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8. Cause immediate del banditismo

Quali siano le cause immediate del banditismo lo hanno detto molto semplicemente le due testimonianze riportate: un'antica situazione di arretratezza economica, di sfruttamento coloniale, di violenze, vessazioni, arbìtri da parte dei poteri dello Stato. Le misure “eccezionali” di polizia certamente non sollevano la situazione ma la inaspriscono e la peggiorano. In effetti diventano una delle cause determinanti della stessa situazione che vorrebbero sanare.
Misure eccezionali di polizia vuol dire regime militare, leggi speciali, confino, diffide, taglie, domicilio coatto, perquisizioni domiciliari e personali, fermi e arresti illegali, rastrellamenti, sparare a vista sui sospetti - vuol dire creare un clima di violenza e di terrore, di “stato d'assedio”. La stessa Magistratura diventa “comprensiva” nei confronti di un poliziotto che ha sparato ed ucciso un pastore innocente, quando si vive in un clima di terrore. Giunti a un certo punto di tensione, come si può distinguere l'assassinio dalla legittima difesa? La polizia, che in Italia è ancorata ai vecchi schemi dell'autoritarismo fascista, può facilmente pescare nel torbido. E restano attuali le parole di F.S. Merlino, pronunciate cent'anni or sono:

“L'intangibilità della polizia è diventata un canone del diritto costituzionale. Protetta nella persona dei suoi capi da un privilegio speciale da ogni azione giudiziaria, difesa costantemente alla Camera da ministri zelanti, non della libertà e inviolabilità dell'individuo, ma del prestigio dell'autorità, essa gode di assoluta impunità per tutti gli abusi e delitti che commette col pretesto di salvaguardare la vita e la libertà dei cittadini.”

Contro il confino di polizia si sono sempre levate numerose voci di opposizione. C'è anche chi lo sostiene, come fa Orientamenti, l'organo della Curia arcivescovile di Cagliari (1966), con argomenti di questo genere:

“Il sistema del confino, com'è evidente, presenta il pericolo che qualche innocente ci venga mandato per errore, e in qualche raro caso magari per malanimo della forza pubblica. Ma questi casi sono rari e si può sempre rimediare in seguito… D'altronde, anche le sentenze di condanna e di assoluzione con tanti testi falsi o impauriti, sono, forse, tutte esenti da errori?”

I clericali rovesciano quindi l'elementare principio giuridico “in dubio pro reo”: meglio condannare qualche innocente - essi dicono - pur di assicurare alla giustizia i colpevoli. Ma colpevoli di che? Quali sono i criteri coi quali il maresciallo dei carabinieri o il questore propongono un cittadino al confino?

“SEDILO BY NIGHT. Dalla memoria scritta presentata dall'avv; Luigi Concas al tribunale di Cagliari in difesa di Giovanni Maria Chessa, da Sedilo, proposto dal questore di Nuoro dott. Salvatore Guarino per il soggiorno obbligato in comune del continente: «Assai male informato risulta il questore sulle amicizie frequentate dal mio cliente. Si è detto che il Chessa spenderebbe “ingenti somme” nei locali pubblici di Sedilo. Con tutto il rispetto dell'autorità inquirente il rilievo appare decisamente ridicolo. In quale paese sardo - dove, ci pare, non esistano case da gioco o night clubs - è possibile spendere ingenti somme di denaro?… (Rinascita Sarda del 15 ottobre 1966).

“…Un piccolo episodio. E' un processo penale cui ho assistito in una piccola pretura sarda. Gonario F. ha 36 anni, moglie e 5 figli; analfabeta, pensionato perché invalido (9.500 mensili, ne paga 6.000 di affitto). Le informazioni del Comune, allegate al fascicolo, lo dicono povero: non ha altri mezzi di sussistenza. Riceve saltuariamente dall'Ente comunale di assistenza dalle 1.500 alle 3.000 lire. Il 30 aprile scorso viene a sapere che la prefettura ha trasmesso all'ECA del suo paese un assegno di lire 3.000; ne ha urgente bisogno; va in Comune, lo rimandano dicendogli che l'assegno è al Banco di Sardegna. Ma lì non lo può riscuotere perché il presidente dell'ECA lo deve firmare. Il presidente dell'ECA interpellato gli dice: «Non ti spetta niente». Gonario si reca in prefettura (spendendo nel viaggio); in prefettura gli rispondono: «Torna in paese, digli se sono matti, ti devono pagare subito». Rincuorato, gonfio del responso tutorio, ed ancor più della tutoria severità con cui è stato espresso un certo apprezzamento sugli organi locali, Gonario si ripresenta al segretario comunale (che è anche segretario dell'ECA) e «con fare arrogante e voce alta» (così dirà il rapporto dei carabinieri) pretende le 3.000 lire. Il segretario lo liquida come al solito, ma Gonario questa volta si sente forte, perché in prefettura gli hanno detto che “deve” avere quelle 3.000 lire, e allontanandosi minaccia: «Si non mi pagades subitu s'assegnu, pius a tardu enzo a inoghe e bos sego sa conca!» (Se non mi pagate l'assegno subito quando torno qui vi taglio la testa!) La testa di chi? L'opinione pubblica (il solito “coro” sempre presente a queste tragedie) non ha esitazione nell'interpretare: è la testa del segretario comunale. Telefonate ai carabinieri, articolo 336 codice penale, attenuanti generiche, 22 giorni di reclusione, senza sospensione condizionale (è recidivo), più le spese processuali. «Entro 3 giorni puoi appellare», gli dice il pretore che non poteva non condannarlo. «Ma che appellu, tantu è su matessu» (Che appello, tanto è lo stesso), brontola Gonario F. allontanandosi dall'aula gremita. L'assegno, poi, gli era stato pagato (con due mesi di ritardo, due mesi perché il presidente dell'ECA facesse cento metri per recarsi alla banca) e Gonario F. non pensava più all'episodio. La condanna gli pesa, la dovrà scontare, la società è severa, un'altra volta, prima di minacciare e di urlare, ci penserà bene… Ci penserà bene, o romperà quella testa di segretario comunale senza neanche preavviso? Ecco il punto. Gonario F. - dicono i rituali allegati al fascicolo processuale - è povero ed è di condotta morale pessima (forse è vero, forse è il segretario comunale che l'ha scritto per dispetto, i rituali li prepara lui…). Gonario F. secondo il vecchio sistema sarebbe un esemplare candidato al “confino di polizia”… E una volta ritornato dal confino la voglia di rompere le teste si sarebbe talmente radicata in lui, da diventare una vocazione missionaria.” (Giuseppe Melis Bassu in Sardegna Oggi del 15 novembre 1962).

