Tratto da ABC settimanale del 10.02.1973
di Giorgio Deni alias Ugo Dessy
IL DIAVOLO INCESTUOSO
SARDEGNA: PRETI VERI E FALSI STREGONI SI CONTENDONO LA POVERA GENTE AFFLITTA DALLA MISERIA E DALLA CREDULITA'.
Gli spiriti del bene e del male usati, con scarso successo, per guarire impotenti, far maritare le zitelle, far assolvere gli imputati dal tribunale. Dieci milioni per un posto "sicuro" in paradiso. La concorrenza tra cattolicesimo e stregoneria. Le pratiche rituali facilitano i rapporti sessuali coi "fedeli".
CAGLIARI, febbraio
Si spacciava per sacerdote (don Giovanni) e aveva aperto a Cagliari, in via Genovesi, uno studio per consultazioni parapsicologiche. Era riuscito a raggirare decine di persone dei paesi del circondario, promettendo la sua intercessione presso gli spiriti del bene e del male per assolvere imputati, sedare liti familiari, ricondurre a casa mariti fedifraghi. La sua carriera che durava da parecchi anni si è conclusa nelle scorse settimane in una cella del carcere cagliaritano di Buoncammino, sotto l'accusa di truffa aggravata e di altri reati.
Giovanni Casula, che, per compiere i suoi riti, alternava la veste da prete con uno spettacolare costume da stregone del medioevo, è uno dei tanti maghi che praticano indisturbati la loro professione. Sfortunatamente, una cliente scontenta delle sue prestazioni, una donna di Maracalagonis, è andata dai carabinieri a lamentarsi per una "grazia non ricevuta". La povera donna si disperava per via del marito arrestato per aver fatto certe porcherie con una ragazzina. Gli avvocati costano un occhio della testa e in più non assicurano mai l'assoluzione dell'imputato. Così, la donna, Mercedes Melis, su suggerimento di una comare, si reca a Cagliari, dal mago di via Genovesi.
Don Giovanni l'accoglie in abito talare, l'ascolta paternamente e le asssicura, con l'aiuto delle forze del bene e del male riunite, e naturalmente con la modica spesa di trecentomila lire, l'assoluzione del marito pedofilo. Giunto il giorno del dibattimento, aperta e fiduciosa, Mercedes Melis si reca con la comare al palazzo di giustizia e dalle transenne segue con un sorriso l'andamento del processo. Al momento della sentenza, la poveretta impallidisce e per poco non sviene: suo marito viene condannato a quasi quattro anni per violenza carnale. Da qui il suo giustificato risentimento, la sua denuncia e la fine per don Giovanni della carriera di stregone. "Prevedeva tutto - dice la gente - ma non ha saputo prevedere la data del suo arresto. Probabilmente non era un vero mago".
A Terralba, un grosso paese dell'Oristanese, tempo fa i carabinieri hanno arrestato due donne e un prete. Un prete vero, con tanto di crisma. Il prete, in combutta con due pinzocchere, ha raggirato una vecchia benestante sottraendole la casa di abitazione per un valore di oltre dieci milioni.
Assicurato un posto lassù in paradiso.
Anche questo uno dei casi fortunosamente venuto a galla, reso pubblico da una denuncia.
La vecchia circuita e derubata aveva 85 anni, era religiosa. Attendeva il meritato riposo, il giusto premio degli onesti, dei poveri di spirito. Il prete si recava spesso, in compagnia delle sue due complici, in casa della vecchia. Si riunivano a pregare, e il prete compiva funzioni religiose, benedicendo la vecchia, assicurandole, con il suo mandato divino"di legare e di sciogliere" , un posticino in paradiso. Un posticino salato, per una vecchia di un paese povero come Terralba: dieci milioni, la casa e il cortile. E quando le preghiere e le benedizioni non bastavano a persuadere la vecchia a lasciarsi depredare in nome del Signore, allora il prete ricorreva ai riti magici, ai beveraggi abrebaus , ai filtri, che forzano illecitamente la volontà.
