condizioni di tempo normale il contatore Geiger non reagisce».

Le autorità rispondono, fulmineamente, il 23 aprile: «Il pretore di Portotorres aprirà un'inchiesta sul fenomeno della pioggia radioattiva che si sarebbe verificata… resta il fatto che da parte delle competenti autorità dovrà prima di tutto essere compiuta una verifica circa l'attendibilità dei dati rilevati dal contatore Geiger ed in caso di un accertamento positivo, occorrerà adottare i provvedimenti idonei per l'incolumità delle popolazioni…».

Stessa data: «A partire da oggi il laboratorio chimico provinciale (di Sassari) provvederà ad effettuare i controlli sulla radioattività presso l'arcipelago di L.M.».

10 maggio. Rappresentanti della stampa italiana (accreditati - come si dice in gergo), «su invito del comando americano hanno visitato a La Maddalena la nave appoggio per sommergibili nucleari Gilmore ormeggiata a Santo Stefano e le attrezzature logistiche. Il gruppo è stato ricevuto dal commodoro Edward Burchalter. Il commodoro, dopo avere espresso le proprie condoglianze e quelle della marina americana per i morti del Friuli ha detto di stare tranquilli, perché tutti gli indici di radioattività sono normali: A La Maddalena e nelle sue acque - ha detto testualmente - non c'è stato nessun apporto da parte della nave e dei sommergibili di aumento di radioattività rispetto a quelli che sono i dati naturali». Cioè a dire che i registrati aumenti di radioattività sono un fenomeno dovuto a incremento naturale.

Pochi giorni dopo, il 28 e il 30 maggio, due inchieste denunciano «NELL'ARCO DI SETTE MESI, TRE CASI DI GRAVISSIME MALFORMAZIONI CRANICHE CHE HANNO PROVOCATO LA MORTE DI TRE NEONATI SOLLEVANO INQUIETANTI INTERROGATIVI».

Sotto il titolo «NASCITE ANORMALI A LA MADDALENA», il quotidiano L'Unione Sarda scrive: «Gli studiosi concordano su un punto: sulle nascite anormali avvenute recentemente all'ospedale civile di L.M. è necessario aprire un'indagine medica molto approfondita».

Il prof Ladu, direttore dell'istituto di fisica della facoltà di medicina di Cagliari, viene incaricato di fare «studi particolari» dall'assessorato alla ecologia. Il Ladu assume una posizione ambigua.

Alla regione scrive: «Non ci sono ancora indicazioni secondo cui affermare che il tasso di radioattività sia aumentato. Siamo infatti a livelli di radioattività di fondo i quali sono da cento a mille volte inferiori ai massimi ammissibili»;
e in un convegno afferma: «I danni provocati dalle radiazioni possono essere di natura somatica e di natura genetica. Mentre è relativamente facile dire che dosi assai elevate di radioattività producono danni rilevanti ed immediatamente riscontrabili clinicamente, non altrettanto si può dire per eventuali danni di natura genetica. La scienza cioè non è in grado di dirci nulla di sicuro se anche indici così bassi, come quelli attualmente riscontrati nelle acque dell'arcipelago di L.M. siano in grado di produrre malformazioni o malattie congenite nei nostri figli e nelle successive generazioni. Anche in questo caso occorrerà una sperimentazione diretta: solo tra dieci o fra venti anni, qualora si verificassero nascite anormali - mongoloidi, eccetera - si potrà dire con certezza se tali indici erano dannosi o no».

Quando la scienza ammette la propria ignoranza è criminale attendere le verifiche utilizzando una popolazione come cavia. Condivido il contenuto del documento della sezione comunista "Gramsci" e della sezione socialista "Matteotti" di L.M. (marzo '75) in cui si afferma:

«l'idea che la popolazione maddalenina se vuole avere una risposta sicura a questi interrogativi deve fare da cavia, emerge purtroppo come dato oggettivo, anche se nessuno personalmente si sognerebbe di affermare che il nostro destino debba essere questo».

A questo punto, la cronaca sulla base USA a L.M. si intreccia, si confonde con altri fatti che riguardano il più ampio processo di militarizzazione della Sardegna e il suo uso sempre più massiccio come area di esercitazioni belliche per gli eserciti di mezzo mondo. Pertanto, per semplificare, dividerò i fatti di cronaca in "categorie":
a) notizie su ciò che si dice di voler fare e che non si fa per accertare i livelli di contaminazione a L.M.;
b) operazione diversiva consistente in un gran baccano su tutta una serie di inquinamenti di altro genere, in cielo, in mare e in terra;
c) manifestazione "non violenta" dei radicali a L.M. preceduta da attentati dinamitardi contro gli americani;
d) decisione del ministero della difesa di vendere al militarismo internazionale il Sinis, la penisola a nord del poligono di Capo Frasca;
e) operazioni di guerra simulata nelle coste sud-orientali della Sardegna: epicentro Teulada.

a) Inquinamento radioattivo

1 giugno. «Per accertare la presenza di sostanze radioattive in mare, una indagine del ministero sull'acqua. Gli esami sono iniziati ieri all'istituto superiore della sanità. Si devono stabilire anche i motivi della morte dei tre bimbi colpiti dalla cranioschisi».

Sulle cause della nascita anormale di tre bimbi, un ricercatore del CNEN, certo Polvani, venditore di tranquillanti, dice che «si potrebbero scoprire altre cause diverse dalle radiazioni, ugualmente gravi da eliminare».

3 giugno. «La motobarca RST Odalisca del CNEN compirà rilevamenti nell'arcipelago fino alla fine del mese». (La presenza dell'Odalisca comporterà per tutto il periodo gravi limitazioni alla navigazione e alla pesca).

9 giugno. La CGIL finalmente si sveglia e sollecita un «piano di emergenza per la radioattività».

Quasi in risposta alla "preoccupazione" della CGIL, il ministero della sanità, il 10 giugno, comunica: «Sin dal novembre '72 a cura del CNEN, è in funzione nella zona dell'isola di L.M. una rete di sorveglianza della radioattività ambientale… Dalla primavera del '75, al CNEN si è affiancato l'istituto superiore di sanità nel rilevamento della radioattività ambientale nella zona».

Si gioca sugli equivoci: esiste una rete di sorveglianza che non serve a nulla - come si appurerà nel '77 quando a seguito dell'incidente al sommergibile USS RAY, ricomincerà la solfa delle richieste di "piani di emergenza" e "reti di rilevamento".

17 agosto. Altra nave, stavolta la oceanografica "Marsili" del CNR (consiglio nazionale delle ricerche) a L.M. per indagare sulle acque. Solito comunicato stampa con fitto elenco di specialisti ricercatori imbarcati, tutti dott. e ing.. La gente li chiamerà confidenzialmente "battoni d'alto bordo".

31 agosto. «Verrà installato dalla regione a L.M. un laboratorio per accertare la percentuale di radioattività. La decisione è stata presa al termine di un incontro al quale hanno partecipato anche i rappresentanti dei comuni di Arzachena e Palau».

17 settembre. «Sarà disposta dalla provincia di Sassari una rete di sorveglianza sulla radioattività ambientale…».

28 settembre. «Per scongiurare l'inquinamento nucleare a L.M. stazioni di controllo intorno alla Gilmore». Primo intervento per la realizzazione dell'opera: 224 milioni. Questi americani cominciano a costar cari!

Non c'è bisogno di essere "scienziati" per capire che le reti di sorveglianza e le stazioni di controllo non scongiurano minimamente i danni provocati sugli organismi viventi dalla contaminazione nucleare. Se mai rilevano i tassi di radioattività. Nel nostro caso, bisogna aggiungere che neppure queste opere sono state realizzate, seppure ventilate nell'euforia di incontri e simposi e strombazzate sulla stampa.

b) Operazione diversiva: tutta la Sardegna è inquinata, altro che contaminazione radioattiva!

13 ottobre. Sassari viene invasa da una nube solforosa. Allarme e panico in città.

14 ottobre. «Denuncia contro ignoti della giunta comunale. Aperta una inchiesta sulla "grande puzza". I tecnici (addetti alla somministrazione di pubblici tranquillanti -nda) hanno escluso che la nube che ieri ha invaso la città potesse contenere anidride solforosa».

28 ottobre. «Pericolo anche per le coste settentrionali della Gallura. Le petroliere inquinano il mare a La Maddalena».

2 novembre. «Il problema degli scarichi industriali. Polemica e denuncia per l'inquinamento. A Sassari si riparla di nube tossica. Esposto del sindaco e di un gruppo di cittadini che sollecitano una inchiesta della magistratura. Per il mercurio nello stagno di Santa Gilla (Cagliari) oggi una riunione alla Regione. In costruzione a Porto Torres (SIR) un nuovo impianto di depurazione».

7 novembre. «Si affronta il problema dell'inquinamento. Oggi una riunione alla Regione. In costruzione a Porto Torres (SIR) un nuovo impianto di depurazione. Una serie di iniziative per lo stagno di Santa Gilla. Oggi una riunione di tecnici e amministratori nel comune di Assemini. Martedì vertice da Gianoglio (assessore reg. all'industria) tra dirigenti della Rumianca (SARAS di Moratti) e sindacati. Pronto un piano per neutralizzare i danni degli scarichi».

La Rumianca scarica mercurio e altre scorie tossiche da venti anni; ha distrutto totalmente il patrimonio ittico dello stagno che era il vivaio che riforniva il mercato di Cagliari.

7 novembre. A Sassari, «la situazione diventa sempre più sconcertante. Nuova nube tossica in città. La SIR: non viene dagli impianti».

La SIR smentisce anche che i suoi scarichi siano la causa dell'inquinamento di mercurio nel mare di Porto Torres.

10 novembre. «Nuova riunione tra assessori, rappresentanti della Rumianca e sindacalisti. Animato incontro alla regione sul problema dell'inquinamento… Sollecitate dai dirigenti della Società il rilascio dell'autorizzazione alla costruzione del depuratore la cui pratica è ferma da mesi. Presa di posizione di Italia Nostra contro tutte le forme di inquinamento…».

30 novembre. A Sassari, «dopo l'inchiesta della procura, aperto un procedimento per il mare inquinato». NON SI SA CONTRO CHI, perché «i nomi delle persone interessate al provvedimento del magistrato non sono stati resi noti e su tutta l'inchiesta viene mantenuto un riserbo assoluto». Il padrone della SIR è Rovelli.

10 dicembre. «Un documento della provincia di Cagliari sollecita un più energico intervento della regione per la bonifica di Santa Gilla».

15 dicembre. «A Porto Torres: psicosi del pesce inquinato… a detta delle autorità sanitarie, se si fa eccezione per i pesci spada che assimilano forti quantitativi di mercurio, gli altri pesci possono essere tranquillamente consumati dalla popolazione, dato il limitato tasso di mercurio in essi presente».

c) Marcia radicale antimilitarista - attentati contro gli americani - provocazione della polizia

17 agosto. «Prosegue senza soste (si fa per dire -nda) la sfilata antimilitarista lungo la Sardegna. Streaking (che roba è? una specie di Skoopyng? -nda) dei radicali ad Olbia, che oggi marciano verso Arzachena». Nel testo della cronaca, veramente brillante, si legge: "Lo impatto (sic!) tra i pacifisti e la tradizione profondamente pastorale e sarda (sic!) dei Barbaricini, notoriamente insofferenti alla cultura de sos continentales (e per tanto, si presume, guerraioli -nda) è stato tutto sommato positivo: gli uni hanno dimostrato di poter comprendere gli altri (e che erano "zulù" questi Barbaricini? -nda), ma in particolare di apprezzare le diverse motivazioni che muovono i sistemi di contestazione alla società dei consumi… Una manifestazione concerto, con al centro una recita del notissimo complesso teatrale americano (Il Living Theatre) è stata organizzata anche stasera ad Olbia. Dopo il tonificante bagno radicale hanno riacquistato energia trasformando la centralissima piazza Margherita (di Savoia -nda) in un attrezzato palcoscenico e lavorando di buona lena hanno montato in un attimo un palco con tanto di illuminazione e amplificatori… Domani la marcia dei radicali proseguirà per Arzachena…» (L'Unione Sarda).

