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7. La scienza del sistema scopre (per i Sardi) che le radiazioni provocano il cancro, nascite di mostri e altri disturbi secondari

Fatta la grande scoperta, i canali di disinformazione del sistema non sanno come dare la notizia, che appare per sua natura "tendenziosa" e "atta a turbare l'ordine pubblico". Per fortuna, viene in aiuto un episodio accaduto nell'Unione Sovietica e subito lo si riporta a grandi titoli.

24 febbraio '76. «Allarmanti notizie a Mosca sulla clamorosa vicenda. Casi di cancro nell'ambasciata bombardata con le radiazioni? (L'ambasciata è quella americana a Mosca: chissà quali diavolerie usano i rossi per rendere dura la presenza degli yankee nel loro territorio! -nda). Un medico è stato inviato nell'U.S. dal dipartimento di stato. Dovrà svolgere precisi accertamenti clinici sul personale della sede diplomatica americana. Ridda di affermazioni e di smentite».

La notizia rimette in allarme, il 5 marzo, il consiglio comunale di L.M. - che nel frattempo ha cambiato sindaco: il dc Deligia è stato sostituito con il dc Canopoli, il quale eredita gli stessi sintomi di «preoccupazione ricorrente con allarme».
Per la verità c'è stata anche un'altra notizia allarmistica: il governo ha deciso di sospendere le indagini sulla radioattività (che veramente non ha mai iniziato). La causa: non ci sono quattrini per installare un laboratorio nell'isola. Governo regionale e governo nazionale si palleggiano la responsabilità.
Il nuovo sindaco dc rilascia roventi dichiarazioni: «Se non riprenderanno i controlli faremo andare via gli americani!» La stampa afferma che «la situazione a L.M. è diventata esplosiva». Il sindaco rilascia una incandescente intervista anche a Il Messaggero:

«E no, caro amico, non permetteremo che si giochi sulla nostra salute. Pazienza ne avremo pochissima. Vedrà, vedrà…» esordisce Canopoli rivolto all'inviato speciale del Messaggero. il CNEN dice che se il governo non sgancia quattrini, niente prelievi e niente analisi. Ma come?! - si chiede esterrefatto il cronista - «per una manciata di biglietti da diecimila si rischia di esasperare la situazione; di renderla esplosiva, di far saltare i nervi a gente che ne ha già sopportate parecchie!» Ma perché non si muovono le autorità competenti? «Dice Roma: Spettano alla regione! - Risponde Cagliari: è un problema di difesa, riguarda lo Stato». (La parola di nuovo a Canopoli, che nel servizio che sto citando viene definito "democristiano bilaureato ex colonnello della marina" -nda). «E' una questione di moneta, nessuno si vuole assumere l'onere di continuare i controlli preventivi. Ma noi non molleremo. Ho già parlato chiaro sia a Roma che a Cagliari. Ora non mi rimane che farlo con il commodoro americano. Si chiama Edward Burcharter, è un onesto uomo. A lui dirò: - Avverta pure l'ambasciata, il pentagono, la casa bianca, Kissinger, non mi interessa, però così non va. Niente prelievi, niente nave appoggio. Chiaro? - Quali sono le spese da sopportare per continuare gli esami? - Di preciso non lo so, ma roba da poco, qualche milione».

Certamente non invidiabile la posizione di sindaco a La Maddalena. Chiunque non fosse stato un colonnello di marina, si sarebbe dimesso, avrebbe pubblicamente stracciato la tessera di un partito al governo che lo prende letteralmente per i fondelli e alla testa della popolazione avrebbe messo a ferro e a fuoco l'invasore, fino a costringerlo a sciogliere gli ormeggi. Deve averlo pensato il cronista, che gli chiede:

«Lei, sindaco, ha il potere di cacciarlo via (il commodoro, l'onesto uomo -nda) insieme con la nave appoggio?» Il sindaco risponde: «Naturalmente no. Un problema di difesa non è di mia competenza. Riguarda il ministero degli esteri, quello della difesa. Perciò il comandante americano potrà pure rispondermi picche, ma dovrà fare i conti con la nostra gente. Su questo può stare tranquillo: non transigeremo…» (L'Unione Sarda del 6.3.1976).

