Capitolo III - Il peso delle servitù militari
Negli anni Cinquanta e Sessanta, il militarismo a servizio dell'imperialismo yankee ha invaso e occupato la Sardegna, usandola per i suoi insediamenti di morte e come area di esercitazioni belliche, trasformandola in una terrificante polveriera nucleare al centro del Mediterraneo. Il piano di occupazione militare dell'Isola è stato realizzato con la complicità del governo centrale e della classe dirigente indigena compradora. La resistenza popolare alla invasione militare è stata sempre repressa con ingenti forze di polizia speciale come i baschi blù; è stata disarticolata e confusa dai partiti politici della sinistra storica, divenuti fiancheggiatori del militarismo. Tuttavia, le cronache registrano due imponenti sollevazioni popolari antimilitariste: a Orgosolo, nel 1969, e a Cabras, nel 1976. Sollevazioni che costrinsero i comandi militari a smantellare Pratobello e a recedere nel Sinis.
Grazie a un paziente continuo lavoro di controinformazione, la gente sarda ha preso coscienza e la questione è esplosa. Si assiste così, ora, a una corsa affannosa da parte della classe dirigente, dei partiti politici e degli stessi comandi militari nel tentativo di imbrigliare e riaddormentare l'opposizione popolare. In questa manovra del potere rientrano la riesumazione della legge 898 (che dovrebbe consentire alle comunità di contrattare il prezzo dei territori occupati), diventati il cavallo da battaglia del PCI; tutta una serie di conferenze a livello regionale e nazionale “per discutere il grave problema delle servitù militari”; una vasta campagna pubblicitaria da parte militare, tendente a dimostrare che gli eserciti, le loro basi e i loro strumenti di sterminio non limitano e non deprimono l'Isola, ma anzi la sollevano, la sviluppano, le danno prestigio.
La situazione globale (e tuttavia incompleta e quindi con i dati approssimati per difetto) espressa in cifre è la seguente. La Sardegna ha una superficie terrestre di kmq 24.089 pari a ha 2.408.900. Di questi, ben 187.000 ettari sono in mano ai militari; una superficie pari a circa il 7,8 per cento dell'intero territorio isolano. Nella spartizione d'uso di queste terre (tra NATO - USA - Marina, Aviazione ed Esercito italiano) la fetta più piccola appartiene alla Marina, con ha 6.360,55; quindi viene l'Esercito con ha 13.921,53; e infine l'Aeronautica con ha 18.967,82 per un totale di ha 39.249,90 (dati ufficiali arrotondati per difetto). Evidentemente nei dati ufficiali mancano i dati relativi alle basi e servitù della NATO e USA considerati top-secret.
La Sardegna ha uno sviluppo costiero di km 1.849,2 di cui circa il 20 per cento (circa km 360) sono spiagge. Fornire un dato sulla entità delle coste occupate o utilizzate dai militari non è facile, neppure facendo un conteggio delle zone interdette alla pesca o alla navigazione. A parte i 360 chilometri di spiagge accessibili naturalmente alle popolazioni, che possono svolgervi attività di pesca e turistiche, restano circa km 1.490 di coste che i militari usano o possono usare in moltissimi tratti, senza troppe formalità con le autorità civili. Possiamo quindi dire che, a parte alcuni tratti di costa, in particolare spiagge, dove sorgono insediamenti turistici o di pescatori, i porti e gli scali per i traffici commerciali, quasi tutte le coste della Sardegna sono “normalmente” usate dai militari, anche quando non specificatamente “interdette” all'uso civile.
Ciò vale anche per lo spazio aereo, per i cieli che sovrastano l'Isola, che - è il caso di dire - sono “dominati” dalle Forze Armate italiane e straniere con veicoli di ogni genere, elicotteri, turboreattori, jets, missili o “motori a razzo”, come li chiama Andreotti.