Stessa data, stesso quotidiano. «Distrutte nove auto a La Maddalena, Palau e Santa Teresa. Una catena di attentati contro gli americani. I malviventi hanno agito secondo un piano accuratamente predisposto. Ordigni incendiari per dare alle fiamme le vetture… Incomprensibile il movente». ci sono però dei "buontemponi" i quali sostengono che il movimento risieda nella impopolarità degli yankee che spadroneggiano in casa altrui.

Con il pretesto degli attentati, ingenti forze di polizia confluiscono a Palau e a La Maddalena. Aspettano l'arrivo dei radicali per esercitarsi.

18 agosto. «I radicali lasciano stamani Arzachena per raggiungere Palau ed imbarcarsi alla volta di La Maddalena. In programma due giornate di manifestazioni in piazza, mentre cresce la preoccupazione per gli attentati in Gallura». (L'Unione Sarda).

Stessa data. «Una ragazza di Santa Teresa di Gallura ha visto lanciare la bomba. Non ha saputo però descrivere l'attentatore che ha fatto saltare l'auto americana. La gente ha paura di parlare. Un piano preordinato».

19 agosto. «La protesta antimilitarista è arrivata nell'isola atomica. Guidati da Pannella i radicali sono sbarcati a La Maddalena. Il pittoresco corteo è stato accolto con contrastanti reazioni. Manifestazioni in piazza Umberto senza incidenti. Le esibizioni artistiche seguite da un folto pubblico. Presa di posizione dei ‘Marinai d’Italia’. Per gli attentati, sdegno dell’amministrazione civica».
Nel testo, il quotidiano fa l’ipotesi di Pannella: «…arrivato in Sardegna quando ancora risuonava l'eco delle esplosioni provocate da ignoti dinamitardi antiamericani,… non ha perso il suo abituale self-control… abbronzato, perfettamente in forma, Pannella ha voluto dare proprio oggi una dimostrazione del suo ottimismo. Dopo aver riposato appena qualche ora… stamane si è subito riportato alla testa del folcloristico corteo radicale ed a piedi ha percorso fino in fondo i 14 chilometri che separano Arzachena da Palau. Disinvolto, elegante, pur nella semplicità del suo abbigliamento (scarpe di tela; pantaloni di leggerissimo tessuto estivo ed una sobria camicia a righe) Pannella è stato riconosciuto dai numerosissimi automobilisti che hanno incrociato i marciatori. A quanti lo hanno salutato a gran voce ha risposto con calorosi sorrisi ma senza mai fermarsi».

Un'immagine di Pannella che mette in ombra perfino quella di Karim Aga Kan. E' la sorte che il sistema riserva ai rivoluzionari che si integrano.
Partito l'onorevole Pannella, mentre la manifestazione sta per concludersi, la polizia si scatena contro gli antimilitaristi massacrandoli di botte, senza nessun pretesto. Qualcuno viene scaraventato in mare sopra gli scogli.

21 agosto. «Interrogazioni in parlamento e pesanti accuse per l'intervento della polizia. Sdegno e proteste per la carica ordinata contro i manifestanti. Sollecitato da due deputati del PCI un chiarimento da parte del ministro Cossiga sulla inaudita violenza degli agenti. Chiesti provvedimenti nei confronti dei responsabili del servizio d'ordine. Un polemico documento del partito liberale sulla vicenda».

Le interrogazioni parlamentari - come è noto - sono una farsa messa in opera tra compari, i quali dopo avere legiferato in combutta, compartecipi tutti di poteri e privilegi che il cittadino neppure si sogna, per fare apparire un simulacro di democrazia versano sceniche lacrime di coccodrillo ogni qualvolta la polizia «si lascia andare a inaudite violenze» sul popolo; mentre si sa benissimo che la polizia è nata, vive ed è potenziata dai vari governi, conniventi le opposizioni parlamentari, perché faccia precisamente ciò che fa.

d) Il governo tenta di vendere un altro pezza della Sardegna ai militari della NATO. Il sollevamento popolare dissuade Andreotti.

A metà settembre (1976) circola voce di un nuovo "giro di vite" nella militarizzazione della Sardegna. Stavolta tocca al Sinis, la penisola a nord del golfo di Oristano, comune di Cabras. Nella zona sono già presenti numerose servitù militari.
15 settembre. "L'Unità", nel dare la notizia in un trafiletto, apre un garbato dialogo con il governo, richiamandolo al "rispetto dello spirito" di un ventilato progetto di legge secondo cui ogni impianto di nuove basi militari deve avere il consenso delle popolazioni, o meglio del PCI in rappresentanza di queste, e rimproverando lo stesso governo di seguire, ancora dopo gli accordi presi, la vecchia linea di fare le cose di testa sua. «I gruppi dei parlamentari e dei consiglieri regionali comunisti interverranno nelle sedi opportune per fare modificare questi orientamenti» - minaccia "L'Unità".

17 settembre. «Non si placano le polemiche dopo le decisioni del ministero. Nuove proteste per l'esproprio delle terre del Sinis a Cabras. Un consigliere provinciale ed un esponente del consiglio comunale di Oristano hanno rivolto interrogazioni al presidente della provincia e al comune».

Gli interrogati rispondono di non saperne nulla. L'unica cosa che tutti sanno è che il ministro della difesa ha deciso di espropriare 200 ettari per uso militare.

18 settembre. «Intervento ufficiale dopo le polemiche e le apprensioni nella zona. Il ministro sostiene che nel Sinis esproprierà soltanto venti ettari. Vi verrà installato un radar per seguire le esercitazioni dei supersonici nel poligono di Capo Frasca. Imminente un incontro con il presidente del consiglio regionale».

Seguendo la furbesca prassi collaudata da Andreotti, il ministro di turno tira fuori la storiella del radar: duecento ettari - ridotti diplomaticamente a venti - per una antenna.
La popolazione di Cabras, scaltrita da decenni di lotte contro i feudatari degli stagni, si solleva contro la criminosa decisione ministeriale.
Nella sollevazione popolare si inserisce il PCI, nel tentativo di strumentalizzarla per fini elettoralistici. Il 25 settembre viene «indetta una manifestazione di protesta a Cabras contro le servitù. Uno spettacolo-dibattito è stato organizzato dal centro culturale e dall'ARCI. Anche democrazia proletaria appoggia l'iniziativa».

Ho scritto in quei giorni: «Nel gioco del carciofo, portato avanti dai generali del Pentagono con la criminosa complicità del governo italiano e regionale, può darsi che la nuova servitù militare nel Sinis di Cabras rappresenti una foglia piccola. Sta di fatto che ormai si sta per arrivare al gambo. E a questo punto, più che alle parole si dovrebbe ricorrere ai fatti.
L'installazione di una servitù militare nel Sinis, in appoggio alla base poligono di tiro di Capo Frasca non è una novità - ricordo di averne scritto nel '63. E' un favore che i militari vorrebbero fare ad alcuni ras oristanesi, i quali hanno chiesto lo spostamento della attuale base logistica di Torre Grande (località balneare di Oristano) nel Sinis, territorio di Cabras. Ciò può significare che i militari finiranno per conservare la "dependence" di Torre Grande, dopo essersi installati nel Sinis.
Sinceramente, questo gran parlare anti-NATO, questa improvvisa vocazione antimilitarista della stampa padronale, di politici e amministratori che hanno sempre esaltato le "forze armate" in funzione di difesa della (loro) libertà (di sfruttare il popolo), mi puzza. E' un vecchio trucco del sistema quello di impadronirsi delle battaglie popolari per convogliarle nel letamaio delle proteste verbali delle manifestazioni folcloristiche con il cileno, delle mozioni di rammarico. Lo scopo è di imbrigliare il popolo nella direzione giusta (quella appunto del bla bla bla, detta anche "protesta civile").
Avremo così una nuova base militare, che il bugiardo di turno nel "competente" ministero della guerra (pudicamente detto "della difesa") assicurerà essere non soltanto inoffensiva (militare sì, ma disarmata, oppure con armi sì, ma tutte con la sicura) ma anche di "grande utilità" per la economia della zona: ai militari, gli indigeni potranno vendere uva, pesci, fichidindia e le indigene quel calore umano che nella ideologia militarista si chiama marchetta…
Cabras, penisola del Sinis. Il ministero della difesa decide espropri per 200 ettari, nella zona compresa tra il villaggio agricolo di San Salvatore e il villaggio turistico di San Giovanni, a ridosso della Necropoli punico-romana di Tharros, nella penisola che costituisce l'arco nord del golfo di Oristano.
L'arco sud, nello stesso golfo, da Capo Frasca al (fu) paese agricolo di Sant'Antonio di Santadi, in territorio di Arbus, è interamente occupato dal poligono di tiro per caccia-bombardieri a reazione yankee e della NATO.
Già nel '69, nella relazione al 1° congresso antimilitarista a Milano prevedevo ciò che oggi accade: «…Un territorio vasto alcune decine di migliaia di ettari, che interessa cinque comuni con una popolazione di oltre 50 mila abitanti. Di recente alcuni impianti radar e logistici sono stati spostati nella località turistica di Torre Grande di Oristano; ciò significa il graduale allargamento della base e il contemporaneo decadimento della nascente industria turistica nella zona nord del golfo (il Sinis). A sud si è già creato il deserto. L'installazione della base NATO a Capo Frasca ha segnato la fine del paese che le stava più vicino: Sant'Antonio di Santadi»…
L'Unità e perfino il suo corrispondente cagliaritano sembra che non ne sapessero nulla. Questo almeno è ciò che se ne deduce leggendo il servizio sul quotidiano del PCI del 19 settembre: «Dopo le servitù spagnolesche, le servitù militari giungono buone ultime in questo paese…»
Ma quali "buone ultime" del kavolo! Ci sono e ben radicate da almeno quindici anni, in tutta la costa che partendo da Teulada va verso Sant'Antonio, bagna l'Iglesiente e va fino al golfo di Oristano, Sinis compreso…
Sostenevo, e sostengo che le strutture militari rappresentano sempre un limite opprimente allo sviluppo sociale ed economico, un condizionamento negativo allo sviluppo dei diritti civili e delle strutture democratiche, e che le basi militari abbisognano di zone desertiche e dove non ci sono si creano.
L'Unità invece non la vede così. Saputo della faccenda di Cabras e della gente che comincia a muoversi in proprio, il PCI manda il compagno Macciotta, il quale partendo dal principio che le basi militari ci sono e che altre ce ne saranno e non si mettono in discussione, sostiene che bisogna arrivare agli insediamenti militari che non diano "reali pericoli" per le popolazioni. Inoltre, l'ineffabile "rivoluzionario" ha "ribadito che il PCI è impegnato in Parlamento a formare una nuova disciplina delle servitù militari fondata sul rapporto democratico con le popolazioni interessate, con gli enti locali, con le regioni. Questa disciplina deve valere per i futuri insediamenti, ma deve consentire la revisione di quelli esistenti».
Neppure L'Unione Sarda, neppure i liberali hanno mai sostenuto simili idiozie: semmai, ammettendo danni e pericoli per le popolazioni, suggerivano alle stesse di farsi pagare con cospicui indennizzi. Il PCI sembra che voglia fare una rivoluzione da operetta a suon di "democratizzazioni": democratizzare la chiesa cattolica; democratizzare la democrazia cristiana; democratizzare la polizia e l'esercito; democratizzare adesso le basi militari, armi nucleari comprese…
Sapete a quale scopo il PCI mobilita le masse contro (si fa per dire) le basi militari? Lo dice senza ombra di pudore L'Unità (29.9.76): «La mobilitazione popolare… ha avuto un primo risultato istituzionale (sic!) nell'incontro tra il presidente della regione on. Pietro Soddu e il presidente del consiglio on. Giulio Andreotti».
Come "risultato" di una "lotta popolare" non c'è male, l'incontro di due democristiani, presidenti, per giunta. E che cosa mai si saranno detti i due compari di partito? Probabilmente avranno parlato di Berlinguer, per invitarlo a cena… E ve li immaginate voi, il Soddu e l'Andreotti, ai quali si è unito il Berlinguer, aggirarsi notturni in quel di Sinis, alla testa del popolo in tumulto, onde fermare impavidi il passo all'invasore militare?…» (In "Sassari Sera" ottobre).