Affiora come ricatto la minaccia al ricorso «alla nostra gente», alla sollevazione popolare per indurre i governanti romani a mostrare almeno una parvenza di interessamento.
Appena un giorno dopo, il 7 marzo, arriva la notizia "confortante":

«Programmati all'università corsi di ricerca sulla radioattività. Previsti in particolare studi specifici sulle conseguenze dei raggi X sull'organismo». Corsi e conferenze sono aperti a tutti, in particolare «a quelle persone che nella provincia (di Sassari) a qualsiasi titolo, usino o vengano a contatto con le macchine a raggi X o con sostanze a radiazioni ionizzate».

Gli abitanti di La Maddalena e dei comuni limitrofi sono tutti invitati a partecipare: potranno così farsi una cultura in proprio e curarsi da soli.
Ma i "corsi universitari" non sono del tutto convincenti. Infatti, il 12 marzo, il consiglio comunale di L.M. a maggioranza DC-PSI, rientra in «stato di agitazione». Il sindaco dc e il capogruppo psi danno «parere negativo alla base navale». Dicono: «Non vogliamo pagare per una servitù impostaci dallo stato!». Il cronista locale è convinto che «il governo non può ignorare le conclusioni della civica assemblea». Invece il governo se ne fotte. Comunque ogni speranza non è ancora perduta: si guarda con mutato interesse ai radicali, i quali, in quegli stessi giorni (14 marzo) informano che faranno una marcia contro la NATO, dal 13 al 20 agosto. «In pieno solleone - scrive il cronista epico - la sfilata partirà da Cagliari e dopo una settimana raggiungerà La Maddalena: lo scopo è quello di cacciare al più presto le basi NATO».
Il 17 aprile, una "sconcertante" notizia. Un tecnico della SIR di Portotorres (Sassari) telefona a un periodico:

«Debbo darle una notizia piuttosto grave. Spetta a lei farne l'uso che riterrà opportuno. Quando piove a Porto Torres, ed il fenomeno è stato rilevato da me e dai miei colleghi, con il contatore Geiger con il quale rileviamo mediante gli isotopi radioattivi la tenuta delle saldature, impazzisce. Capisce ciò che voglio dire? Quando piove precipita in questa zona anche radioattività. Fino ad ora, secondo mie stime, in quantitativi che non possono costituire un grave danno; ma il pericolo esiste». (La Nuova Sardegna del 17.4.’76).

Il quotidiano che riporta la notizia aggiunge: «Il clamoroso annuncio che è da mettere in relazione alla presenza della base nucleare americana a La Maddalena, non ha provocato ancora reazioni da parte delle autorità. Per il momento esistono tre elementi sui quali l'apposito comitato esistente presso la prefettura farebbe bene ad aprire una inchiesta: 1) la pioggia incriminata proveniva da nord-est; 2) il contatore Geiger ha rilevato la presenza di un tasso di radioattività inconsueto; 3) in condizioni di tempo normale il contatore Geiger non reagisce».

Le autorità rispondono, fulmineamente, il 23 aprile: «Il pretore di Portotorres aprirà un'inchiesta sul fenomeno della pioggia radioattiva che si sarebbe verificata… resta il fatto che da parte delle competenti autorità dovrà prima di tutto essere compiuta una verifica circa l'attendibilità dei dati rilevati dal contatore Geiger ed in caso di un accertamento positivo, occorrerà adottare i provvedimenti idonei per l'incolumità delle popolazioni…».

Stessa data: «A partire da oggi il laboratorio chimico provinciale (di Sassari) provvederà ad effettuare i controlli sulla radioattività presso l'arcipelago di L.M.».

10 maggio. Rappresentanti della stampa italiana (accreditati - come si dice in gergo), «su invito del comando americano hanno visitato a La Maddalena la nave appoggio per sommergibili nucleari Gilmore ormeggiata a Santo Stefano e le attrezzature logistiche. Il gruppo è stato ricevuto dal commodoro Edward Burchalter. Il commodoro, dopo avere espresso le proprie condoglianze e quelle della marina americana per i morti del Friuli ha detto di stare tranquilli, perché tutti gli indici di radioattività sono normali: A La Maddalena e nelle sue acque - ha detto testualmente - non c'è stato nessun apporto da parte della nave e dei sommergibili di aumento di radioattività rispetto a quelli che sono i dati naturali». Cioè a dire che i registrati aumenti di radioattività sono un fenomeno dovuto a incremento naturale.

Pochi giorni dopo, il 28 e il 30 maggio, due inchieste denunciano «NELL'ARCO DI SETTE MESI, TRE CASI DI GRAVISSIME MALFORMAZIONI CRANICHE CHE HANNO PROVOCATO LA MORTE DI TRE NEONATI SOLLEVANO INQUIETANTI INTERROGATIVI».

