Indice articoli

NOTE

1 Tratto dal racconto “La pastora” in Ugo Dessy, “I galli non cantano più” - Editore G. Bertani – 1978
2 Giacomo Leopardi - I canti - La ginestra o Il fiore del deserto.
3 Dizionario Enciclopedico Moderno - Edizioni Labor, alla voce Amigdalina.
4 A. Garau, in “Tradizioni popolari della zona del Monte Arci” - 1987.
5 A. Garau, in “Tradizioni popolari della zona del Monte Arci” - 1987.
6 Testimonianza di L.M. sedici anni - Guspini 1966.
7 Ho narrato la storia di Ziu Celestinu e di Piricu in un racconto intitolato “L’asino pignorato” che si  trova nel volume “I galli non cantano più”, pubblicato nel 1978 dall’editore Bertani di Verona.
8 Testimonianza di M.S. di anni 75 contadino di Terralba 1980.
9 T. Contu in “Alle falde di monte Arci” - 1969.
10 Testimonianza di S. U. contadino di  68 anni di Capoterra 1991.
11 T. Contu in “Alle falde di Monte Arci” - Cagliari, 1971.
12 Documento dell’Autore - Aritzo, 1964.
13 Vedi su pizzigaiolu, il pescivendolo
14 Tratto da A. Garau - “Zona Monte Arci” - 1986.
15 Testimonianza - Lunamatrona, Anni ‘50.
16 Testimonianza - Cagliari 1943/44.
17 Testimonianza di C.S., di anni 47, di Cagliari, 21 settembre 1993.
18 Testimonianza di Gesarina B., di anni 52, di Uras, 1984.
19 Is cavallantis prendono questo nome dal fatto che viaggiavano a cavallo. In pratica erano grossisti che perodicamente passavano nei paesi per ritirare certi prodotti come lumache, carciofini, cipolline, olive, lana e altro, che trasportavano con sacchi e bertulas nei basti in groppa a cavalli e asini al loro seguito - una sorta di carovana. Is cavallantis rivendevano nei mercati della città o provvedevano altri paesi di prodotti a loro mancanti. Erano da considerarsi cavallantis anche is cabesusesus, che per lo più vaggiavano in gruppo con seguito di cavalli carichi dei prodotti dei loro monti, anche se questi usavano barattare, cioè scambiavano i prodotti del contadino (grano, fave, mandorle), con i prodotti del pastore (castagne, noci, formaggio). A tale proposito, si vedano: su cabesusesu, su castangiaiu e is castangiaius.
