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Gli strumenti della medicina

In ogni procedimento terapeutico, dal più semplice al più complesso, si distinguono: a) la materia; b) is brebus, le parole magiche; c) il rituale.
La materia, la medicina vera e propria che viene assunta dal malato in diversi modi, non ha alcuna efficacia se non è accompagnata dai brebus e da un preciso rituale. Chiunque può conoscere la materia, consistente per lo più in sostanze vegetali, animali o anche inorganiche, le più svariate, come pietre e acqua; ci si può anche impadronire del rituale, per averlo visto compiere; ma non è dato conoscere is brebus, le parole magiche, noti solamente allo stregone che li pronuncia. (Per altro, egli possiede particolari virtù e poteri, oltre alla conoscenza dei brebus, alla profonda conoscenza della materia e del rituale, che lo distinguono dai comuni mortali.)
La materia. Tutto ciò che esiste in natura, di animale, vegetale e minerale, ha influssi positivi o negativi, benefici o malefici. Nella pratica ogni sostanza tende a qualificarsi come buona o cattiva, positiva o negativa, tuttavia conserva una sua fondamentale ambivalenza: può produrre effetti diversi secondo lo spirito (o intenzione) che la anima a seconda delle tecniche, modi e tempi, con cui la si usa. Per fare un esempio, su contravelenu (che è un antidoto costituito da uno scapolare contenente parti mummificate di animali venefici, che descriverò più avanti) guarisce le punture velenose con l'imposizione degli stessi animali, o di altri simili, che le hanno prodotte.
Talvolta invece la materia terapeutica è correlata alla malattia da una sorta di similarità. Pertanto, dal sapore, dalla forma o dal colore di una pianta si può determinare l'uso specifico che se ne può fare per guarire (o provocare) una malattia. Per esempio, contro l'itterizia gioverebbero i petali gialli di certi fiori; mentre erbe variegate guarirebbero malattie della pelle.
Le virtù terapeutiche di molte erbe sono state certamente rilevate e confermate dall'esperienza con il loro uso secolare - non dissimilmente la moderna farmacologia, che sperimenta su cavie, anche umane, la validità dei suoi prodotti. Certamente da tempi preistorici, l'uomo ha imparato a conoscere il potere cicatrizzante o febbrifugo o stimolante o sedativo di certe sostante vegetali; e la conoscenza e l'arte della fitoterapia si sono tramandate per generazioni di stregoni fino ai nostri giorni. E ciò, nonostante la feroce repressione cui l'antica medicina è stata sottoposta dal potere cosiddetto scientifico.
Ancora collegata alla legge di similarità è la diffusa credenza che mangiare il cervello di animali intelligenti fa crescere l'intelligenza, o che il cuore e il fegato sviluppino la forza. Così pure per ridare virilità ai vecchi o svilupparla nei giovani si sostiene che giovi mangiare i testicoli di animali colludus (che si può tradurre con non castrati, ma integri) quali il gallo, l'asino, il cavallo e il toro. Tale credenza è stata fatta propria anche dalla medicina moderna che cura l'impotenza maschile con estratti di testicoli bovini o di primati e culmina con gli innesti di organi e di parte di essi. Comunque, tutti gli innesti che si operano nel mondo vegetale seguono la legge della similarità.
La materia usata in quasi tutti i processi terapeutici consiste principalmente negli elementi di primaria importanza per la sopravvivenza. Abbiamo così con le erbe, l'acqua, la terra, il grano, il sale, il sangue, la saliva, l'alito, o parti vitali di animali: testa, o per essa simbolicamente, dente o corno o anche lingua; e cuore, o, per esso simbolicamente il sangue.
Nella terapia del malocchio ricorrono frequentemente alcune pietre dure, come l'ossidiana e la corniola, usate come amuleto, su cui va a scaricarsi il fluido malefico (umbra de caoru, fascino di serpente) de s'oghiadori, di colui che lancia il malocchio. Viene anche usato un amuleto ricavato da una sezione di corno di cervo, o più semplicemente da un nastrino verde, che è usato per proteggere anche animali e oggetti dalla "distruttività" dell'altrui invidia.
Nella terapia dei traumi psichici (azzicchidus, spaventi, striadura, ammaliamento da strige), consistente per lo più in s'affumentu, il suffumigio magico, ritroviamo come materie d'uso, il fuoco, l'incenso e la palma, e l'acqua benedetta.
I guaritori dei nostri paesi, che fanno gran consumo di acqua benedetta, usano rifornirsene attingendola nascostamente con una bottiglietta dall'Acquasantiera o dal Fonte battesimale in chiesa; quindi la versano in una capace damigiana piena d'acqua normale, essendo sufficiente anche una solo goccia di acqua santa per "santificare" qualunque quantità di acqua in cui venga mischiata. Non si può però conservarla troppo a lungo: in quanto, per alcuni rituali, deve essere bevuta; pertanto tale acqua deve essere potabile.
Is brebus. Letteralmente: le parole; dal latino verbum. Sono le parole magiche che accompagnano sempre la preparazione della sostanza terapeutica e quasi sempre l'uso della stessa sostanza. Sono possedute e recitate in segreto (normalmente vengono bisbigliate) dal guaritore. Consistono per lo più in versetti di carattere religioso, ripresi dalla liturgia cattolica, adattati al caso, o anche in filastrocche, sempre di carattere magico-religioso, di carattere popolare, attribuite a santi taumaturghi (Sant'Antonio e la Madonna specialmente) che, si dice, le recitarono per operare guarigioni.
Is brebus non possono essere comunicati ad alcuno, se non si vuole incorrere in terribili castighi. Possono essere comunicati soltanto in punto di morte a persona scelta dallo stesso fattucchiere, e chi li riceve deve fare solenne giuramento di non usarli mai a fini di lucro.
Il rituale è l'insieme di atti che determinano la cerimonia. Può essere semplice o complessa, secondo il tipo di terapia usata, in rapporto alla minore o maggiore gravità del male da guarire. O se si preferisce: in rapporto al grado di resistenza che gli spiriti del male, o altre forze più o meno occulte, oppongono alla volontà del guaritore durante il processo terapeutico-liberatorio.
Credo sia importante sottolineare che al di là della materia, dei brebus e del rituale, per lo svolgimento positivo del processo terapeutico è fondamentale il rapporto tra guaritore e malato. Devono essere ambedue animati dalla fede in ciò che fanno e devono essere uniti da reciproca simpatia.

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