Sotto il titolo «NASCITE ANORMALI A LA MADDALENA», il quotidiano L'Unione Sarda scrive: «Gli studiosi concordano su un punto: sulle nascite anormali avvenute recentemente all'ospedale civile di L.M. è necessario aprire un'indagine medica molto approfondita».

Il prof Ladu, direttore dell'istituto di fisica della facoltà di medicina di Cagliari, viene incaricato di fare «studi particolari» dall'assessorato alla ecologia. Il Ladu assume una posizione ambigua.

Alla regione scrive: «Non ci sono ancora indicazioni secondo cui affermare che il tasso di radioattività sia aumentato. Siamo infatti a livelli di radioattività di fondo i quali sono da cento a mille volte inferiori ai massimi ammissibili»;
e in un convegno afferma: «I danni provocati dalle radiazioni possono essere di natura somatica e di natura genetica. Mentre è relativamente facile dire che dosi assai elevate di radioattività producono danni rilevanti ed immediatamente riscontrabili clinicamente, non altrettanto si può dire per eventuali danni di natura genetica. La scienza cioè non è in grado di dirci nulla di sicuro se anche indici così bassi, come quelli attualmente riscontrati nelle acque dell'arcipelago di L.M. siano in grado di produrre malformazioni o malattie congenite nei nostri figli e nelle successive generazioni. Anche in questo caso occorrerà una sperimentazione diretta: solo tra dieci o fra venti anni, qualora si verificassero nascite anormali - mongoloidi, eccetera - si potrà dire con certezza se tali indici erano dannosi o no».

Quando la scienza ammette la propria ignoranza è criminale attendere le verifiche utilizzando una popolazione come cavia. Condivido il contenuto del documento della sezione comunista "Gramsci" e della sezione socialista "Matteotti" di L.M. (marzo '75) in cui si afferma:

«l'idea che la popolazione maddalenina se vuole avere una risposta sicura a questi interrogativi deve fare da cavia, emerge purtroppo come dato oggettivo, anche se nessuno personalmente si sognerebbe di affermare che il nostro destino debba essere questo».

A questo punto, la cronaca sulla base USA a L.M. si intreccia, si confonde con altri fatti che riguardano il più ampio processo di militarizzazione della Sardegna e il suo uso sempre più massiccio come area di esercitazioni belliche per gli eserciti di mezzo mondo. Pertanto, per semplificare, dividerò i fatti di cronaca in "categorie":
a) notizie su ciò che si dice di voler fare e che non si fa per accertare i livelli di contaminazione a L.M.;
b) operazione diversiva consistente in un gran baccano su tutta una serie di inquinamenti di altro genere, in cielo, in mare e in terra;
c) manifestazione "non violenta" dei radicali a L.M. preceduta da attentati dinamitardi contro gli americani;
d) decisione del ministero della difesa di vendere al militarismo internazionale il Sinis, la penisola a nord del poligono di Capo Frasca;
e) operazioni di guerra simulata nelle coste sud-orientali della Sardegna: epicentro Teulada.

a) Inquinamento radioattivo

1 giugno. «Per accertare la presenza di sostanze radioattive in mare, una indagine del ministero sull'acqua. Gli esami sono iniziati ieri all'istituto superiore della sanità. Si devono stabilire anche i motivi della morte dei tre bimbi colpiti dalla cranioschisi».

Sulle cause della nascita anormale di tre bimbi, un ricercatore del CNEN, certo Polvani, venditore di tranquillanti, dice che «si potrebbero scoprire altre cause diverse dalle radiazioni, ugualmente gravi da eliminare».

3 giugno. «La motobarca RST Odalisca del CNEN compirà rilevamenti nell'arcipelago fino alla fine del mese». (La presenza dell'Odalisca comporterà per tutto il periodo gravi limitazioni alla navigazione e alla pesca).

9 giugno. La CGIL finalmente si sveglia e sollecita un «piano di emergenza per la radioattività».

Quasi in risposta alla "preoccupazione" della CGIL, il ministero della sanità, il 10 giugno, comunica: «Sin dal novembre '72 a cura del CNEN, è in funzione nella zona dell'isola di L.M. una rete di sorveglianza della radioattività ambientale… Dalla primavera del '75, al CNEN si è affiancato l'istituto superiore di sanità nel rilevamento della radioattività ambientale nella zona».