Le basi - come ogni genere di insediamento o di solo uso militare - comportano sempre numerose “servitù”, cioè limitazioni, alla organizzazione e allo sviluppo civile anche all'esterno del territorio o della superficie effettivamente occupati. Pertanto, quando si parla di basi - o di impianti o di insediamenti o anche semplicemente di uso - bisogna tenere presenti, nella valutazione delle superfici “interessate” (cioè “limitate” e perciò “danneggiate” in qualche modo) tre distinti livelli:
a) superfici occupate permanentemente ed esclusivamente dai militari;
b) superfici non permanentemente occupate dai militari, ma permanentemente interdette ai civili. Sono di solito le aree cosiddette di sicurezza intorno alle basi o ai poligoni o ai centri di addestramento;
c) superfici non permanentemente occupate dai militari ma temporaneamente interdette ai civili. Sono di solito aree di ulteriore sicurezza ai margini delle precedenti.
I momenti salienti e i fatti più clamorosi che hanno segnato in questi ultimi anni l'escalation della militarizzazione della Sardegna si possono così sintetizzare:
- Nuova e più massiccia utilizzazione della Costa Sud-Orientale, grosso modo da Capo Ferrato a Capo Comino, oltre 135 chilometri in linea d'aria, principalmente per esercitazioni aeree, navali e terrestri di reparti della NATO e della VI Flotta USA e per l'aumentato ritmo delle sperimentazioni missilistiche nei poligoni interforze di Perdasdefogu e di Capo San Lorenzo.
- Stesso uso viene già fatto per le esercitazioni aeree NATO e USA della Costa Sud-Occidentale, grosso modo da Capo Teulada a Capo Frasca (tra il Centro di addestramento per unità corazzate e il Poligono di tiro per aerei supersonici), oltre 100 chilometri in linea d'aria.
Ciò significherà, in tempi brevi, la fine di ogni possibilità di sviluppo del turismo e della pesca nelle Coste Sud-Orientali e Occidentali.
- Nel Salto di Quirra, regione Sud-Orientale, in relazione al potenziamento dei Poligoni missilistici interforze (praticamente basi tedesche), sono previsti e in parte già in atto nuovi espropri di terre nei comuni di Villaputzu a Sud e di Villagrande a Nord. Per quel che riguarda Villaputzu i nuovi espropri sono di tale gravità che non è esagerato definirli un criminale attentato alla sopravvivenza di quella già poverissima comunità.
- Ecco in cifre la situazione di Villaputzu. Sono già stati espropriati i 4/10 della superficie del comune, pari a ha 1.679,47.45 di cui ha 1.217,92.35 nella Piana del Cardiga e ha 461,55.10 nella Piana del Quirra. A questi ettari vanno aggiunti quelli espropriati ai privati, 40 famiglie contadine, ai quali sono state sottratte dai militari parecchie centinaia di ettari, senza che in molti casi, dal 1959 a oggi, siano state ancora pagate le indennità di esproprio. Su 5.000 abitanti circa, con una forza lavorativa di circa 2.500 unità, ben 1.500 abitanti sono emigrati e 500 sono disoccupati!
- Ugualmente tragica la situazione di Villagrande Strisaili, dove i militari vogliono prendersi altri 200 ettari, dopo essersi impadroniti di ben 4.500 ettari, cioè 1/4 circa dell'intero territorio secondo gli stessi dati forniti dal Comune. E' vero che il comando dell'Aeronautica militare, rendendosi conto di aver tirato troppo la corda, va facendo promessa di restituzione di terre ai contadini di Villagrande: si tratta di una manovra tendente a convincere Regione e comuni ad accettare i nuovi espropri.