Vista la mobilitazione popolare a Cabras, per paura che possa ripetersi quanto è già accaduto nel giugno del '69 a Orgosolo per il poligono di tiro di Pratobello, smantellato a furor di popolo, il 5 ottobre:

«Improvvisa decisione delle autorità militari: sospeso nel Sinis l'esproprio dei terreni per la base NATO… soddisfazione delle popolazioni interessate». (L'Unione Sarda)

e) Per oltre dieci giorni la Sardegna utilizzata come area di grandi manovre per addestrare alla guerra truppe di una decina di paesi stranieri.

22 settembre. «Alla fine del mese una imponente esercitazione bellica. La Sardegna invasa dalle forze della NATO…» Tra gli obiettivi della esercitazione denominata in gergo yankee "August Exchange" sono quelli «relativi alla verifica e all'affidamento della capacità del comando alleato in Europa di spostare rapidamente le forze nei settori di maggiore interesse strategico…» (Tutto Quotidiano)

In un "asterisco" dello stesso quotidiano si legge: «…Aerei, mezzi corazzati, navi, e chi sa cos'altro - dal 26 settembre al 6 ottobre - faranno dunque la guerra. La faranno per tenersi in esercizio! Non ammazzeranno nessuno (almeno si spera, anche se è ormai appurato che durante queste esercitazioni qualche incidente accade sempre) ma sicuramente qualche danno alla nostra Sardegna lo arrecheranno. In cielo, in terra o in mare, dieci giorni di guerra, la loro traccia la lasciano. Ma consoliamoci: il tutto è in previsione di una difesa dell'alleanza!
La realtà, purtroppo, è che queste esercitazioni - auguriamoci di sbagliarci - sono veramente la prova di una guerra che, se ci sarà, passerà prima di tutto sulle teste dei sardi. La nostra isola - lo abbiamo scritto - è una polveriera. E le polveriere, da quello che per fortuna nostra abbiamo appreso solamente dai libri, sono i primi bersagli che i "nemici" fanno saltare».

5 ottobre. «Oggi si concludono le grandi manovre della NATO. Anche gli aerei Hercules hanno preso parte alle grandi manovre della NATO in Sardegna: oggi a Decimo ne sono atterrati 64 trasportando oltre mille marines e 150 veicoli; Grandi manovre anche a Teulada, dove oggi nel quadro delle esercitazioni August Exchange è giunto l'ammiraglio Stansfield Turner, comandante in capo delle forze alleate del sud-Europa. Le manovre NATO termineranno domani».

Invece, la guerra continua:

8 novembre. Il comando della NATO comunica che una «esercitazione delle forze navali alle quali partecipa anche la marina italiana è attualmente in corso nel Mediterraneo meridionale», più precisamente a sud delle coste sarde. «L'esercitazione denominata Devil Foil avrà la durata di un mese e comprenderà una serie di addestramenti al tiro, alla difesa antiaerea e antisommergibile, alla guerra elettronica e al rifornimento in mare…».

9 ottobre. «Dopo la nuova tragedia dall'inizio della guerra simulata, emozione e protesta nel Sulcis per la tragica fine del bimbo». Michelino Pantanindi 18 mesi, è rimasto stritolato da un camion militare americano. Giorni prima era rimasta vittima della "guerra simulata", una donna, Maria Antonia Frau. «A Sant'Anna Arresi il consiglio comunale ha deciso di indire un convegno dei sindaci della zona sul problema delle servitù militari».



8. Cresce il movimento di rivolta popolare contro gli yankee

Il 1977 si apre con una "nuova raffica di attentati" contro gli americani a Olbia, Palau, Santa Teresa. «Sei automobili di militari americani sono state date alle fiamme la notte di capodanno… A Olbia si è cercato di distruggere un ufficio della NATO con un rudimentale ordigno che soltanto per caso non è esploso». (L'Unione Sarda).

Per la verità: l'ordigno non è esploso "per un caso" ma perché era "rudimentale".

10 febbraio. “Tutto Quotidiano” fa il punto «sulla presenza statunitense nell'isola dell'arcipelago a quattro anni dall'insediamento della base d'appoggio per i sommergibili atomici. Esagerati i timori di disordini, la droga non scorre a fiumi, il turismo non langue (ma neppure progredisce). Ma resta la grande paura dell'inquinamento».

A fugare la paura della morte al cobalto, pensano le autorità con i loro incessanti comunicati tranquillanti. Contemporaneamente bisogna sollevare un gran polverone, strumentalizzando il terrorismo antiamericano. I politici locali e regionali ricevono ordine di mettersi alla testa dei malumori popolari, fare la grinta sardista, minacciare anche, se è il caso. Tanto è un gioco controllato. Così la gente si calma e si riaddormenta, lasciando fare alla rappresentanza democratica che ha ricevuto la delega dell'incazzatura.
9 marzo. I delegati dell'opposizione comunista di La Maddalena inviano una "dura" lettera al presidente dell'amministrazione provinciale per sapere "con urgenza" a che punto sono i lavori per l'installazione del laboratorio di analisi per il controllo della "eventuale" radioattività nell'arcipelago. A un anno dalla sua progettazione, ancora non se ne sa nulla: che sia nato mongoloide?

L'11 giugno, risposta con buona notizia: «Dal laboratorio di fisica… avviate le indagini… costituisce il primo intervento delle autorità sanitari nazionali, regionali, provinciali e comunali…» (La Nuova Sardegna.).

La montagna ha partorito il topolino. Comunque, il motore si è messo in moto; purtroppo, c'è da scommetterci, si spegnerà dopo i primi giri.
Dal 15 maggio inizia una campagna di "dura" denuncia della crisi che attanaglia l'economia della zona baciata dal dollaro. «Grave la situazione… in crisi per mancanza di combustibile» (L'Unione Sarda). Può apparire paradossale, con tutto il combustibile nucleare» a portata di mano.
La presenza degli yankee nelle cittadine che gravitano intorno alla base atomica, ha portato alle stelle i fitti: il costo di un appartamento va da 200 a 500 mila lire al mese. E capita anche che i signori americani non paghino il fitto o se la filino alla portoghese.
Intanto, i vecchi pensionati, ex dipendenti della marina, che in passato godevano di fitti privilegiati in abitazioni erariali, vengono sfrattati con i carabinieri (21 giugno). Si muove l'opposizione socialista.

«…l'assessore anziano Tamponi… dovendosi recare a Roma… solleciterà al ministero della difesa un intervento ufficiale…» (La Nuova Sardegna).

Il ministro si è "mostrato disponibile a bloccare gli sfratti", ma non li ha bloccati. Pare che la questione non fosse di sua competenza. La divisione delle competenze è stata inventata apposta per ciurlare nel manico.

Si sussegue l'ondata di "dure" denunce: «Timori per la stagione turistica - La Maddalena in crisi perché manca l'acqua» (L'Unione Sarda 25 giugno). «La presenza di americani provoca il rialzo dei costi. Gli affitti a prezzi astronomici a L.M. e Santa Teresa» (L'Unione Sarda 30 luglio). «La popolazione è stanca delle lotte al potere. La Maddalena pretende di essere amministrata. Una crisi deleteria. Il flagello americano…» (La Nuova Sardegna 30 luglio). «Il sindaco ha informato ufficialmente (il prefetto) della grave situazione. Del problema delle case si occuperà il prefetto». Meno male, se ne occupa lui siamo a cavallo! - esclama la gente. «La mancanza di alloggi - afferma Canopoli - è da attribuirsi alla presenza degli americani» (La Nuova Sardegna 31 luglio). La scoperta del sindaco Canopoli merita il premio Nobel per la perspicacia.

I radicali preparano un'altra marcia antimilitarista a L.M.. La notizia è del 31 luglio, confermata il 4 agosto, in cui si precisa che «sarà guidata da Pannella». La marcia, stando a notizie ufficiose, dovrebbe tenersi il 13 agosto.
2 agosto. «Lanciato da un gruppo di ecologi un appello per salvare le coste della Gallura» (L'Unione Sarda). Per salvarle dall'inquinamento non bisogna smantellarle e rispedire al mittente la base nucleare, ma educare i galluresi ad amare la natura, a non lasciare rifiuti nelle spiagge e a non fare pipì nel mare.
13 agosto. Divampa la polemica sugli alloggi erariali, tra pensionati e amministratori.
14 agosto. Smesso di giocare a carte e dar calci al pallone, l'ARCI-UIPS prende posizione:
«Meno servitù e più alloggi. L'organizzazione (del PCI) è scesa in campo con un volantino: chiede alla amministrazione di battersi contro ogni forma di speculazione». (La Nuova Sardegna).

Premuti da ogni parte, gli amministratori si risvegliano. Facendosi portavoce dei malumori popolari, vestono elmo e corazza e scendono in campo aperto.

16 luglio. «La Maddalena: decisa presa di posizione del sindaco: gli americani devono restituirci gli alloggi». (La Nuova Sardegna).

17 luglio. «L'avvocato Canopoli si è avventurato su un terreno minato. La Maddalena ha finalmente un sindaco che non ha paura. L'intervento del primo cittadino dell'isola smitizza una volta per sempre quelle che sono state le allucinazioni che hanno caratterizzato un certo periodo» (La Nuova Sardegna).

Il periodo cui si riferisce l'articolo è quello precedente in cui gli amministratori, "allucinati" dal dollaro, hanno accettato la base atomica e «hanno trascinato per troppi anni - dice il testo - l'amministrazione… sull'orlo della bancarotta».

2 agosto. Il combattimento infuria. «Le popolazioni della Gallura non intendono più aspettare: vogliono case e lavoro. SIGNOR PRIMO MINISTRO! LE CAMBIALI SI PAGANO! La contropartita promessa da Andreotti, allora ministro della difesa, per l'aggravio delle servitù militari non si è mai vista. Il sindaco Canopoli si incontrerà in mattinata col prefetto di Sassari». (La Nuova Sardegna). A lui presenterà le doglianze per quel bugiardone di Andreotti.

31 agosto. Scende in campo anche il sindaco di Arzachena, per protestare contro l'esclusione del suo paese dai finanziamenti per l'edilizia: «Carente il settore abitativo - si scopre anche lì - per l'aumento di popolazione dovuto alla presenza di numerosi cittadini americani». (La Nuova Sardegna).