Si gioca sugli equivoci: esiste una rete di sorveglianza che non serve a nulla - come si appurerà nel '77 quando a seguito dell'incidente al sommergibile USS RAY, ricomincerà la solfa delle richieste di "piani di emergenza" e "reti di rilevamento".

17 agosto. Altra nave, stavolta la oceanografica "Marsili" del CNR (consiglio nazionale delle ricerche) a L.M. per indagare sulle acque. Solito comunicato stampa con fitto elenco di specialisti ricercatori imbarcati, tutti dott. e ing.. La gente li chiamerà confidenzialmente "battoni d'alto bordo".

31 agosto. «Verrà installato dalla regione a L.M. un laboratorio per accertare la percentuale di radioattività. La decisione è stata presa al termine di un incontro al quale hanno partecipato anche i rappresentanti dei comuni di Arzachena e Palau».

17 settembre. «Sarà disposta dalla provincia di Sassari una rete di sorveglianza sulla radioattività ambientale…».

28 settembre. «Per scongiurare l'inquinamento nucleare a L.M. stazioni di controllo intorno alla Gilmore». Primo intervento per la realizzazione dell'opera: 224 milioni. Questi americani cominciano a costar cari!

Non c'è bisogno di essere "scienziati" per capire che le reti di sorveglianza e le stazioni di controllo non scongiurano minimamente i danni provocati sugli organismi viventi dalla contaminazione nucleare. Se mai rilevano i tassi di radioattività. Nel nostro caso, bisogna aggiungere che neppure queste opere sono state realizzate, seppure ventilate nell'euforia di incontri e simposi e strombazzate sulla stampa.

b) Operazione diversiva: tutta la Sardegna è inquinata, altro che contaminazione radioattiva!

13 ottobre. Sassari viene invasa da una nube solforosa. Allarme e panico in città.

14 ottobre. «Denuncia contro ignoti della giunta comunale. Aperta una inchiesta sulla "grande puzza". I tecnici (addetti alla somministrazione di pubblici tranquillanti -nda) hanno escluso che la nube che ieri ha invaso la città potesse contenere anidride solforosa».

28 ottobre. «Pericolo anche per le coste settentrionali della Gallura. Le petroliere inquinano il mare a La Maddalena».

2 novembre. «Il problema degli scarichi industriali. Polemica e denuncia per l'inquinamento. A Sassari si riparla di nube tossica. Esposto del sindaco e di un gruppo di cittadini che sollecitano una inchiesta della magistratura. Per il mercurio nello stagno di Santa Gilla (Cagliari) oggi una riunione alla Regione. In costruzione a Porto Torres (SIR) un nuovo impianto di depurazione».

7 novembre. «Si affronta il problema dell'inquinamento. Oggi una riunione alla Regione. In costruzione a Porto Torres (SIR) un nuovo impianto di depurazione. Una serie di iniziative per lo stagno di Santa Gilla. Oggi una riunione di tecnici e amministratori nel comune di Assemini. Martedì vertice da Gianoglio (assessore reg. all'industria) tra dirigenti della Rumianca (SARAS di Moratti) e sindacati. Pronto un piano per neutralizzare i danni degli scarichi».

La Rumianca scarica mercurio e altre scorie tossiche da venti anni; ha distrutto totalmente il patrimonio ittico dello stagno che era il vivaio che riforniva il mercato di Cagliari.

7 novembre. A Sassari, «la situazione diventa sempre più sconcertante. Nuova nube tossica in città. La SIR: non viene dagli impianti».

La SIR smentisce anche che i suoi scarichi siano la causa dell'inquinamento di mercurio nel mare di Porto Torres.

10 novembre. «Nuova riunione tra assessori, rappresentanti della Rumianca e sindacalisti. Animato incontro alla regione sul problema dell'inquinamento… Sollecitate dai dirigenti della Società il rilascio dell'autorizzazione alla costruzione del depuratore la cui pratica è ferma da mesi. Presa di posizione di Italia Nostra contro tutte le forme di inquinamento…».

30 novembre. A Sassari, «dopo l'inchiesta della procura, aperto un procedimento per il mare inquinato». NON SI SA CONTRO CHI, perché «i nomi delle persone interessate al provvedimento del magistrato non sono stati resi noti e su tutta l'inchiesta viene mantenuto un riserbo assoluto». Il padrone della SIR è Rovelli.