“Nel Nuorese e nell'alto Oristanese il confino sta falciando ogni giorno in modo indiscriminato le sue vittime fra colpevoli e innocenti. Fra colpevoli e innocenti, i latitanti si moltiplicano per non soggiacere alle gravi conseguenze del soggiorno forzato lontano dal paese e dai pochi averi che certamente non ritroverebbero al ritorno. I catturati partono. Fra i rimasti la tensione aumenta. Bisogna fermare la catena, prima che sia troppo tardi…” (Da Rinascita Sarda dell'1 ottobre 1966).

“Barbagia, settembre 1966. Il regime di stato d'assedio instaurato nelle zone interne dell'isola viene vivamente contrastato dalle popolazioni. In decine di centri del Nuorese si sono svolte e si svolgono grandi assemblee popolari. Nel circolo di cultura “Icnusa” di Orune, oltre 200 cittadini sono intervenuti ad un dibattito… Tutti indistintamente hanno condannato la repressione poliziesca e i provvedimenti di confino… In altri numerosi comuni della Barbagia, in risposta alle misure “eccezionali” della polizia, che opprimono in modo indiscriminato i cittadini, sono previste assemblee popolari e la convocazione in via straordinaria dei consigli comunali… (Dai giornali).

Dal 1962 al 1965 su 7 “premi di collaborazione” della polizia, 4 sono stati pagati in Sardegna:

“Nell'elenco delle taglie che il ministero degli interni ha emesso sui criminali latitanti, la Sardegna occupa per numero e per entità il primo posto: 3 a Nuoro, Nino Cherchi 3 milioni - Antonio Floris 3 milioni - Ciriaco Calvisi 1 milione; 2 a Sassari, Mario Capiali 1 milione - Michele Leoni 500 mila lire. Un totale di 5 taglie per complessivi 8 milioni e 500 mila lire su 13 taglie emesse in tutta Italia per un ammontare premi di lire 23 milioni.
…Dal 1962 ad oggi (luglio 1965) su 7 taglie, 4 sono state pagate in Sardegna. E precisamente: Cagliari, per Giuseppe Pes, arrestato il 19 febbraio 1962, pagati 3 milioni il 21 aprile 1962; Nuoro, per Nicolò Porcu, arrestato il 26 febbraio 1963, pagati 2 milioni il 20 maggio 1963; Sassari, per Battista Saba, arrestato il 18 settembre 1962, pagato 1 milione il 13 novembre 1962 - per Vittorio Mulas, arrestato il 30 dicembre 1964, pagato 1 milione il 28 gennaio 1965.
In una società civile, la collaborazione con la giustizia è per il cittadino più che un dovere un privilegio. Per fare il proprio dovere non si ha bisogno di incentivazioni di sorta, se ciò coincide con gli interessi propri e della comunità…
Il sistema delle taglie è ritenuto efficiente in una società come la nostra, dove il cittadino ha ben poca fiducia e stima nella giustizia dello Stato, dove anzi c'è un abisso che separa le istituzioni di questo dai costumi di vita (e dalle esigenze di progresso) delle comunità…
In questa società… «la taglia, intesa più come premio per una decisiva collaborazione con la legge, che come prezzo di un tradimento» - scrive un giurista - «rappresenta un efficace correttivo alla scarsa disposizione dei cittadini a intervenire in questioni la cui competenza viene attribuita esclusivamente alla polizia». Una valutazione alquanto discutibile. Infatti, se è vero che alcuni criminali non sarebbero stati, forse, mai catturati dalla polizia senza la “spiata” di un delatore allettato da una forte somma di denaro, è anche vero che la delazione, considerata infame e disonorante, ha costruito sempre, anello su anello, sanguinose catene di delitti per vendetta… E' in fondo un calcolo cinico e disumano, poiché sempre il risultato pratico delle taglie è stata l'eliminazione reciproca e forsennata degli elementi più turbolenti, e più impegnati, di una comunità. Ci sono centinaia di esempi a testimonianza di catene di delitti protrattesi per anni, iniziatesi con una vera o presunta delazione; ci sono migliaia di greggi sgozzate e mozzate della lingua, come indiretto avvertimento a tenere la bocca chiusa.
Già durante la dominazione romana, l'incitamento alla delazione con premi in denaro o altri beni… era stato adottato nel tentativo di eliminare i capi pastori che guidavano dalle montagne, veloci scorrerie (bardane) contro i mercanti e le loro colonie commerciali. La taglia veniva integrata dai romani con l'incendio, per creare al “bandito” la terra bruciata e con torme di cani per la caccia all'uomo…” (Da Sardegna Oggi del 15 luglio 1965).

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