7 agosto. Una occasione d'oro. «Il ministro Cossiga in vacanza a La Maddalena». Prende alloggio al Villaggio Piras, nella villa Sanguinetti «dove il questore ha già disposto un discreto ma continuo servizio di vigilanza», a un tiro di schioppo dalla base nucleare. Gli amministratori, ormai del tutto svegli, non si lasciano sfuggire l'occasione di mostrare all'elettorato il loro spirito contestativo. «Onorevole, se permette vorremmo disturbarla» - dice per loro il quotidiano La Nuova Sardegna. Garbatamente si avverte il Kossiga che la collettività si attende da lui «una ennesima (sic!) e autorevole prova che il governo vuole la rinascita effettiva della zona». Quindi, preso il coraggio a due mani, si sventola il ricattino: «O preferisce il ministro Cossiga che la popolazione si scanni, credendo ai santoni che predicano la non-violenza, portando di fatto la base a una pericolosa tensione?»

I santoni della non-violenza - come è facile capire - sono i radicali guidati da Pannella, i quali dovrebbero arrivare a giorni per «portare di fatto la base nucleare a una pericolosa tensione» che, con tutto il deterrente nucleare, darebbe luogo a un grosso scoppio.
Non si è più parlato dell'inquinamento atomico, neppure un accenno alle "preoccupazioni", ai "dubbi", agli "allarmi", ai "timori" di cui erano pieni le cronache negli anni 74-75. Ma ecco, il 23 agosto, si apprende che alla televisione è stata denunciata «la presenza di materiale radioattivo nelle acque dell'arcipelago». «Con l'atomica non si scherza» - replica la Nuova Sardegna - la notizia «esige un immediato chiarimento da parte del governo».
In quei giorni la base viene riconfermata fino al 1980 (altre fonti correggono 1982). Insieme a questa notizia, data dai radicali durante la manifestazione pacifista a L.M., la popolazione viene a sapere che dai rilievi fatti dal CNEN (tenuti segreti) risulta che l'arcipelago è fortemente contaminato di radioattività.

3 settembre. «Da martedì prossimo, in forma ufficiale il ministro Lattanzio visita La Madddalena. Il responsabile della Difesa dovrà esaminare i problemi della città che, con grave rischio dei suoi abitanti, ospita le navi della base americana da cui proverrebbero i maggiori pericoli di inquinamento atomico» (La Nuova Sardegna).

7 settembre. «Dichiarazioni del ministro Lattanzio in visita ufficiale. L'arcipelago fulcro della difesa del paese. La Maddalena esce dall'isolamento». (La Nuova Sardegna). «In Sardegna il ministro della Difesa. Discusse con Lattanzio le servitù militari. Sollecitata la sdemanializzazione di parte dei territori occupati». (L'Unione Sarda). «Il ministro della Difesa a Capo Teulada, Perdasdefogu e La Maddalena. Lattanzio promette alloggi ai dipendenti della FF.AA.. Nei colloqui di oggi si parlerà della Marina italiana, ma anche e soprattutto della base americana e dei problemi di inquinamento che comporta». (Tutto Quotidiano).

I contenuti espressi nei titoli riportati sono "vagheggiamenti": non hanno alcuna rispondenza nella realtà dei fatti: Lattanzio è venuto in Sardegna per visitare le basi NATO, non per ascoltare lamentele sulle servitù militari.

Infatti, il giorno dopo, l'8 settembre, «Si conclude tra le polemiche il viaggio del ministro della Difesa. Lattanzio ignora la Regione: protesta il presidente Soddu. Il capo dell'esecutivo ha inviato all'esponente del governo un messaggio nel quale esprime "disappunto per la mancata consultazione" sull'annoso problema delle servitù». (L'Unione Sarda).



9. L'incidente del nucleare USS RAY.

Il mese di settembre (1977), sull'onda dell'infausta visita di Lattanzio, trascorre tra i brontolii e i ringhi della borghesia compradora e della stampa.

9 settembre. «La Maddalena. Polemico documento del sindaco. Non accetteremo passivamente la presenza degli americani. L'avvocato Canopoli chiede che venga ridiscussa in sede sia politica sia scientifica la scelta operata dai suoi predecessori». (La Nuova Sardegna).

Stessa data, notizia rassicurante. «…Convenzione tra la provincia e un ricercatore di fama mondiale. Una indagine di sei mesi sull'inquinamento atomico». L'annuncio viene dato nel presentare «una tavola rotonda sul problema del "mai fugato dubbio" di inquinamento ambientale dovuto alla presenza della nave appoggio per sommergibili atomici USA… indetta dalla regione, dalla provincia e dalla amministrazione comunale per la prima decade di ottobre a La Maddalena». (La Nuova Sardegna).

11 settembre. «Intervista col sindaco di L.M. sul grave problema. Inquinamento atomico: Vogliono sapere la verità. A nome degli abitanti, Gavino Canopoli pretende di conoscere ufficialmente i risultati delle analisi scientifiche compiute nell'arcipelago. Sollecitati immediati interventi per risolvere la crisi degli alloggi determinata dalla presenza massiccia dei militari americani». (L’UNIONE SARDA).

Il 20 settembre, a circa 70 miglia a sud di CAGLIARI, un sommergibile americano a propulsione e armamento nucleare, l'FSN 653 RAY con 115 uomini di equipaggio, al comando del capitano Elmer I Dalbraith, urta il fondo marino. L'incidente è un fatto gravissimo per le conseguenze catastrofiche che possono derivarne.

La stampa ne dà notizia soltanto il 23. «L'incidente al sommergibile a propulsione nucleare USS RAY: paura e preoccupazione: la risposta è top-secret. L'autorità navale ha aperto un'inchiesta per appurare totalmente le cause dell'incidente - dicono gli americani senza però specificare la portata e il luogo». (Tutto Quotidiano). «Dopo un drammatico incidente nel Mediterraneo… nuovi timori per i sommergibili atomici. Un'unità si è rifugiata nella base americana dopo aver urtato sul fondo. I danni sono stati leggeri e non hanno coinvolto il reattore nucleare, ma i pericoli sono stati confermati. L'assessore regionale Erdas ha riproposto l'esigenza dell'allontanamento delle basi». (L’UNIONE SARDA). «Ha urtato sul fondo marino, ha subito danni e si è rifugiato nella base di La Maddalena… Allarme per i pericoli di inquinamento atomico». (Tutto Quotidiano).

24 settembre. «Immediate reazioni dei politici alla notizia dell'incidente… Pioggia di interpellanze sul caso del sommergibile. Le hanno presentate in parlamento deputati comunisti, senatori socialisti e il partito radicale. Interrogazioni alla regione dei consiglieri del PCI e del PSI. La giunta regionale chiede un tempestivo intervento del governo». (Tutto Quotidiano).

25 settembre. «Il ministro della difesa rassicura. Misteri e perplessità permangono». (Tutto Quotidiano). «Precisazione del ministero: nessun pericolo per La Maddalena». (L’UNIONE SARDA). «La giunta chiederà al governo di tutelare la salute dei maddalenini. Resta in piedi un interrogativo: come si può ovviare ad un incidente che occorresse in un qualsiasi punto del Mediterraneo ad uno di questi computers subacquei?». (La Nuova Sardegna).

Scrive Gianfranco Amendola in un servizio sotto il titolo «NON SAREBBE UN INCIDENTE MA UN CRIMINE»:

«L'incidente del sommergibile atomico americano ripropone ancora una volta tutta la problematica di La Maddalena e della sicurezza della popolazione in presenza di basi militari ove attracchino navi con armamento e propulsione nucleare…
Come sempre il segreto militare impedirà di conoscere la portata del fatto e tutte le circostanze ad esso relative. Come è, quindi, sempre avvenuto per La Maddalena, alle già gravi incognite che la base di per sé suscita, si aggiungono ulteriori elementi di pericolosità insiti nel velo di ignoranza che il segreto militare stende sui fatti direttamente attinenti alla sicurezza della popolazione.
Un dato obiettivamente certo. In questa situazione, parlare di controlli efficaci, parlare di assoluta tranquillità non è solo azzardato, ma è soprattutto sintomo di irresponsabilità…
In questo quadro si pone anche il problema del significato dei controlli effettuati nelle acque di L.M. delle autorità italiane. Anche per essi un solo dato è certo, e cioè che a La Maddalena vi è un inquinamento radioattivo. Si afferma concordemente da parte delle autorità che è un inquinamento minimo e inferiore di gran lunga ai "limiti di sicurezza". Ma ogni tecnico serio sa bene quanto sia problematico in questo campo stabilire con certezza i cosiddetti "limiti di sicurezza". E del resto, le misurazioni effettuate a La Maddalena, al massimo, possono dare un relativo grado di tranquillità "a posteriori", cioè su quanto è già avvenuto. Ma non servono assolutamente a prevenire incidenti purtroppo sempre possibili (e oggi ne abbiamo avuto una conferma) o sabotaggi, né servono a proteggere la popolazione da un eventuale rilascio radioattivo già avvenuto.
Queste brevi considerazioni non sono certo una novità. Dico e scrivo queste cose ormai da anni. Ma non è cambiato niente, come del resto non è mai cambiato niente dopo il colera, dopo Seveso, dopo Manfredonia. Ma una cosa è certa. Sarebbe assurdo negare la situazione di pericolosità esistente a La Maddalena Tutti ci auguriamo che non accada mai niente. Ma se così non fosse, non sarebbe né un incidente né un fatto da attribuire al caso fortuito o a forza maggiore. Sarebbe un vero e proprio crimine commesso dolosamente in quanto prevedibile ed evitabile». (Tutto Quotidiano 23 settembre).



10. Una questione ancora aperta, una lotta ancora da fare.

Siamo arrivati alle ultime battute di un dramma nuovo, e ancora in atto, che si aggiunge agli altri che il popolo sardo ha dovuto subire, e subisce, nel processo di colonizzazione in cui lo ha inchiodato il capitalismo internazionale.
Dopo l'incidente al nucleare USS RAY, le interrogazioni parlamentari; poi le dichiarazioni degli uomini politici (poche o nessuna degli scienziati che avrebbero qualcosa da dire); quindi le solite recriminazioni verbali cui seguono inutili convegni e dibattiti sulla "scottante" questione promossi da partiti, amministratori comunali provinciali regionali. Il tutto abbondantemente condito da rassicurazioni demagogiche.

24 settembre 1977. «Senza dubbio i tecnici sul pericolo atomico. Da tempo denunciano i gravissimi rischi delle radiazioni e di possibili incidenti. Sul problema devono prendere una responsabile decisione i politici». (L’UNIONE SARDA).

Perché questo giornale non ha mai riportato i dati della denuncia fatta "da tempo" dai tecnici?

27 settembre. «Intervento del ministro della sanità. nuovi prelievi ed analisi disposti a L.M.. Il telegramma che ha informato l'iniziativa ha sollevato altre polemiche sul pericolo atomico. Precisazioni del ministro della difesa sulle stazioni di controllo disposte intorno all'isola». (L’UNIONE SARDA).

28 settembre. «Gli scienziati al lavoro a La Maddalena». (L’UNIONE SARDA). «Inquinamento atomico nell'arcipelago di La Maddalena? Fra due settimane sapremo la verità. Lo ha dichiarato la dottoressa Campos Venuti dell'istituto superiore di sanità. Questo tempo è necessario per una accurata analisi dei campioni prelevati dai ricercatori». (La Nuova Sardegna). Le due settimane sono passate: la dott. Campos esiste?

29 settembre. «Oggi a Roma il sindaco di L.M.. Sollecite garanzie contro le radiazioni». (L’UNIONE SARDA).

1 ottobre. «I risultati dell'incontro a Roma del sindaco Canopoli. Il ministro fornirà i dati sull'inquinamento atomico». (L’UNIONE SARDA). Li fornirà… è da anni che li sta fornendo.