10 dicembre. «Un documento della provincia di Cagliari sollecita un più energico intervento della regione per la bonifica di Santa Gilla».

15 dicembre. «A Porto Torres: psicosi del pesce inquinato… a detta delle autorità sanitarie, se si fa eccezione per i pesci spada che assimilano forti quantitativi di mercurio, gli altri pesci possono essere tranquillamente consumati dalla popolazione, dato il limitato tasso di mercurio in essi presente».

c) Marcia radicale antimilitarista - attentati contro gli americani - provocazione della polizia

17 agosto. «Prosegue senza soste (si fa per dire -nda) la sfilata antimilitarista lungo la Sardegna. Streaking (che roba è? una specie di Skoopyng? -nda) dei radicali ad Olbia, che oggi marciano verso Arzachena». Nel testo della cronaca, veramente brillante, si legge: "Lo impatto (sic!) tra i pacifisti e la tradizione profondamente pastorale e sarda (sic!) dei Barbaricini, notoriamente insofferenti alla cultura de sos continentales (e per tanto, si presume, guerraioli -nda) è stato tutto sommato positivo: gli uni hanno dimostrato di poter comprendere gli altri (e che erano "zulù" questi Barbaricini? -nda), ma in particolare di apprezzare le diverse motivazioni che muovono i sistemi di contestazione alla società dei consumi… Una manifestazione concerto, con al centro una recita del notissimo complesso teatrale americano (Il Living Theatre) è stata organizzata anche stasera ad Olbia. Dopo il tonificante bagno radicale hanno riacquistato energia trasformando la centralissima piazza Margherita (di Savoia -nda) in un attrezzato palcoscenico e lavorando di buona lena hanno montato in un attimo un palco con tanto di illuminazione e amplificatori… Domani la marcia dei radicali proseguirà per Arzachena…» (L'Unione Sarda).

Stessa data, stesso quotidiano. «Distrutte nove auto a La Maddalena, Palau e Santa Teresa. Una catena di attentati contro gli americani. I malviventi hanno agito secondo un piano accuratamente predisposto. Ordigni incendiari per dare alle fiamme le vetture… Incomprensibile il movente». ci sono però dei "buontemponi" i quali sostengono che il movimento risieda nella impopolarità degli yankee che spadroneggiano in casa altrui.

Con il pretesto degli attentati, ingenti forze di polizia confluiscono a Palau e a La Maddalena. Aspettano l'arrivo dei radicali per esercitarsi.

18 agosto. «I radicali lasciano stamani Arzachena per raggiungere Palau ed imbarcarsi alla volta di La Maddalena. In programma due giornate di manifestazioni in piazza, mentre cresce la preoccupazione per gli attentati in Gallura». (L'Unione Sarda).

Stessa data. «Una ragazza di Santa Teresa di Gallura ha visto lanciare la bomba. Non ha saputo però descrivere l'attentatore che ha fatto saltare l'auto americana. La gente ha paura di parlare. Un piano preordinato».

19 agosto. «La protesta antimilitarista è arrivata nell'isola atomica. Guidati da Pannella i radicali sono sbarcati a La Maddalena. Il pittoresco corteo è stato accolto con contrastanti reazioni. Manifestazioni in piazza Umberto senza incidenti. Le esibizioni artistiche seguite da un folto pubblico. Presa di posizione dei ‘Marinai d’Italia’. Per gli attentati, sdegno dell’amministrazione civica».
Nel testo, il quotidiano fa l’ipotesi di Pannella: «…arrivato in Sardegna quando ancora risuonava l'eco delle esplosioni provocate da ignoti dinamitardi antiamericani,… non ha perso il suo abituale self-control… abbronzato, perfettamente in forma, Pannella ha voluto dare proprio oggi una dimostrazione del suo ottimismo. Dopo aver riposato appena qualche ora… stamane si è subito riportato alla testa del folcloristico corteo radicale ed a piedi ha percorso fino in fondo i 14 chilometri che separano Arzachena da Palau. Disinvolto, elegante, pur nella semplicità del suo abbigliamento (scarpe di tela; pantaloni di leggerissimo tessuto estivo ed una sobria camicia a righe) Pannella è stato riconosciuto dai numerosissimi automobilisti che hanno incrociato i marciatori. A quanti lo hanno salutato a gran voce ha risposto con calorosi sorrisi ma senza mai fermarsi».

