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Corpo sano in mente sana

Si sostiene che il popolo sia materialone, incapace di intendere i valori e i significati dello spirito. Niente di più falso. Nella medicina popolare il principio mens sana in corpore sano viene addirittura ribaltato. Il corpo è considerato l'involucro dell'anima, che è l'essenza della vita: l'eterno, o ciò che aspira all'eternità, costretto in caduca effimera sembianza, per una oscura condanna.
Pure avendo grande attenzione e rispetto per il corpo, in quanto "apparenza", modo di apparire dell'anima, è questa, l'interiorità, di cui ci si preoccupa maggiormente nell'arte della medicina popolare. Il cui principale scopo è quello di curare l'anima per mantenere sano e efficiente il corpo. Una preminenza dell'anima sul corpo compare in tutto il complesso dei riti terapeutici popolari che ho osservato.
Ogni male che affligge il corpo è conseguenza di un male che si annida nell'anima - secondo un'evidente teoria medica psicosomatica - ed è l'anima che plasma a propria somiglianza il corpo; talché l'anima pura ha belle sembianze corporee. (E a questo proposito, il positivismo del Lombroso, del Ferri e del Niceforo non andavano molto più in là, sostenendo che esiste un rapporto tra criminalità e forma del cranio e caratteri somatici).
Febbre, foruncolosi sono sintomi fisici di una male psichico: lo spavento; anemie, inappetenza, pallore sono sintomi di ogu liau, malocchio, a opera di jettatori; artrosi, cefalee, coliche, paralisi, lombaggini sono sintomi di "fatture" compiute da stregoni prezzolati da nemici, da gente "che vuol male", gente "invidiosa".
Largamente diffuso appare ancora l'uso terapeutico della musica, del canto e della danza, che si fondono spesso tra loro. Basti pensare al ballo della tarantola, su ballu de s'argia, una terapia contro il morso di un mitico insetto costituita da un rito collettivo basato su musica, danza e canto. O anche a is attitidus, le lamentazioni funebri, che almeno in parte riescono a placare il dolore dei vivi per la perdita di un loro caro.
Tale terapia è rivolta essenzialmente ai mali dell'anima, seppure una melodia può rendere più tollerabile anche un dolore esclusivamente fisico.
Nella mitologia ritroviamo numerosi casi in cui si attribuiscono alla musica virtù terapeutiche, specialmente sedative. Orfeo ammansiva le fiere traendo melodie dalla sua lira. La malinconia, la noia dei potenti viene confortata nelle corti dai canti dei menestrelli e dalle danze delle fanciulle. Canti e danze durante i pasti assicuravano agli stessi potenti il rinvigorimento dei loro appetiti primari, dello stomaco e del sesso.
Un caso classico di musico-terapia nella risoluzione di crisi acute di schizofrenia ci viene dalla Bibbia: Davide suona l'arpa per sedare le crisi di re Saul, che ci viene descritto come uno psicopatico che alternava fasi di profonda depressione a fasi di feroce aggressività. Non molti anni fa ho conosciuto un giovane schizofrenico, il quale riusciva a controllarsi e a placarsi sedendo davanti all'organo e improvvisando lunghissime e straordinarie melodie. A me che lo ascoltavo per ore, sembravano l'espressione, anzi i tumulti stessi del suo animo, i suoi pensieri e le sue emozioni che si liberavano. Alla fine restava come vuotato da ogni energia e insieme da ogni paura, da ogni ossessione. Credo che nessun farmaco sedativo raggiungesse in lui lo stesso risultato.

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