20 T. Contu - Mongorgiori alle falde di Monte Arci - Fossataro, 1964.
21 Nel suo dizionario, il Wagner sostiene che zilleri deriva dallo spagnolo “cillero” o dal catalano “celler”.
22 In “Quali banditi?” dell’autore, - Controinchiesta sulla società sarda - G. Bertani editore, Verona 1977.
23 Testimonianza di N. G. di Uras, di anni 52 – 1960.
24 Da Ugo Dessy - “Il testimone”, Fossataro – 1967.
25 Testimonianza - Samassi, Anni 50.
26 Ambedue i documenti che precedono sono di Delia Mameli - “Vita usi e costumi del Sàrrabus” - Cagliari – 1965.
27 Vedi su maistu de cossus e de berrittas.
28 Testimonianza di una contadina di 60 anni - San Nicolò d'Arcidano – 1970.
29 A. Della Marmora - “Itinerario dell'Isola di Sardegna” - Vol. II - pag. 373.
30 Bonaria M., contadina della Marmilla, di 68 anni – 1985.
31 Cagliari, 1912.
32 Vedi su maistu de cubas.
33 Cabras – 1953.
34 Vedi s'acconciacossius.
35 L. M., di anni 16 - Guspini – 1965.
36 Vedi su scarteddaiu.
37 Testimonianza - Pabillonis – 1930.
38 E. Atzeni - “Vocabolario domestico sardo-italiano” - Cagliari- 1912.
39 Tratto da “SARDEGNA il lavoro artigiano” - Ed. Istituto Geografico De Agostini - Novara - 1996, pagine 136/137.
40 Tratto da “Oreficeria moderna” di L. Vitiello - Hoepli Editore - Milano - pagg. 315 e seguenti.
41 G. G. Feltrinelli - Milano – 1970.
42 G. S., agricoltore di 40 anni - Solarussa – 1964.
43 Vedi M. Le Lannou - “Pastori e contadini di Sardegna” - 1941.
44 V. Porru, “Dizionariu”: “Brabattai v.a. T. de mesaju forsis de barberchat sp. - Arai sa prima borta una terra soda chi narant cortura, dissodare una terra… Scorturai, scorturau, arai is corturas, brabattai.
45 Una sbarra di ferro – Ndr.
46  Il padrone - Ndr.
47 La padrona - Ndr.
48 Al praticello - Ndr.
49 I braccianti giornalieri - Ndr.
50 La donna d’aiuto - Ndr.
51 Pastoie di giunco - Ndr.
52 Il praticello - Ndr.
53 Testimonianza di un servo bracciante famiglio - Lunamatrona - 1947.
54 Testimonianza della Marmilla – 1949.
55 Testimonianza di una donna, di 73 anni, di Massama – 1972.
56 Rosa S., di 75 anni - Furtei – 1986.
57 T. Contu - op. Cit..
58 Vedi l’attività che precede, su pistadori.
59 Is fainas de sa treula sono tratte da G. Cabiddu - op. Cit..
60 C. P., vignaiolo di 48 anni - Dolianova – 1997.
61 Al 1997.
62 C. Partis, de 47 annus, bingiaderi de Dolianova – 1995.
63 Lucia M. - Villacidro – 1983.
64 Testimonianza-documento dei soci della cooperativa agricola A. Gramsci di Pauli Arbarei - nata alla fine degli Anni ’40.
65 T. Contu - “Alle falde di Monte Arci” - 1964.
66 Nel suo “Vocabolariu sardu-italianu”.
67 Vedi Della Marmora, Vol. I, pag. 263.
68 Quella che appoggia al fianco del cavallo o dell’asino.
69 Inizio a settembre e fine ad agosto.
70 Per maggiori dettagli, vedi U. Dessy - “Su tempus chi passat” - Vol. I, pag. 123.
71 T. Contu - “Alle falde di Monte Arci” - 1996.
72 C. Partis – Dolianova.
73 Testimonianza di un bovaro di 71 anni di Samassi – 1990.
74 La terra e la semente sono sempre a carico del proprietario del bestiame; a carico del vaccaro è la lavorazione del grano e lo stesso grano prodotto.
75 Is mediadoris de animalis po muntai si occupavano, su richiesta dei proprietari di bestiame, di favorire l’accoppiamento per la riproduzione di animali da lavoro, da allevamento e da cortile. In pratica, esperti in ioccupavano di trovare il maschio più adatto per impreganre la fattrice. Su mediadori de animali po muntai, il mediatore di animali da monta, veniva chiamato dal proprietario della femmina da ingravidare. E estrema attenzione egli sceglieva tra i maschi di sua conoscenza quello che riteneva più idoneo all’accoppiamento.
76 U. Dessy - “La mia gente”, in “L’invasione della Sardegna” - Ed. Feltrinelli - Milano - 1970.
77 1996-1997.
78 Il mercato delle monte è oscillante.
79 Vedi su maniscai, il maniscalco.
80 Vedi su frau, il fabbro.
81 Il Porru, nel suo “Dizionariu”, alla voce relativa, riporta: “Mallai is mallorus, pistendiriddis is bn su mallu. Smaschiare i tori”.