Un'immagine di Pannella che mette in ombra perfino quella di Karim Aga Kan. E' la sorte che il sistema riserva ai rivoluzionari che si integrano.
Partito l'onorevole Pannella, mentre la manifestazione sta per concludersi, la polizia si scatena contro gli antimilitaristi massacrandoli di botte, senza nessun pretesto. Qualcuno viene scaraventato in mare sopra gli scogli.

21 agosto. «Interrogazioni in parlamento e pesanti accuse per l'intervento della polizia. Sdegno e proteste per la carica ordinata contro i manifestanti. Sollecitato da due deputati del PCI un chiarimento da parte del ministro Cossiga sulla inaudita violenza degli agenti. Chiesti provvedimenti nei confronti dei responsabili del servizio d'ordine. Un polemico documento del partito liberale sulla vicenda».

Le interrogazioni parlamentari - come è noto - sono una farsa messa in opera tra compari, i quali dopo avere legiferato in combutta, compartecipi tutti di poteri e privilegi che il cittadino neppure si sogna, per fare apparire un simulacro di democrazia versano sceniche lacrime di coccodrillo ogni qualvolta la polizia «si lascia andare a inaudite violenze» sul popolo; mentre si sa benissimo che la polizia è nata, vive ed è potenziata dai vari governi, conniventi le opposizioni parlamentari, perché faccia precisamente ciò che fa.

d) Il governo tenta di vendere un altro pezza della Sardegna ai militari della NATO. Il sollevamento popolare dissuade Andreotti.

A metà settembre (1976) circola voce di un nuovo "giro di vite" nella militarizzazione della Sardegna. Stavolta tocca al Sinis, la penisola a nord del golfo di Oristano, comune di Cabras. Nella zona sono già presenti numerose servitù militari.
15 settembre. "L'Unità", nel dare la notizia in un trafiletto, apre un garbato dialogo con il governo, richiamandolo al "rispetto dello spirito" di un ventilato progetto di legge secondo cui ogni impianto di nuove basi militari deve avere il consenso delle popolazioni, o meglio del PCI in rappresentanza di queste, e rimproverando lo stesso governo di seguire, ancora dopo gli accordi presi, la vecchia linea di fare le cose di testa sua. «I gruppi dei parlamentari e dei consiglieri regionali comunisti interverranno nelle sedi opportune per fare modificare questi orientamenti» - minaccia "L'Unità".

17 settembre. «Non si placano le polemiche dopo le decisioni del ministero. Nuove proteste per l'esproprio delle terre del Sinis a Cabras. Un consigliere provinciale ed un esponente del consiglio comunale di Oristano hanno rivolto interrogazioni al presidente della provincia e al comune».

Gli interrogati rispondono di non saperne nulla. L'unica cosa che tutti sanno è che il ministro della difesa ha deciso di espropriare 200 ettari per uso militare.

18 settembre. «Intervento ufficiale dopo le polemiche e le apprensioni nella zona. Il ministro sostiene che nel Sinis esproprierà soltanto venti ettari. Vi verrà installato un radar per seguire le esercitazioni dei supersonici nel poligono di Capo Frasca. Imminente un incontro con il presidente del consiglio regionale».

Seguendo la furbesca prassi collaudata da Andreotti, il ministro di turno tira fuori la storiella del radar: duecento ettari - ridotti diplomaticamente a venti - per una antenna.
La popolazione di Cabras, scaltrita da decenni di lotte contro i feudatari degli stagni, si solleva contro la criminosa decisione ministeriale.
Nella sollevazione popolare si inserisce il PCI, nel tentativo di strumentalizzarla per fini elettoralistici. Il 25 settembre viene «indetta una manifestazione di protesta a Cabras contro le servitù. Uno spettacolo-dibattito è stato organizzato dal centro culturale e dall'ARCI. Anche democrazia proletaria appoggia l'iniziativa».