C'è un aspetto della vita della gente sarda che è considerato un tabù: la religiosità. Della religiosità si conoscono soltanto immagini da cartolina, quali ci vengono presentate dai catechismi con l'imprimatur e dalle foto folcloristiche presentate nelle cronache dei quotidiani e nei depliant turistici. I pochi studi sulla materia, per lo più opera di scrittori del passato, etnologi e sociologi, sono rivolti a una ristretta cerchia di lettori. (D'altro canto, questi studi, opera dei "battistrada" del colonialismo, avevano lo scopo di conoscere usi e costumi dei popoli da colonizzare, per fotterli meglio).
A livello delle nostre comunità dell'interno - ma non ne sono immuni due moderne città come Cagliari e Sassari - uno degli aspetti più significativi della religiosità popolare sono i "riti terapeutici", cioè quell'insieme di atti, funzioni, cerimonie di carattere religioso compiuti per ammalare o guarire, scongiurare pericoli o catastrofi o per provocarne, eccetera. I riti terapeutici popolari, la cui liturgia è complessa, sono ancora diffusissimi, e vanno dalla semplice imposizione della mano su lombo reumatico, alla lettura del vangelo contro lo spavento o il malocchio, fino alle danze propiziatorie per una buona pesca o un buon raccolto, alle complesse "fatture" per innamorare una fanciulla riottosa o rendere la virilità a un marito o a un amante stanchi.
Il guaritore cura e dice messa.
Nella credenza popolare, soltanto alcuni soggetti della comunità sono in grado di officiare tali riti. Si tratta di soggetti di età e sesso diversi, i quali avrebbero ricevuto "unzione" o "mandato" di guaritori da altri guaritori in punto di morte; o anche si tratta di soggetti i quali possederebbero virtù terapeutiche o anche taumaturgiche per natura, cioè per diretta attribuzione da parte di Dio o del Diavolo (che in verità nella religiosità popolare si confondono spesso l'uno con l'altro, e c'è anzi più d'uno che sostiene che in effetti il Diavolo è più forte, ha vinto lui e siede come sommo reggitore al posto di Dio spacciandosi per lui).
Gli stregoni "fattucchieri" - con o senza veste talare - sono numerosi e tutti gelosissimi delle formule magiche, dette volgarmente brebus , dal latinoverbum. A Cabras, un grosso paese della provincia di Cagliari dominato dai feudatari degli stagni, un vecchio analfabeta, noto come "s'omini santu ", ha officiato per lungo tempo le funzioni del Mese Mariano a casa sua. Riscuoteva maggior seguito del sacerdote ufficiale, e fu diffidato dal continuare a far funzioni in concorrenza con la Chiesa cattolica. Trattandosi di un "abusivo" dovette piegare il capo e accontentarsi di operare nella sfera dei riti terapeutici, quali "s'acqua licornia ", "s'affumentu ", "su pinnadeddu ".
"S'acqua licornia " è un rito che con diverse varianti è diffusissimo in tutti i nostri paesi. Consiste nel ricercare le cause di una malattia nella posizione che assumono alcuni semi di grano sul fondo di un bicchiere d'acqua preventivamente resa magica con "is brebus ". La stessa acqua, bevuta o cosparsa in certe parti del corpo, opera la guarigione.
Anche "s'affumentu " è molto diffuso, e il suo rituale varia da paese a paese. Non ha valore diagnostico, ma soltanto terapeutico.
Riti magici con corni e palme.
Viene usato di solito per guarire dagli spaventi o dal malocchio. Il paziente viene affumicato da un suffumigio ottenuto con incenso dell'altare maggiore, fiori di cappella, palma benedetta e varie altre sostanze, messe su una tegola contenente un mucchio di braci.
"Su pinnadeddu " è semplicemente una sezione di corno di cervo maschio, le cui virtù esclusivamente preventive consistono nel tenere lontano il malocchio. Si ottiene pronunciando formule magiche nella prima notte di plenilunio. Quando l'amuleto è pronto si appende al collo: su di esso si scaricherà "il fluido malefico" dell'oghiadori (jettatore) o del fattucchiere.