Stessa data.. «Nessun pericolo atomico - ha detto il ministro Ruffini». (La Nuova Sardegna). Quindi è falso ciò che afferma il quotidiano precedente: il ministero non fornirà nessun dato perché "non c'è inquinamento". Il ministro però promette che "sarà ultimata tra breve la rete di rilevamento della radioattività nell'arcipelago». (La Nuova Sardegna). Avete notato: i politici parlano sempre al futuro.

5 ottobre. «Il sommergibile RAY fa traballare la giunta» a La Maddalena. «DC e PSI al termine di un incontro avvenuto nella serata di ieri si sono scoperti su posizioni diametralmente opposte in merito al problema della base USA…». (La Nuova Sardegna).

6 ottobre. «Scatterebbe in caso di incidente atomico. Per La Maddalena si vara un piano di evacuazione. E' stato predisposto dall'apposito comitato istituito presso la prefettura di Sassari e dovrà essere approvato dal ministero dell'interno». (L’UNIONE SARDA). Il giorno dopo lo stesso quotidiano rettifica: «In caso di inquinamento atomico: un piano di emergenza e non di evacuazione». Infatti: l'evacuazione è una cosa seria.

8 ottobre. Altra notizia mistificatoria. «La commissione difesa ridiscuterà il problema della presenza USA nell'isola, entro il 18 ottobre…» . (La Nuova Sardegna).

Continua il bisticcio DC-PSI. 9 ottobre. «Presenza della base USA: i democristiani dicono NI. Condizionano la loro posizione ad un'indagine del parlamento sul problema della sicurezza. Il PSI insiste per l'allontanamento subito». (La Nuova Sardegna).

13 ottobre. Il governo non mantiene neppure gli impegni presi per il mantenimento dell'arsenale a L.M.. «Sarà ridotto di 150 unità l'organico dell'arsenale… Duro documento della DC». (La Nuova Sardegna).

16 ottobre. Notizie tranquillanti da Venezia: «Per difendere il mare Mediterraneo "verrà stipulato" un trattato internazionale contro l'inquinamento» . (L’UNIONE SARDA). La contaminazione radioattiva dovrà fare i conti con le severe norme che verranno emanate.

18 ottobre. «La commissione difesa in visita». Fatto eccezionale, la commissione «salirà anche sulla Gilmore». (La Nuova Sardegna).

19 ottobre. «Concluso in un clima di polemica il sopralluogo alla base americana . La Maddalena: crisi in giunta dopo la visita della commissione». (L’UNIONE SARDA).

Sensazionale sulla stampa. La visita della commissione difesa non c'è stata. «…è stata mandata via dalla Marina? Si sarebbe voluto impedire l'incontro con il consiglio comunale… La Marina militare avrebbe costretto i deputati a ripartire nel primo pomeriggio, adducendo una presunta mancanza di carburante degli elicotteri che avevano trasportato la commissione dall'aeroporto di Olbia nell'arcipelago maddalenino…». (Tutto Quotidiano 22 ottobre).

A conclusione della visita a L.M. della commissione difesa della camera, l'on. Concetto Lo Bello ha fatto all'ANSA la seguente dichiarazione: «Mi sembra che da questa visita a La Maddalena sia emersa, con molta chiarezza, seppure ve ne fosse bisogno, l'assoluta inesistenza di quei pericoli che da qualche parte, e non sappiamo con quanto buon senso, era stata adombrata in merito alla permanenza di sommergibili a propulsione nucleare nelle acque della base; sommergibili, per altro che navigano in tutto il bacino del Mediterraneo e che appartengono a diverse marine militari».

22 ottobre. «Il caso di L.M. sarà oggetto di una specifica relazione alla prima giornata del convegno che la società di fisica sanitaria ha organizzato per il 26/27/28 ottobre a Bologna. Scienziati e tecnici del comitato nazionale per l'energia nucleare, dell'istituto superiore di sanità riferiranno sulle esperienze fatte nell'arcipelago durante il lavoro di controllo e di analisi dei dati sull'inquinamento ambientale». (Tutto Quotidiano).

Al convegno di Bologna, scienziati e tecnici finalmente parlano:

«Nessun controllo sulla radioattività. E' tutt'ora allo stato di progetto, dal 1975, la rete di monitoraggio per controlli ambientali costanti e su vasta scala dell'isola della Maddalena» . (Tutto Quotidiano).
«Se fossi un maddalenino, non me ne starei certo tranquillo: mi batterei con tutti i mezzi perché la Gilmore se ne andasse» dice Roberto Bianche, uno degli scienziati intervenuti, che ha sostenuto l'allontanamento della base nucleare come l'unica soluzione. «Il rischio che corrono gli abitanti di L.M. - spiega il tecnico - non può essere quantificato proprio per le limitazioni dell'indagine ambientale condotta sull'arcipelago e non credo si possa stare tranquilli non conoscendo esattamente il grado di pericolosità dell'insediamento…». (L’UNIONE SARDA).

Al convegno di Bologna segue un contro-convegno organizzato a La Maddalena. Durante i lavori «la popolazione verrà informata dettagliatamente sui risultati degli studi finora eseguiti». (Tutto Quotidiano 29 ottobre).

10 novembre. «Amare conclusioni del convegno», in cui si è scoperto che «Nessun piano di emergenza elimina il pericolo atomico». Il merito della scoperta va a Giovanni Berlinguer, "testa d'uovo" del PCI, delegato a tutti i convegni.

Dal canto suo, il ministro Ruffini dichiara:

«I sistemi di sicurezza esistenti sui sommergibili a propulsione nucleare che attaccano alla nave appoggio escludono che si possano verificare casi accidentali di fuoriuscita di sostanze radioattive; il controllo della radioattività in aria viene attualmente effettuato da due reti: una della Marina militare italiana e una della Marina USA. Una terza rete è in fase di approntamento a cura della Regione sarda. Gli strumenti fissi di rilevazione continua ubicati a Santo Stefano e al Comando marina sono stati muniti di dispositivi ottici e acustici che entrano automaticamente in funzione appena la radioattività supera il livello di minimo di guardia».
Parlando degli esami, il ministro afferma che «i test di radioattività non hanno mai superato i livelli ambientali normali della zona, che risultano, comunque, al di sotto del livello di guardia». (Dalla relazione del ministro alla commissione difesa della camera, 2 novembre).

Il ministro alterna reticenze a bugie. Non dice in cifre quali sono "i livelli normali" e i "livelli che, comunque, non hanno superato quelli di guardia" e neppure quali siano i "livelli di guardia". E le affermazioni sulle misure di sicurezza sono false, come prova il documento che segue.

«1) Caratteristiche e attendibilità delle reti di rilevamento presenti ed in programma:
a) rete di secondo il livello. E' la più vecchia. Nacque su proposta del Cnen il 13 ottobre 1972. Si tratta di una rete anomala perché non fornisce dati relativi specificatamente alla presenza sottomarina nelle acque dell'arcipelago, ma solo alle ricadute radioattive conseguenti ad esplosioni nucleari nell'atmosfera;
b) rete di livello O. Fu installata nel febbraio 1975 e deve il suo nome al fatto che si programmava come soluzione provvisoria, in attesa di strumenti tecnici più rigorosi. Rilievo mensile di campioni della catena alimentare, per individuare eventuali fenomeni di diffusione di radio-nucliti. Gli stessi documenti ufficiali del ministero della sanità ne denunciano le gravi insufficienze;
c) rete di primo livello. La provincia ha avuto il mandato in soldi per l'allestimento e la gestione di un laboratorio di analisi per il controllo della radioattività. Sono trascorsi invano 120 giorni (Ancora non esiste - nda).

2) PIANO DI EMERGENZA: NON ESISTE. (Tutto Quotidiano 27.9.77) ».



La militarizzazione della Sardegna

MAPPA DELLE BASI E SERVITU' MILITARI IN SARDEGNA

A) - Cagliari e adiacenze

Zona est. Dal Borgo di Sant'Elia a Calamosca, alla Grotta dei Piccioni: impianti radar, poligoni di tiro, depositi di carburante per mezzi aereo-navali, base-rifugio per sommergibili nucleari. Parte dei depositi di carburante sono raccordati con la base aerea di Decimomannu; le tubature attraversano la zona dello Stadio di Sant'Elia e la zona di Sant'Avendrace, rioni popolari.

Centro. A Monte Urpinu e a Colle San Michele: impianti radio. (I tralicci delle antenne di Colle San Michele sono stati smantellati e gli impianti ammodernati trasferiti nella zona della Sella del Diavolo, ai margini del Poetto). Nel porto: giganteschi serbatoi di carburante (ex SHELL) e dell'AGIP sul molo di ponente; depositi di esplosivi e oleodotti della marina e dell'aviazione; sul molo di Sant'Agostino depositi di carburante della ESSO.
Zona ovest. A Nora, stazione ecogoniometrica a lungo raggio, a lato della necropoli punica.

La città capoluogo è circondata da ogni parte, «la dislocazione delle basi - ha scritto "Worweets" di Basilea - ricorda la disposizione approntata da Hitler nel 1942».
L'atteggiamento critico della stampa svizzera non va preso per animus antimilitarista. Il capitale vede con disappunto ogni ostacolo che si frappone alla speculazione delle coste sarde. La stessa borghesia indigena approva le basi e gli eserciti - purché non tocchino i suoi profitti. Lo dimostrano le continue prese di posizione della stampa padronale per lo svincolo di servitù in zone di interesse turistico o di speculazione edilizia; e nel contempo le feroci campagne contro contadini e pastori delle comunità dell'interno, quando rifiutano l'insediamento nelle loro terre di basi e poligoni.
Il rione di Sant'Elia è completamente circondato dai cavalli di frisia, chilometri di costa e di entroterra, da Calamosca alla Sella del Diavolo, fino alla Grotta dei Piccioni sono recintati e irraggiungibili. Nell'ultimo tratto di costa, a quanto è dato sapere, si nasconde una base-rifugio per i famigerati Hunter Killer, i sommergibili d'attacco yankee a propulsione e armamento nucleare. Ne ha dato notizia per primo "Scinteja" di Bucarest, nell'estate del 1966.
Altre limitazioni e pericoli si aggiungono a causa dell'intenso traffico di aerei militari, correlato alle incessanti esercitazioni della VI flotta e degli "squadroni" tedeschi di stanza a Decimomannu.



B) - Capo Teulada

Centro di addestramento per unità corazzate (CAUC), ufficialmente riservato all'esercito italiano, frequentemente usato da reparti della NATO e della VI flotta USA, in manovre combinate terra-aria-mare. Superficie espropriata e occupata, circa 10.000 ettari; superficie interessata durante le esercitazioni a fuoco, oltre 30.000 ettari.