Ho scritto in quei giorni: «Nel gioco del carciofo, portato avanti dai generali del Pentagono con la criminosa complicità del governo italiano e regionale, può darsi che la nuova servitù militare nel Sinis di Cabras rappresenti una foglia piccola. Sta di fatto che ormai si sta per arrivare al gambo. E a questo punto, più che alle parole si dovrebbe ricorrere ai fatti.
L'installazione di una servitù militare nel Sinis, in appoggio alla base poligono di tiro di Capo Frasca non è una novità - ricordo di averne scritto nel '63. E' un favore che i militari vorrebbero fare ad alcuni ras oristanesi, i quali hanno chiesto lo spostamento della attuale base logistica di Torre Grande (località balneare di Oristano) nel Sinis, territorio di Cabras. Ciò può significare che i militari finiranno per conservare la "dependence" di Torre Grande, dopo essersi installati nel Sinis.
Sinceramente, questo gran parlare anti-NATO, questa improvvisa vocazione antimilitarista della stampa padronale, di politici e amministratori che hanno sempre esaltato le "forze armate" in funzione di difesa della (loro) libertà (di sfruttare il popolo), mi puzza. E' un vecchio trucco del sistema quello di impadronirsi delle battaglie popolari per convogliarle nel letamaio delle proteste verbali delle manifestazioni folcloristiche con il cileno, delle mozioni di rammarico. Lo scopo è di imbrigliare il popolo nella direzione giusta (quella appunto del bla bla bla, detta anche "protesta civile").
Avremo così una nuova base militare, che il bugiardo di turno nel "competente" ministero della guerra (pudicamente detto "della difesa") assicurerà essere non soltanto inoffensiva (militare sì, ma disarmata, oppure con armi sì, ma tutte con la sicura) ma anche di "grande utilità" per la economia della zona: ai militari, gli indigeni potranno vendere uva, pesci, fichidindia e le indigene quel calore umano che nella ideologia militarista si chiama marchetta…
Cabras, penisola del Sinis. Il ministero della difesa decide espropri per 200 ettari, nella zona compresa tra il villaggio agricolo di San Salvatore e il villaggio turistico di San Giovanni, a ridosso della Necropoli punico-romana di Tharros, nella penisola che costituisce l'arco nord del golfo di Oristano.
L'arco sud, nello stesso golfo, da Capo Frasca al (fu) paese agricolo di Sant'Antonio di Santadi, in territorio di Arbus, è interamente occupato dal poligono di tiro per caccia-bombardieri a reazione yankee e della NATO.
Già nel '69, nella relazione al 1° congresso antimilitarista a Milano prevedevo ciò che oggi accade: «…Un territorio vasto alcune decine di migliaia di ettari, che interessa cinque comuni con una popolazione di oltre 50 mila abitanti. Di recente alcuni impianti radar e logistici sono stati spostati nella località turistica di Torre Grande di Oristano; ciò significa il graduale allargamento della base e il contemporaneo decadimento della nascente industria turistica nella zona nord del golfo (il Sinis). A sud si è già creato il deserto. L'installazione della base NATO a Capo Frasca ha segnato la fine del paese che le stava più vicino: Sant'Antonio di Santadi»…
L'Unità e perfino il suo corrispondente cagliaritano sembra che non ne sapessero nulla. Questo almeno è ciò che se ne deduce leggendo il servizio sul quotidiano del PCI del 19 settembre: «Dopo le servitù spagnolesche, le servitù militari giungono buone ultime in questo paese…»
Ma quali "buone ultime" del kavolo! Ci sono e ben radicate da almeno quindici anni, in tutta la costa che partendo da Teulada va verso Sant'Antonio, bagna l'Iglesiente e va fino al golfo di Oristano, Sinis compreso…
Sostenevo, e sostengo che le strutture militari rappresentano sempre un limite opprimente allo sviluppo sociale ed economico, un condizionamento negativo allo sviluppo dei diritti civili e delle strutture democratiche, e che le basi militari abbisognano di zone desertiche e dove non ci sono si creano.
L'Unità invece non la vede così. Saputo della faccenda di Cabras e della gente che comincia a muoversi in proprio, il PCI manda il compagno Macciotta, il quale partendo dal principio che le basi militari ci sono e che altre ce ne saranno e non si mettono in discussione, sostiene che bisogna arrivare agli insediamenti militari che non diano "reali pericoli" per le popolazioni. Inoltre, l'ineffabile "rivoluzionario" ha "ribadito che il PCI è impegnato in Parlamento a formare una nuova disciplina delle servitù militari fondata sul rapporto democratico con le popolazioni interessate, con gli enti locali, con le regioni. Questa disciplina deve valere per i futuri insediamenti, ma deve consentire la revisione di quelli esistenti».
Neppure L'Unione Sarda, neppure i liberali hanno mai sostenuto simili idiozie: semmai, ammettendo danni e pericoli per le popolazioni, suggerivano alle stesse di farsi pagare con cospicui indennizzi. Il PCI sembra che voglia fare una rivoluzione da operetta a suon di "democratizzazioni": democratizzare la chiesa cattolica; democratizzare la democrazia cristiana; democratizzare la polizia e l'esercito; democratizzare adesso le basi militari, armi nucleari comprese…
Sapete a quale scopo il PCI mobilita le masse contro (si fa per dire) le basi militari? Lo dice senza ombra di pudore L'Unità (29.9.76): «La mobilitazione popolare… ha avuto un primo risultato istituzionale (sic!) nell'incontro tra il presidente della regione on. Pietro Soddu e il presidente del consiglio on. Giulio Andreotti».
Come "risultato" di una "lotta popolare" non c'è male, l'incontro di due democristiani, presidenti, per giunta. E che cosa mai si saranno detti i due compari di partito? Probabilmente avranno parlato di Berlinguer, per invitarlo a cena… E ve li immaginate voi, il Soddu e l'Andreotti, ai quali si è unito il Berlinguer, aggirarsi notturni in quel di Sinis, alla testa del popolo in tumulto, onde fermare impavidi il passo all'invasore militare?…» (In "Sassari Sera" ottobre).