"S'omini santu " di Cabras gode di molta fama e annovera una vasta clientela. Ne arrivano in lussuose auto da Cagliari e da Sassari. E non si tratta, pare, di clienti che passano per sprovveduti. Si dice che abbia ricevuto visite anche di onorevoli, in periodo pre-elettorale.
Il prete ortodosso converte il paese.
A X, un altro paese in provincia di Cagliari, gode fama di grande guaritore un sacerdote di fede ortodossa. Al quale la Chiesa cattolica non può vietare l'esercizio delle funzioni religiose, perché egli ha "legale licenza". Il nostro ha chiarissime virtù sacerdotali. Basta scorrere il suo curriculum vitae. Fin dalla tenera età fu attratto dal fascino degli arredi sacri, dal mistero delle funzioni. Seguì la carriera di sacrista in una basilica di fede cattolica. Veniva da lontano, e per il suo fare umile e dimesso, la gente lo chiamava "su gioghiteddu de Sant'Antoni " (il giullare di Sant'Antonio). Alcune "guarigioni" cominciò a operarle proprio in quel periodo. Spaventi e malocchi infantili, in particolare.
Un guaritore pediatra. Anzi, pedofilo. Il che gli valse - dicono - un'accusa di corruzione di minorenni. Da qui, una più approfondita crisi mistica sfociata in una clamorosa conversione alla Chiesa ortodossa. Il suo sogno recondito era forse di tornare da messia in quel paese da cui era stato escluso come sacrista. Se non che, i sogni hanno da fare i conti con la realtà. E la realtà dei nostri paesi si confonde, spesso, con il potere della Curia di santa romana chiesa, che difficilmente lascia spazio ai concorrenti.
Il nostro trovò finalmente uno spazio a X, una comunità che ha molti motivi di rancore nei confronti del parroco e che per fargli dispetto è anche disposta a cambiare religione. Fermatosi in casa di due anziane e pie donne, che si convertono subito alla nuova fede, il nuovo sacerdote fondò la sua chiesa. Morta una delle sorelle, la seconda lasciò tutti i suoi averi alla nuova chiesa. Oltre trenta famiglie, in poco tempo, abbracciarono l'eresia ortodossa. In quello storico periodo di zelo missionario, circolava lo slogan "O Roma o Costantinopoli ". Oggi, gli "eretici" hanno il loro posticino riservato in cimitero, possiedono una vasta area su cui contano di edificare una grande basilica, vantano molte più grazie ricevute dei cattolici.
Il martedì, in particolare, si ricevono le "grazie". In treno, in pullman o con mezzi propri, in quel giorno si snoda un corteo eterogeneo di supplicanti piovuti da ogni dove, per ottenere guarigioni e chissà che altro. Non poche sono le fanciulle "affatturate", le zitelle in cerca di marito e sposi o amanti dalle ridotte capacità amatorie.
Un male evidentemente assai diffuso, e per il quale la gente si rivolge ai guaritori anziché all'analista (che per altro qui non si sa nemmeno cos'è), è l'impotenza. Segue, nell'ordine, la verginità forzata, ovvero il "mal di zitella".
A B. - un paese del Nuorese - un sacerdote si è specializzato appunto nella cura dell'impotenza e del "mal di zitella". Si tratta del sacerdote G. C., il quale, per una delle sue prestazioni, è finito in carcere sotto l'accusa di truffa. Ha chiesto una somma intorno alle quattrocentomile lire, per officiare un rito.
Una sera si presenta a lui una zitella trentacinquenne, pregandolo di fornirle un elisir in grado di accalappiare un marito, possibilmente giovane e virile. Il prete le consegna del volgare bicarbonato di sodio, previo sciorinamento di magici "brebus". Tempo dopo, la zitella, in virtù del magico bicarbonato trova marito: un sessantacinquenne un pò malandato, ma sempre marito.