- Nelle Coste della Sardegna Orientale, dopo creatosi il precedente, può fondatamente farsi l'ipotesi che la marina di Orosei verrà sempre più utilizzata dai marines della VI Flotta in esercitazioni di sbarco, del tipo in uso a Capo Teulada e altrove. E' infatti del 25 marzo 1980 la sconcertante notizia che, senza alcun preavviso alle popolazioni della zona, truppe speciali americane si sono esibite in uno spettacolare sbarco d'attacco a Osalla (marina di Orosei). E' stato un gesto strafottente e provocatorio, tipico del militarismo, che come tutti sanno “ha la funzione di distruggere ciò che il lavoro umano ha creato”. Non c'è stata una decisa risposta. Non dico da parte del governo che in pubblico dice no e sottobando dice sì, ma neppure da parte dei Comuni e delle popolazioni della zona. Le singole proteste sono certo un segno di civile opposizione; ma soltanto tutti uniti possiamo dare forza alla nostra fede pacifista. I signori della guerra sanno questo, e finché saremo divisi faranno ciò che vorranno in casa nostra.
- E' previsto, e in parte già in atto, l'allargamento della base NATO-Poligono di tiro di Capo Frasca (5.000 ettari occupati e oltre 30.000 interdetti), che già di per sé ha danneggiato gravemente l'economia e lo sviluppo dei comuni di Arbus, Terralba, Guspini e altri minori, e che ha cancellato il paese di Sant'Antonio di Santadi che sorgeva ai margini del poligono. Era nella logica di quell'insediamento anche l'utilizzazione logistica di Torre Grande, marina di Oristano; e, in un crescendo correlato alla crescita quantitativa e qualitativa della moderna macchina bellica, l'occupazione dei punti strategici, di controllo e di guida del volo automatico e per le sofisticate apparecchiature elettroniche di ricerca e puntamento dei bersagli fissi e mobili nelle esercitazioni a fuoco: le aree occupate si estenderanno sempre più nell'entroterra, dal Monte Arci a Monte Urtigu nel Montiferru, a Nord, e a Monte Linas nel Guspinese, a Sud. Infine l'utilizzazione intensiva dell'intera Penisola del Sinis, diventata in prativa corridoio di volo per gli aerei supersonici diretti al poligono (oltre 100 al giorno), provenienti dall'Aeroporto di Decimomannu e, in quantità imprecisata, dalla VI Flotta.
- Anche l'Aeroporto militare NATO di Decimomannu, il più importante nell'area del Mediterraneo, si riammoderna epperciò si allarga; Oltre Decimomannu, l'aeroporto tocca i comuni di San Sperate e di Villasor. I recenti espropri interessano il territorio di Villasor. La situazione a Villasor, esposta in cifre, è la seguente. Su 8.600 ettari i militari hanno occupato 372 ettari - di cui 318 occupati dall'aeroporto e 55 dalla polveriera - pari al 4 per cento. Sempre su ha 8.600 la superficie “vincolata” dai militari, cioè “interdetta” ad attività civili, è di ben 1.250 ettari, pari al 14 per cento. Va precisato che a queste superfici vanno aggiunte quelle sottratte a comuni vicini di Decimomannu e San Sperate, che ammontano a circa 1.500 ettari occupati e alcune migliaia interdetti. A Villasor si vogliono espropriare altri 160 ettari di buon terreno agricolo, per situarvi una polveriera, e inoltre, tutt'intorno, una fascia di 300 metri di larghezza “desertificata” per maggior sicurezza in caso di incidenti. Ma c'è chi sostiene che in tale malaugurata ipotesi, data la potenza dei moderni esplosivi, salterebbero tutti i paesi vicini.
- Altra novità nella militarizzazione dell'isola è l'allargamento e ammodernamento dei poligoni di tiro in territorio di Macomer, dove si addestra anche la polizia nel tiro al bersaglio vi si allenano, nell'esecuzione di “spettacolari” blitz, i N.O.C.S. ovvero le “teste di cuoio” della polizia di stato.
- Intanto si levano in tutta la Sardegna voci sempre più frequenti e diffuse di allarme per i pericoli di inquinamento radioattivo, già accertato, per la presenza a Santo Stefano di La Maddalena della base nucleare USA di mantenimento degli Hunter Killer, i famigerati sommergibili a propulsione e armamento nucleare.