Vista la mobilitazione popolare a Cabras, per paura che possa ripetersi quanto è già accaduto nel giugno del '69 a Orgosolo per il poligono di tiro di Pratobello, smantellato a furor di popolo, il 5 ottobre:

«Improvvisa decisione delle autorità militari: sospeso nel Sinis l'esproprio dei terreni per la base NATO… soddisfazione delle popolazioni interessate». (L'Unione Sarda)

e) Per oltre dieci giorni la Sardegna utilizzata come area di grandi manovre per addestrare alla guerra truppe di una decina di paesi stranieri.

22 settembre. «Alla fine del mese una imponente esercitazione bellica. La Sardegna invasa dalle forze della NATO…» Tra gli obiettivi della esercitazione denominata in gergo yankee "August Exchange" sono quelli «relativi alla verifica e all'affidamento della capacità del comando alleato in Europa di spostare rapidamente le forze nei settori di maggiore interesse strategico…» (Tutto Quotidiano)

In un "asterisco" dello stesso quotidiano si legge: «…Aerei, mezzi corazzati, navi, e chi sa cos'altro - dal 26 settembre al 6 ottobre - faranno dunque la guerra. La faranno per tenersi in esercizio! Non ammazzeranno nessuno (almeno si spera, anche se è ormai appurato che durante queste esercitazioni qualche incidente accade sempre) ma sicuramente qualche danno alla nostra Sardegna lo arrecheranno. In cielo, in terra o in mare, dieci giorni di guerra, la loro traccia la lasciano. Ma consoliamoci: il tutto è in previsione di una difesa dell'alleanza!
La realtà, purtroppo, è che queste esercitazioni - auguriamoci di sbagliarci - sono veramente la prova di una guerra che, se ci sarà, passerà prima di tutto sulle teste dei sardi. La nostra isola - lo abbiamo scritto - è una polveriera. E le polveriere, da quello che per fortuna nostra abbiamo appreso solamente dai libri, sono i primi bersagli che i "nemici" fanno saltare».

5 ottobre. «Oggi si concludono le grandi manovre della NATO. Anche gli aerei Hercules hanno preso parte alle grandi manovre della NATO in Sardegna: oggi a Decimo ne sono atterrati 64 trasportando oltre mille marines e 150 veicoli; Grandi manovre anche a Teulada, dove oggi nel quadro delle esercitazioni August Exchange è giunto l'ammiraglio Stansfield Turner, comandante in capo delle forze alleate del sud-Europa. Le manovre NATO termineranno domani».

Invece, la guerra continua:

8 novembre. Il comando della NATO comunica che una «esercitazione delle forze navali alle quali partecipa anche la marina italiana è attualmente in corso nel Mediterraneo meridionale», più precisamente a sud delle coste sarde. «L'esercitazione denominata Devil Foil avrà la durata di un mese e comprenderà una serie di addestramenti al tiro, alla difesa antiaerea e antisommergibile, alla guerra elettronica e al rifornimento in mare…».

9 ottobre. «Dopo la nuova tragedia dall'inizio della guerra simulata, emozione e protesta nel Sulcis per la tragica fine del bimbo». Michelino Pantanindi 18 mesi, è rimasto stritolato da un camion militare americano. Giorni prima era rimasta vittima della "guerra simulata", una donna, Maria Antonia Frau. «A Sant'Anna Arresi il consiglio comunale ha deciso di indire un convegno dei sindaci della zona sul problema delle servitù militari».

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