I primi civili (si fa per dire) ammessi a visitare il CAUC, nel giugno 1962, sono i giornalisti di "Settimo giorno", il rotocalco che ha meriti distinti nel rievocare i fasti delle famiglie reali.
Non è dato sapere quale sia il costo che il popolo deve pagare per il CAUC di Teulada. Certamente una somma che basterebbe per far vivere di rendita tutti gli abitanti della regione. Per le sole prime opere di recinzione e per le casermette, sono stati spesi, nel 1960, oltre 3 miliardi.
Anche qui i militari hanno creato il deserto. Dai velenosi viluppi di filo spinato, si intravede uno scenario apocalittico: i ruderi delle case contadine smantellate dagli obici si alternano alle voragini aperte delle granate; piante divelte, cespugli carbonizzati, pareti rocciose frantumate. Dove pochi anni fa c'erano villaggi di pescatori e di pastori, vallate verdi di pascoli, colline folte di vegetazione, oggi è desolazione.
A Capo Teulada si trovano concentrati i campioni delle più moderne macchine belliche per l'addestramento delle unità corazzate della NATO e degli USA, che vi si alternano incessantemente. Una "fiera" dove si "ammirano" gli Half-tracks, i semicingolati da trasporto veloce di fanteria; i mezzi anfibi dei reparti lagunari, dotati di elicotteri secondo gli schemi USA; i carri armati pesanti M 47 che sostituiscono i vecchi Sherman; i carri medi M 24. Sarebbero in arrivo i mastodontici M 48 - montati nei cantieri della OTO-Melara di La Spezia - sono tanto ingombranti (suscitarono sgomento negli stessi montatori!) che non possono essere contenuti su alcuna strada o ferrovia, in Italia. I generali della NATO, dal canto loro, per favorire i capitalismi nazionali, premono per la costruzione di carri armati prodotti dal MEC.
Il 1965 è l'anno che inaugura a Teulada le "grandi manovre" aeronavali della NATO e della VI flotta, che da allora a oggi si sono susseguite periodicamente e in crescendo.
Il lettore non pensi che queste esercitazioni siano fatte con armi facsimile o che si spari a salve. A parte gli stessi coscritti, obbligati a specializzarsi nel mestiere di massacratore, corrono gravi pericoli gli abitanti della zona - nonostante i bandi affissi nei comuni tengano la gente dei paesi coinvolti rintanati nelle case. Sono numerose le testimonianze di civili scampati a bombe "in allenamento". L'ultima bomba, da due quintali, è stata sganciata "per errore" da un caccia-bombardiere americano qualche settimana fa (11 febbraio '78), nella zona di Capo Malfatano, molti chilometri fuori dal bersaglio.



C) - Zona costiera Sulcis-Iglesiente

Praticamente tutta la costa da Capo Teulada a Capo Frasca, oltre 100 km di spiagge, è interdetta a opere di valorizzazione civile e di sviluppo turistico perché "zona di esercitazioni" aeree e aereo-navali della NATO e della VI flotta.

La borghesia compradora, ogni qualvolta tenta di manipolare l'opinione pubblica sulla questione delle servitù militari, tira fuori la tesi del guadagno, della utilità che la nostra terra ne ricaverebbe. Inoltre, affaccia questa singolare argomentazione: la presenza di servitù militari limita la speculazione degli operatori economici lungo le nostre coste; queste aree militarizzate, "congelate", essendo di proprietà del demanio, prima o poi potranno essere restituite all'uso comunitario.
Nel 1970, in un servizio del 22 gennaio su La Nuova Sardegna, le popolazioni dell'Iglesiente chiedono ai loro parlamentari di interessarsi presso le "competenti" autorità, al fine di ottenere l'autorizzazione ai diversi programmi di sviluppo turistico. E' lo stesso on. Guaita, di Iglesias, che dichiara:
«E' gravissimo il problema della valorizzazione turistica delle nostre coste. La costa che va da Teulada fino ad Oristano, non è considerata comprensorio turistico ai fini degli interventi straordinari del Piano di Rinascita e della Cassa per il Mezzogiorno e quindi ogni intervento dipende dalla benevolenza dell'assessore al turismo».

Per la verità, una volta tanto, l'assessore competente è innocente. La responsabilità andava e va ricercata (la situazione è immutata) nei piani strategici degli stati maggiori. Al servizio citato, ho risposto, sullo stesso quotidiano, il 28 gennaio 1970, sotto il titolo: "OFF-LIMITS - ZONA MILITARE - DA CAPO FRASCA A CAPO TEULADA":
«Se diamo uno sguardo ai vari insediamenti turistici lungo le coste sarde, rileviamo facilmente che ci sono dei "vuoti". Il "vuoto" più vasto è appunto questo che da Oristano, da Capo Frasca, va verso l'Iglesiente, fino a Capo Teulada. E naturalmente vien fatto di chiedersi il perché di tale "vuoto", tanto più inspiegabile in quanto sotto il profilo paesaggistico, della bellezza delle spiagge, della facilità di accesso al mare, si tratta di una zona privilegiata…
Una risposta c'è… e bisogna andare a cercarla proprio dove incomincia e dove finisce l'off-limits per il turismo: a Capo Frasca e Capo Teulada. Quale sia la natura, in che modo crescano e quali incidenze comportino le basi militari moderne (ben diverse dalle "torri pisane" e dai tradizionali "bastioni fortificati") si può dire anche senza essere esperti. In particolare i poligoni di tiro per aerei e i campi di addestramento per unità corazzata abbisognano, oltre le basi fisse, di servitù territoriali vere e proprie, di vaste zone libere, possibilmente disabitate…».



D) - Decimomannu

Aeroporto NATO, Superficie approssimativa, 1.500 ettari. Si tratta di terreni agricoli sottratti ai comuni di Decimomannu, Villasor, San Sperate. L'aeroporto veniva usato da italiani, tedeschi e canadesi, in percentuale, rispettivamente, del 20-40%. I canadesi sono stati sostituiti dagli americani. Viene usato per l'addestramento dei piloti di aerei supersonici al tiro nel poligono di Capo Frasca (Oristano).

L'aeroporto, già attivo durante la seconda carneficina mondiale, viene ristrutturato e rimesso in funzione nel 1955, in seguito a un accordo tra Germania, Canada, Italia, sollecitati dagli USA: il tenente generale Courtland Schuyler lamenta una "debolezza" nello scacchiere difensivo della North Atlantic Treaty Organization.
Il 16 giugno 1956, pur essendo i lavori ancora in corso di ultimazione, i Canadesi iniziano le esercitazioni. L'alza-bandiera ufficiale è del 6 dicembre 1957.
Il 1° ottobre 1960 la base viene ufficialmente occupata da tedeschi, canadesi e italiani, dando inizio alla "piena attività". Lo stesso giorno, migliaia di fanciulli sardi, recatisi a scuola, vengono rimandati a casa "per mancanza di aule".
Precedentemente, gli "specialisti" in bombardamenti della NATO si esercitavano a Pfalz (Renania). Ma gli strateghi della NATO si lamentavano che in quella zona della Germania "il tempo è brutto" e il cielo "è ingombro di traffico aereo civile", pertanto le manovre belliche non potevano svolgersi agevolmente. In Sardegna, al contrario, tutte le condizioni favorevoli, compresi i governanti.
L'aeroporto di Decimomannu è la più grande base aerea della NATO. La sua superficie è vasta quanto quella di tre aeroporti civili. Ha uno sviluppo stradale di oltre 20 km. E' autosufficiente per la parte idrica ed elettrica. Ha una autonomia di carburante di parecchi giorni ed è dotato di tutte le attrezzature per il volo notturno. Consta di 16 cucine in grado di fornire 6.000 pasti al giorno; 6 celle frigorifere e 8 impianti frigoriferi mobili. Le 80 palazzine-cottage sono fornite di riscaldamento autonomo; gli hangars-office dotati di aria condizionata. Ha una rete fognaria di 18 km. Nella base ci sono circa 2.000 militari in pianta stabile. I loro familiari sono sistemati in villette, dotate di tutti i confort. Sono presenti oltre 100 aviogetti caccia-bombardieri, ripartiti in "squadroni" e jets da caccia italiani. Ogni 5 settimane escono addestrati oltre 100 piloti "combact ready", pronti al combattimento. Decimomannu sforna quindi circa 1.000 "specialisti massacratori" all'anno. Altro che scuole professionali ENALC!
Numerosi sono stai dal 1960 a oggi gli incidenti aerei. Molti di questi incidenti vengono tenuti nascosti. I pericoli per la popolazione sono immensi, considerando che gli aerei che si alternano nelle esercitazioni al tiro ogni 5 settimane si addestrano anche nell'uso di armi atomiche. Pertanto, aerei che hanno o possono avere armamento nucleare volano nei nostri cieli, sulle nostre campagne, sui nostri paesi, sulla nostra gente. E depositi di munizioni, anche atomiche, sono situati nella nostra terra.



E) - Serrenti

Base e polveriera dell'aviazione militare, situata a pochi chilometri da Decimomannu, in direzione nord-est, a un chilometro dall'abitato di Serrenti. Vi è dislocato un nutrito distaccamento militare.
L'arsenale consiste in immensi depositi di munizioni all'interno di gallerie scavate nelle colline visibili dalla superstrada, nel tratto Serrenti-Nuraminis.

Per l'attuale potenza esplosiva delle armi, il deposito di Serrenti costituisce un ulteriore terribile pericolo. Fra le tante, questa notizia (tenuta nascosta dalla stampa, eccettuata una rivista sassarese) ha destato vivissime preoccupazioni:
«Un ordigno che secondo l'annuncio dato dalle autorità militari alle popolazioni, ha causato un forte boato ed un fungo simile a quello di una bomba atomica, è stato fatto esplodere il 5 ottobre in agro di Serrenti». (Sassari Sera 1° nov. 1967).



F) - Capo Frasca e dependences

Poligono di tiro per aerei supersonici della NATO e USA con armamento nucleare. Occupa una area vasta circa 5.000 ettari. Interessa durante le esercitazioni a fuoco non meno di 30.000 ettari, tra stagni, terra ferma e area costiera, limitando gravemente le attività lavorative di pescatori e contadini.
Dependences: Torre Grande di Oristano: impianti radar, eliporti, basi di sussistenza. Sinis di Cabras: ventilata base NATO di 200 ettari per impianti radar, eliporti e "depositi" non ben definiti.

La base occupa l'intera penisola (50 kmq) e le servitù correlate creano pesanti limitazioni alla economia di 5 comuni, Terralba, San Nicolò di Arcidano, Arbus, Guspini e Arborea, con una popolazione di oltre 60.000 abitanti.
A sud della base di sta creando il deserto. La militarizzazione di Capo Frasca ha segnato la fine del paese più vicino, Sant'Antonio di Santadi. Il paesello era ubicato in una felice posizione geografica; davanti il pescoso golfo oristanese e alle spalle un entroterra fertile per l'allevamento degli ovini; La base lo ha chiuso e soffocato. Ai danni si sono aggiunte le beffe. I contadini e i pastori espropriati, al 1972, dopo oltre 10 anni, non erano stati ancora indennizzati. Tutti gli abitanti di Sant'Antonio sono emigrati. Il paese non esiste più. Prima di andarsene, la gente ha scritto sui muri: "militari truffatori e ladri".
La penisola di Capo Frasca è recintata da cavalli di frisia. In passato le meravigliose spiagge erano popolate da villeggianti. Sui monti pascolavano numerose greggi. I litorali erano punteggiati dalle vele dei pescatori. Oggi nessuno può varcare l'off-limits. Ci sono i poligoni di tiro su cui si esercitano i militari con i loro ordigni di morte. Non sappiamo neppure se esiste più Capo Frasca…
Questa base necessita di numerose "dependences" e di "punti radar" per cui tende ad allargare sempre più i suoi confini.



G) - Salto di Quirra

Poligoni missilistici sperimentali e di addestramento interforze (NATO). I poligoni sono situati presso il paese di Perdasdefogu e nella costa, a Capo San Lorenzo. Vi si eseguono prove sperimentali in volo di prototipi di missili, prima della loro produzione in serie. Vi si esperimentano anche nuovi propellenti. Vi si addestrano unità della NATO e della VI flotta, con tiri nelle varie combinazioni terra-aria-mare. Superficie occupata, circa 45.000 ettari (altre fonti dicono 55 mila ettari). Superficie effettivamente interessata durante i frequenti lanci missilistici, circa 145.000 ettari. Una zona vastissima comprendente anche parte del Sarrabus e dell'Ogliastra, con 15 comuni e una popolazione di oltre 100.000 abitanti.