82 Ottenuta dall’intreccio di peli di coda di cavallo.
83 Vedi su maistu de barrilotta.
84 Il “Cow boy” o “gaucho” nostrano.
85 T. Contu - “Morgongiori: alle falde di Monte Arci” - Fossataro Ed. - 1964.
86 Testimonianza di M. S. - Guspini – 1997.
87 Testimonianza di B. T., di 70 anni - Guspini – 1996.
88 Altrove, più parchi, mettono sale e basta.
89 Fossataro - Cagliari – 1964.
90 T. Contu - “Morgongiori: alle falde di Monte Arci” - 1964.
91 Testimonianza di un vecchio, ziu Tomasicu, di 82 anni, di Barrali.
92 Tortolì, aprile 1964.
93 Un male che rende non commestibile e quindi non commerciabile l’animale.
94 Guspini, gennaio 1964.
95 Orune – 1965.
96 Il testo è datato 1964 – NdA.
97 Tratto da: “Pescatori della Sardegna”, saggio dell’Autore - in “Nord e Sud”, rivista mensile diretta da Francesco Compagna - ANNO XII - NUOVA SERIE - Dicembre 1965, n° 72.
98 Il nostro mare, in parte, è anche utilizzato dai militari stranieri e non. Vedi: Teulada, Capo Frasca, Santo Stefano di La Maddalena, Tavolara, Capo San Lorenzo, Costa tra Bosa e Alghero, etc.. Chi volesse approfondire l’argomento può cercare di trovare i miei due saggi sulla militarizzazione della Sardegna, rivolgendosi agli Editori o allo stesso Autore: “Un’isola per i militari - Marsilio Editori - Padova/Venezia - e “La Maddalena: morte atomica nel Mediterraneo” - Giorgio Bertani Editore – Verona.
99 Ve ne sono di diverse specie, come quelle a maglia larga, a maglia stretta e a strascico.
100 Golfo di Oristano. Tratto da U. Dessy, “Tempo presente” - Rivista mensile diretta da N. Chiaromonte e I. Silone – 1962.
101 Edito da Feltrinelli nel 1956.
102 Traduz.: “sono i soldi che fanno la guerra”.
103 Dal 14 ottobre alla domenica delle Palme.
104 Una collega è uguale a tre barche con quattro pescatori ciascuna.
105 Da poligio, rete a strascico a maglia larga.
106 Da sciabica, rete a strascico a maglia stretta.
107Servi di peschiera.
108 Dal 1960.
109 Documento dell’Autore del 1960.
110 Dell’Autore, tratto da “L’Unione Sarda” del 12 dicembre 1979.
111 Cabras, 4 novembre 1963 - Dell’Autore, con lo pseudonimo di Amsicora, nella rivista “Sardegna Oggi”, n° 36 del 1963.
112 Oppure, come dice lo Spano nel suo “Dizionariu”, “marineri pro pisca de tunnu”.
113 Enciclopedia Universale Rizzoli-Larousse - Milano, 1971 - Alla voce tonnara.
114 Porto Palma era detto Flumentargiu o Tunnaria dagli abitanti dell’introterra, di Arbus, Guspini e Terralba.
115 F. Pais - “Relazione dell’Inchiesta parlamentare sulle condizioni economiche e della sicurezza pubblica in Sardegna” - 1896.
116 F. Pais - Opera citata.
117 F. Pais - Opera citata.
118 Senza aver fatto “seri studi” e senza “grave dispendio di palombaro” - Ndr.
119 F. Pais - Opera citata.
120 Nome delle barche usate per la pesca del corallo – Ndr.
121 Tratto da “Oreficeria moderna” di L. Vitiello - Hoepli Editore - Milano.
122 Descrizione del mondo del minatore, tratta da U. Dessy - “L’invasione della Sardegna” - Feltrinelli – 1970.
123 G. Marx -
124 “Perché la miniera” di G. F. Ferrari, in “Montevecchio” di Iride Peis Concas - Ed. S’Alvure – 1991
125 Autobiografia di un minatore, tratta da U. Dessy - “L’invasione della Sardegna” - Feltrinelli - Milano – 1970.
126 Dati del 1904 - Vedi atti dell’Inchiesta parlamentare.
127 L’elenco delle attività svolte in miniera dagli addetti è tratto in parte dagli “Atti della Commissione parlamentare di inchiesta sulla condizione degli operai delle miniere della Sardegna”, svolta nei primi anni di questo secolo, pubblicata a Roma nel 1910 dalla Tipografia della Camera dei deputati.