Vecchio impotente non teme fattura.
Al quale, su prescrizione del guaritore, propina diverse dosi della stupefacente polverina al fine di rivirilizzarlo. Inutilmente: il vecchio non è in grado di consumare il matrimonio, quantunque non gli faccia difetto la buona volontà.
La zitella comincia a pensare che forse la polverina che torna utile per acchiappare mariti agisce al contrario dopo le nozze, come fattura "debilitante". Torna quindi dal prete, che ascolta pazientemente il suo caso. "Niente paura" , dice. E dà alla donna uno speciale terriccio da spargere sul letto. Il vecchio sposo avrebbe ballato come un satiro in fregola. A una settimana di distanza, la donna torna ancora. Il terriccio ha fallito. Lo sposo non ce la fa proprio e sì che lei si prodiga. Il prete medita sulla faccenda. Certamente il vecchietto abbisogna di un trattamento più energico. Prende gli attrezzi del mestiere e si reca di persona nella camera da letto degli sposi.
Li fa disporre sul talamo. "Forze occulte stanno preparando a vostro danno terribili mali" , borbotta ieratico. E tratti tre candelabri li pone sul letto e li accende. Quindi trae tre grossi libri sacri e li situa nei punti chiave della coppia. Infine posa la sacra stola sul capo dello sposo esorcizzando i demoni dell'impotenza. Demoni terribili davvero, se nonostante tutto rimangono abbarbicati alle palle dell'infelice vecchio. Il quale ha finito per denunciare il prete come causa della sua impotenza.
Migliori risultati ottiene invece un guaritore di Iglesias, anche egli sacerdote consacrato, che si reca periodicamente in quella città e nel circondario per operare guarigioni. E' specialista in "vergini isteriche" - quei soggetti cui allo sfogo dei tradizionali "brufoletti" si aggiunge instabilità psichica con crisi mistiche. Dato che il nostro prete predilige le amicizie particolari, egli cura soltanto fanciulle che abbiano fratelli piacenti.
Nell'agiografia del "sant'uomo" si narra che egli sia stato chiamato in un paesino dell'Iglesiente per un caso urgente: una diciassettenne perseguitata da un demonio concupiscente, che non le dava requie né di giorno e tanto meno di notte. Di notte, aveva la sfacciataggine di trasformarsi in un marcantonio e di infilarsi sotto le lenzuola. La poveretta doveva soggiacere controvoglia alle violenze sataniche, e la lotta la lasciava al mattino tanto prostrata da toglierle ogni forza per accudire alle faccende domestiche. Un fenomeno oltre tutto negativo per l'economia familiare.
Lunga clausura col giovane invasato
Il santo sacerdote giunge nel tardo pomeriggio, accolto con tutti gli onori dalla famigliola. Subito egli si accinge all'opera, visitando uno per uno i componenti. A esame effettuato dice: "Qui, miei cari, il demonio non è nel corpo della ragazza ma di suo fratello. E' lui che bisogna esorcizzare. Sarà una faccenda lunga e difficile. Ma con l'aiuto di Dio e dei santi apostoli Pietro e Paolo ce la faremo. Intanto lasciatemi solo col ragazzo in camera sua, non prima di averla fornita delle cibarie occorrenti per almeno una settimana, dato che il mio compito potrebbe prolungarsi per tanti giorni".
Così viene fatto. Per cinque lunghi giorni, il guaritore lotta contro il demone lascivo che si è impadronito del giovane contadino, e alla fine riesce a domarlo. Di quanto dura fosse stata la "tenzone" ne faceva testimonianza il viso sofferto del sacerdote dagli occhi fondi cerchiati. Il ragazzo appariva completamente vuotato e ripulito da ogni carnale desiderio. Per un mese buono la fanciulla dormì sonni tranquilli. Il demone concupiscente riprese a molestarla allo scadere del mese. Nuova chiamata al prete guaritore. Nuovo esorcismo. Nuova severa punizione al demone del ragazzo.
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