Le basi missilistiche del Salto di Quirra sono praticamente in mano ai tedeschi (85%). L'Italia, infatti vi partecipa con appena il 15%.
I primi espropri iniziano nel 1957 con tre lotti. Il primo e il secondo, in territorio del comune di Perdasdefogu, di 8.300 ettari e 6.000 ettari; il terzo, nella zona costiera di Capo San Lorenzo di 2.200 ettari.
Nello stesso 1957, a settembre, iniziano gli incidenti. Un missile lanciato da C. San Lorenzo, "impazzisce" e cade nelle campagne provocando ingenti danni.
Nel 1958 i poligoni sono in piena attività. Ne fa testimonianza il primo di una lunga serie di bandi che, di anno in anno, si susseguono ininterrotti, trasformando una regione della nostra Isola in un campo di battaglia:
«L'aeronautica militare eseguirà esercitazioni di tiro dalle ore 0 del giorno 1° dicembre 1958 alle ore 24 del giorno 20 dicembre 1958 presso il poligono sperimentale interforze del Salto di Quirra. La zona di territorio interessata in dette esercitazioni è specificata nei manifesti affissi nell'albo pretorio dei seguenti comuni: Villaputzu, Ballao, Villasalto, Villagrande, Lanusei, Armungia, Perdasdefogu. In detta zona, durante il sopraccitato periodo a scopo di pubblica incolumità è vietato in modo assoluto il transito e la sosta di persone, animali e veicoli. E' fatto altresì divieto di toccare qualsiasi proietto caduto; di eventuali ritrovamenti dovrà essere data immediata comunicazione al personale dell'Aeronautica militare o ai carabinieri. Eventuali danni che potranno essere arrecati alla proprietà privata, saranno indennizzati dopo gli accertamenti fatti da apposita commissione».

I poligoni missilistici di S. di Quirra hanno dato un colpo mortale al movimento cooperativistico, sorto negli anni 45-50. La sola cooperativa di Jerzu, quella maggiormente colpita dagli espropri, in soli nove anni, aveva trasformato fondiarmente circa 138 ettari, dove erano stati impiantati vigneti e frutteti, costruite oltre 60 case coloniche, messi in opera gli impianti di irrigazione.
La regione è diventata un deserto. Nei paesi sono rimasti i vecchi e i bambini.
Dopo gli espropri nella zona nord-occidentale, ne seguono altri nella fascia costiera sud-orientale, per dare più spazio al poligono di C. San Lorenzo, tra i comuni di Tertenia e Villaputzu. E' una zona che ha anche cospicue risorse minerarie. Contadini, pastori e minatori non hanno alcun mezzo per opporsi, difendere la loro terra, il loro lavoro dalla rapina dei "signori della guerra".
Nel gennaio '62 i militari decidono di estendere gli espropri da 32.000 a 55.000 ettari (L'Unità 10.2.'62). Un mese dopo, in febbraio, la miniera di barite di Tertenia viene chiusa. I minatori licenziati non hanno neppure ricevuto gli ultimi tre mesi di paga.
Dal 1962 gli USA concedono alla NATO il privilegio di sperimentare missili "importanti" nei poligoni di Salto di Quirra. Torneranno utili nella invasione del Vietnam e nel Medio-Oriente. Ai missili di grosso calibro occorrono spazi di sicurezza molto vasti: praticamente metà della costa orientale sarda, da Villasimius a Tortolì. Nel settembre del '62, per tre giorni consecutivi, viene imposto lo sgombero dei residenti della fascia costiera da Villaputzu a Gairo. Gravissimi sono i danni alla economia e gravissime le limitazioni alla libertà dei cittadini della regione.
Intanto, sempre più numerosi, circolano a Cagliari giovanotti biondi di chiara razza dolicocefala. Soltanto in questo momento i comunisti mettono in relazione missili e tedeschi. Il 16 novembre '63 Pajetta presenta una interrogazione "urgente" in senato, per sapere se è vero ciò che scrive la stampa tedesca «circa la conclusione di un accordo tra il governo italiano e il governo della repubblica federale per la concessione alla Bundeswehr di un poligono sperimentale per missili sulle coste orientali della Sardegna e se è vero che sono stati già iniziati i lavori a questo primo poligono esclusivamente tedesco».
Una decina di giorni dopo, quel furbone di Andreotti risponde: Esclusivamente tedesco? Neppure per sogno! Il poligono verrà utilizzato "dai paesi dell'alleanza", quindi anche dai tedeschi, ma «riguarda semplicemente lanci di razzi sonda per ricerche meteorologiche e prove di impiego di missili terra-aria a caratteristiche limitate» (sic!).
Un anno dopo, nel '64, i missili di Perdasdefogu arrivano a Mosca. In gennaio, Kozyrev, ambasciatore a Roma, consegna la prima nota di protesta. Commentando la nota, la Tass sottolinea che i missili in questione possono essere muniti di testata nucleare e che le forze tedesche non sono interessate alle ricerche meteorologiche (come asserisce Andreotti) ma agli esperimenti bellici. Per esempio i missili Seacat, sperimentati nel poligono sardo, possono essere montati su navi da guerra.
Ai primi di aprile dello stesso '64, Mosca invia una seconda nota di protesta. Facendo riferimento all'art. 68 del trattato di pace, la Tass commenta la nota polemizzando con Andreotti:
«Quanto alle affermazioni del ministro degli esteri italiano, secondo cui questi esperimenti sarebbero effettuati da società private interessate a ricerche scientifiche sui motori a razzo (ah, quel furbone di Andreotti! - nda) non possono essere accettate perché è ben noto che gli esperimenti con razzi militari a Santo di Quirra sono anche effettuati da rappresentanti delle forze armate della Germania occidentale».

Nel 1965, calmatesi le acque, il comando dei poligoni di S. di Quirra rende pubblico il programma annuale degli esperimenti, con "i motori a razzo": 15 lanci: 10 Skylark, singoli e multipli; 4 centauro, singoli e multipli; 1 Beler, singolo. Sotto banco verranno anche sperimentati e Seacat, di fabbricazione britannica, destinati alle unità della marina.



H) - L'Isola di Tavolara

Superficie, oltre 600 ettari. Base di sommergibili nucleari dotati di missili atomici. Centro di addestramento al tiro e zona di manovre di sbarco per i marines della VI flotta. Impianti radio a lungo raggio.

L'occupazione militare di Tavolara inizia nel 1961, quando il demanio marittimo decide l'esproprio versando ai conti Marzano (i maggiori proprietari dell'isola) la somma di 54 milioni di lire (contro il mezzo miliardo che gli stessi Marzano ebbero in offerta da operatori turistici internazionali). L'operazione di svendita all'imperialismo USA viene consolidata con un decreto del prefetto di Sassari (n. 4 del 23.10.'61) che dispone "la requisizione, l'esproprio e l'occupazione immediata a fini militari dell'intera isola di Tavolara, in conformità del decreto presidenziale del 30.12.'60 ed il relativo provvedimento del ministro della difesa del 4.9.'61".
"L'esproprio di Tavolara per esigenze militari segna la fine del turismo internazionale in Sardegna", scrive Sassari Sera.
D'altro canto, tra operatori economici e operatori militari, come tra membri della stessa cosca mafiosa, si trova sempre un accordo. Si ha notizia di una visita, nell'estate del '61, del figlio dell'ambasciatore Attolico, funzionario della NATO a Ginevra. Costui, indirizzato dal barone Franchetti per accaparrarsi una fetta di costa sarda, attraversando la litoranea Siniscola-Olbia in compagnia di Bettina, fidanzata di Alì Kan, disse di Tavolara: "…è invendibile, bellissima, ma servirà alla NATO per farci una base atomica"; e forte delle informazioni in suo possesso, acquista a debita distanza un "pezzetto" di costa di 50 ettari. (Da Sassari Sera - ottobre '61).
Tutti sanno che Tavolara diventerà una base atomica degli USA. Gli stessi padroni di Tavolara, i conti Marzano, dimostrano di saperlo, quando con una lettera al ministro della difesa gli propongono di scambiare Tavolara (già inserita in una piano di valorizzazione turistica) con altra zona, Monte Albo, più a sud, in provincia di Nuoro. Monte Albo - scrivono i Marzano - è più vasto di Tavolara e si presta meglio a esigenze militari in quanto "possiede nel suo interno grotte di ampiezza grandiose lunghe parecchi chilometri adatte a qualsiasi opera di difesa anche atomica".
L'unico a non saperne nulla è Andreotti. A tutte le interrogazioni parlamentari, risponde imperterrito che a Tavolara si sta lavorando soltanto per l'installazione di un impianto radio per le comunicazioni a lungo raggio".
I radicali accusano Andreotti di mendacio. In una corrispondenza da Parigi del 23.9.63 su Agenzia Radicale si dà notizia della costruzione già in atto di una delle tre basi per sommergibili armati di Polaris, precisamente a Tavolara, nel golfo di Olbia, in Sardegna.
Un mese dopo, in ottobre, interrogazioni del comunista Velio Spano. Andreotti ripete la storiella dell'antenna radio.
I radicali ripartono all'attacco, pubblicando documenti che, in altro paese, avrebbero bruciato irrimediabilmente dieci ministri Andreotti. Per una semplice "antenna radio" il ministro della difesa ha:

1 - pagato 328 milioni per espropriare le proprietà private dell'isola di Tavolata (600 ettari);
2 - incaricato la ditta Astaldi di scandagliare per settimane con mezzi tecnici rilevanti, sommozzatori e imbarcazioni di appoggio su cui si trovano tecnici altamente qualificati; la roccia sottomarina dell'intera isola di Tavolara (il cui versante est - come è noto - si erge su fossa marina di oltre 200 metri);
3 - effettuato studi per oltre un anno, come dimostrano, tra l'altro, i grandi disegni ancora oggi visibili sulla roccia a livello del mare e sotto il livello del mare, che unanimemente i tecnici dichiarano poter essere corrispondenti a progetti di scavi di caverne".

A 15 anni di distanza, possiamo dire che da almeno dieci anni, nelle viscere di Tavolara esiste un rifugio a prova di ritorsione atomica per gli Hunter Killer made in USA, che ai vecchi Polaris hanno sostituito i MIRV, missili intercontinentali a testata nucleare multipla.



I) - La Maddalena e Arcipelago omonimo

Basi della marina militare italiana con relativi depositi di carburante e di munizioni; arsenali; batterie. A Santo Stefano, tra la Maddalena e Palau, base nucleare USA di appoggio, manutenzione e riparazione per sommergibili a propulsione e armamento nucleare. La sola isola di La Maddalena ha una superficie di 3.549 ettari.



L) - Barbagie - Pratosardo - Pratobello

Barbagie: zone imprecisate, area di esercitazioni al lancio di truppe speciali di paracadutate.
Pratosardo (tra Nuoro e Orgosolo). Polveriera dell'esercito e comando artiglieria con sede di specialisti artificieri.
Pratobello (Orgosolo). Poligono di tiro per unità di artiglieria dell'esercito. Area occupata, circa 12.000 ettari. SMANTELLATA A FUROR DI POPOLO.

Barbagie. Già all'inizio degli anni '60 gli abitanti di quei paesi parlano di utilizzazione dei loro monti da parte di "corpi non precisati" dell'esercito in operazioni di lancio con il paracadute. Una conferma ufficiale a queste voci viene nel 1964 a seguito di due avvenimenti.
Il primo, relativo a 50 paracadutisti lanciati in zone impervie delle Barbagie per compiervi "misteriose" esercitazioni belliche, e a 30 di essi smarritisi. Soltanto dopo giorni e giorni di affannosa battuta di carabinieri e baschi blù, i malcapitati vengono rintracciati e condotti a salvamento.
Il secondo, relativo alla polemica (con reciproco sputtanamento) tra il De Lorenzo (capo di stato maggiore della difesa) e l'Aloja (capo di stato maggiore dell'esercito). Si venne così a sapere che il generale Aloja organizzava a Civitavecchia certi suoi corsi "dell'ardimento", dove allievi speciali di fede fascista si allenavano nella tecnica dell'antiguerriglia (ovvero della repressione popolare). L'istruttore capo, era, ovviamente, tedesco, un maggiore della Bundesweher, già ufficiale della Wehrmacht durante il nazismo. Fra le esercitazioni previste nei corsi di ardimento erano previste "prove di sopravvivenza" in zone impervie e desertiche. Tali prove consistevano nel paracadutare gli allievi nelle Barbagie con una quantità limitatissima di cibaria - dovevano imparare a cavarsela per almeno dieci giorni rosicchiando ciò che di commestibile poteva offrire la natura del luogo.

«Queste prove di sopravvivenza, poi, erano di stretta derivazione americana: vengono infatti praticate dai berretti verdi a Fort Bragg e i rangers che hanno catturato e ucciso Che Guevara erano appunto usciti da quei corsi antiguerriglia…" (NEW KENT maggio '70).

Indipendentemente dall'uso specifico dei reparti speciali antiguerriglia, nelle Barbagie c'è la continua massiccia presenza di polizia, carabinieri e corpi militari specialisti nella repressione popolare i quali compiono frequenti esercitazioni pratiche, con rastrellamenti, battute e perquisizioni che coinvolgono interi paesi, ritenuti pregiudicati, come Orgosolo, Orune, Mamoiada, Bitti, Fonni.

Pratosardo. La base di specialisti artificieri, la polveriera e il comando artiglieria occupano nel complesso una vasta superficie tra Nuoro e Orgosolo. Non ne conosco i dati. Si tratta di pascoli sottratti alla economia pastorale orgolese: una sorta di punizione per la tradizionale "resistenza" della comunità all'invasione continentale. Si comprende quanto questa servitù militare sia odiata dai pastori orgolesi costretti a cercarsi pascoli lontano dal loro paese e dalle famiglie.

Pratobello. In questa località sono situati i migliori pascoli di Orgosolo, in maggior parte di proprietà comunale. Nel giugno del 1969 il ministro della difesa decide di espropriare i pascoli di Pratobello per insediarvi un poligono di tiro permanente per artiglieria e una base di acquartieramento di contingenti dell'esercito.
La decisione è chiaramente provocatoria: la popolazione di Orgosolo è da oltre un anno in agitazione per liberarsi dalla oppressione coloniale e poliziesca. Gli orgolesi insorgono in massa. Tutta la popolazione, dal più piccolo al più vecchio abbandonano il paese e occupano il territorio che i militari hanno invaso, dove stanno per iniziare le esercitazioni di tiro. Con la loro presenza fisica impediscono le esercitazioni a fuoco.
Sono noti i drammatici momenti della lotta popolare antimilitarista di Orgosolo: i 4.000 abitanti fanno fronte disarmati ai contingenti dell'esercito, alle centinaia di carabinieri, poliziotti e baschi blu inviati per spazzare via la "marmaglia".
Le esercitazioni non verranno fatte. Il ministero dovrà rimangiarsi la criminosa decisione. I generali ne escono scornati. Gli appelli patriottardi della stampa padronale e i tentativi accomodanti messi in atto dal PCI non sono riusciti a scalfire la volontà popolare di lotta.
Questo esempio - ripreso dalla popolazione di Cabras nel '76 - dimostra che non attraverso formule parlamentaristiche o denunce giudiziarie, non attraverso rappresentanze politiche o altre forme di deleghe è possibile difendere la nostra terra dalla rapina del militarismo; ma soltanto con la presa di coscienza e la sollevazione del popolo, con la presenza di tutte le componenti sociali che si riconoscono in una stessa cultura, unite contro lo stesso nemico.



M) - Monti del Limbara - Tempio

Monti del Limbara, zone imprecisate, rampe missilistiche e impianti radar. Il ministro della difesa ha espropriato e occupato circa 5 mila ettari.

A Tempio: una base NATO per ricerche e elaborazione dati e impianti radar. Non conosco i dati relativi alla superficie occupata dai militari della NATO.

Le rampe missilistiche installate nel Limbara, tra Oschiri e Tempio, dato lo sviluppo tecnologico di queste armi a testate multiple nucleari H, la cui presenza non è mai stata smentita e viene confermata dalla "richiesta" conoscitiva della regione sarda che ricalca la mia, sono poco o nulla conosciute dalla opinione pubblica e non hanno avuto alcuna eco nei parlamenti, nazionale e regionale. Eppure costituiscono per le popolazioni della Gallura e dell'intera Sardegna un terrificante pericolo IMMEDIATO, in caso di incidenti, e in futuro, in caso di ritorsione atomica.



N) - Triangolo Capo. Marargiu - Monte Minerva - Scala Piccada.

E' recentissima la notizia che la NATO verrà fornita di bombe al neutrone (N), su missili a media e lunga gittata. La notizia è confermata anche dal quotidiano dell'alta finanza "Il sole-24 ore" (25.11.77) secondo il quale Carter (leggi il Pentagono) avrebbe preso questa decisione al fine di contenere la produzione degli SS - 20, "i missili balistici a testate nucleari multiple e a raggio di azione intermedio" di cui sono dotati i paesi del Patto di Varsavia. Il tutto rientrerebbe negli "scambi previsti dal negoziato SALT-2".
Il comando NATO ha già in progetto la creazione di diverse basi nell'area mediterranea, dove situare questi nuovi allucinanti ordigni di morte totale, ma "non distruttivi". Si dà anche per certo che sia già avvenuta una serie di "incontri informali" con esponenti del governo italiano, e che Andreotti e i generali, in un primo momento, avrebbero optato per l'Iglesiente, zona già mineraria con economia in completo disfacimento e in fase di spopolamento. La zona avrebbe avuto una sua idoneità in quanto compresa nel triangolo che ha per vertici il CAUC di Teulada, l'aeroporto di Decimomannu, il poligono di C. Frasca e per ipotenusa un tratto di costa lungo 100 km già interdetto allo sviluppo turistico e della pesca.
Dopo diversi ripensamenti, considerata la necessità di un rigoroso top-secret per la nuova base, si sarebbe pensato a una regione dell'Isola ancor più spopolata e in zona impervia.
I militari sarebbero così arrivati alla conclusione di utilizzare il triangolo C. Marargiu, M. Minerva, Scala Piccada, nella costa nord-occidentale, esattamente tra Bosa e Alghero. Diversi motivi geografici e politici avrebbero indotto i generali del Pentagono e della NATO a decidere per questa zona.
Va precisato che non è nuova l'utilizzazione dell'entroterra di Capo Marargiu, da parte del ministero della difesa per usi militari e paramilitari. Già nell'aprile del 1976, Lino Jannuzzi, in un servizio sul settimanale Tempo, scrive di una base segreta yankee con eliporti, punti di attracco e radar, dove tra gli altri si sono addestrati corpi speciali antiguerriglia del Servizio Informazioni e Difesa (SID). La notizia era troppo particolareggiata per poter essere smentita ufficialmente.
Si trovava così anche una risposta al perché da molti anni la strada provinciale, definita "importante" nelle carte turistiche, esiste soltanto in due tronconi: circa 7 km partendo da Bosa e non più di 10 km da Alghero. Tra questi due spezzoni di strada c'è il deserto per oltre 20 km. Il tratto di costa di cui si parla è frastagliatissimo, ricco di profonde insenature e di grotte, inaccessibile se non per via mare; così l'entroterra, per una profondità di parecchi chilometri, è irraggiungibile se non con elicotteri.
Pare anche che la conformazione geofisica della zona si adatti alla particolare struttura cui necessiterebbe una base di rampe missilistiche con testate al neutrone. Gli esperti tedeschi chiamano la particolare disposizione di queste basi "Sternschnuppenfall", che per i "signori della guerra" teutonici, ha significati che vanno ben oltre quello letterario del termine: uno è certamente allusivo alle "stelle" che cadono (o cadranno) sulle teste dei sovietici; un altro sarebbe relativo alla speciale disposizione "a stella" che le rampe dovrebbero assumere, non sappiamo bene se per una maggiore efficacia tattica. Ci sarebbe una terza interpretazione della denominazione di "Sternschnuppenfall" data a questo tipo di base (che per altro ritengo non sufficientemente fondata): deriverebbe dalla disposizione che assumerebbero le testate nell'area di esplosione (dal che c'è chi deduce che sono stati sperimentati missili a testate multiple "5 - N").



Nota conclusiva

I dati dell'Appendice, relativi alla Mappa delle principali basi e servitù militari in Sardegna, sono stati tratti dal mio saggio "Sardegna: un'isola per i militari", pubblicato a Padova nel 1972. Ho apportato alcune correzioni per un aggiornamento al 1977. I dati restano comunque imprecisi, e inoltre mancano quelli relativi a servitù militari di tipo tradizionale (caserme, carceri, depositi di munizioni, uffici, aree logistiche, poligoni di tiro per polizia, baschi blu e simili). Esistono, inoltre, numerosi impianti militari, alcuni inutilizzati da secoli, altri residuati di recente data (batterie, postazioni, fortificazioni e trinceramenti vari e aeroporti) che tuttavia continuano a restare interdetti a usi civili. Contrariamente a quanto è stato affermato da fonti militari, non "un decimo", ma almeno "un quarto" della Sardegna - terra e coste - è soggetto alla peste militare.
In relazione ai dati raccolti nel mio saggio del '72, tengo inoltre a precisare che da parte della regione sarda non mi risulta sia stato ancora fatto un serio accertamento. Il 3 ottobre '72, in seguito all'insediamento della base nucleare USA a La Maddalena, l'AGI in uno speciale scrive: «Gli ultimi episodi rendono ormai improcrastinabile da parte delle autorità regionali un censimento dei territori e degli specchi d'acqua sottoposti a servitù militari».
La regione sarda, già in ritardo di una ventina d'anni, sembrerebbe avere accolto la sollecitazione dell'AGI, perché nel settimanale "L'Informatore del lunedì", di Cagliari (15 marzo '76), un servizio dal titolo "Sardegna: zona militare", scrive: «La Regione ha compiuto un"indagine conoscitiva sulle servitù militari: ecco i risultati». I "risultati" sono la copiatura tale e quale delle tre pagine del mio libro (Un'isola per i militari - pagg. 11-12-13), dove elenco le stesse basi che riporto in questa Appendice. Per fare questo lavoro, gli esperti della regione hanno impiegato quattro anni, e non si sono neppure curati di correggere gli svarioni, per esempio il dato relativo alla superficie espropriata nel Salto di Quirra. Ciò - anche - qualifica la serietà e l'onestà dei governanti e dei giornalisti che hanno ripreso questi documenti, senza degnarsi - loro, teste d'uovo borghesi - di citare la fonte "sovversiva" da cui hanno platealmente copiato.
L'11 settembre del '76, il quotidiano "L'Unione Sarda" dà notizia che all'indagine conoscitiva la regione sarda farà seguire una "inchiesta" affidata "a una commissione speciale".
Questo mio secondo lavoro sulla peste militare in Sardegna - estrema vile ragione - potrà essere un incoraggiamento alla regione per portare a compimento "l'inchiesta", dopo "l'indagine conoscitiva".

 

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