Dalle testimonianze ricavate dagli interrogatori dei minatori, (Vol. III della Inchiesta Parlamentare succitata) si ricava un quadro drammatico della situazione di vita e di lavoro nelle miniere di Sardegna. I lavoratori erano assoggettati a uno sfruttamento bestiale; a parità di mansione, i Sardi venivano pagati con la metà dei salari che percepivano i Continentali; la manodopera femminile era sottopagata; lo sfruttamento del lavoro minorile era un'infamia legalizzata dal potere di allora - che nonostante mostri, oggi, di scandalizzarsi al fenomeno di bambini sottoposti immaturamente ad attività lavorative, chiude spesso un occhio su questa piaga sociale ancora aperta e sanguinante.
Era tanta la miseria e la fame che non pochi contadini senza terra, spinti dal bisogno, portavano a lavorare in miniera moglie e figli in tenera età. Vi erano all’inizio di questo secolo bambini e bambine che  lavoravano in miniera dall’età di dieci anni.
Le attività più pesanti e vili venivano riservate alle donne e ai bambini, che avevano rispettivamente meno della metà e circa un quarto del salario riservato ai maschi sardi - dato che, i continentali, a parità di mansione, avevano un salario più alto. Questo fatto discriminatorio e razzistico, viene giustificato dai signori parlamentari della commissione d'inchiesta con una pretesa inferiorità del Sardo nel rendimento produttivo, poiché essi sarebbero come fanciulli, immaturi e inaffidabili. Le stesse panzane razziste che i bianchi d’America propalavano sui i neri ridotti e tenuti in schiavitù.
Le paghe, già bassissime, venivano falcidiate dalle sottrazioni per “sanzioni disciplinari”.
Gli altri dati relativi ai mansionari sono tratti dal libro “Montevecchio” di Iride Peis Concas - Ed. S’Alvure – 1991.
128 A. Garau - “Zona di Monte Arci” - 1986.
129 Di solito al pane si accompagnava formaggio e vinello.
130 Dal greco: misurazione veloce.
131 Come la tosatura, la mietitura, la trebbiatura e il raccolto.
132 Taluno, infatti, traduce launeddas con cornamusa.
133 Cfr. V. Porru - “Dizionariu Sardu Italianu” - 1832.
134 Termine poco usato; vedi in “Sa gionnonada de Conchiattu”.
135 Abitante di Riola Sardo.
136 Testimonianza del Campidano – 1935.
137 Testimonianza di Paoletta P. - Nuraminis - 1990.
138 Nella parlata cagliaritana, le parole terminanti in “dori”, che sono numerosissime, si pronunciano di regola “rori”.
139 Vedi s’aligaiu.
140 Testimonianza tratta da Ugo Dessy - “Cronache di lotte popolari” - in “Tempo Presente”, n° 2 dem 1963.
141 Vedi, nel poemetto oristanese “Sa giorronada de Conchiattu”, di Anonimo, il brano che inneggia a una di codeste desiate fanciulle.
142 Seppure questo vocabolo è nel Porru, con la grafia qui riportata.
143 Tratto da Ugo Dessy - “Su tempus chi passat” - Vol. V, “Is ligendas”, in via di pubblicazione.
144 Nella lingua dotta, mongiu, maschile di mongia, monaca, e monacu, di origine catalana, voci del tutto inusate, sono presenti nel Dizionario del Porru.
145 Testimonianza di I. M. dell’Oristanese – 1949.
146 Che equivale a quaranta litri.
147 Testimonianza - Gonnosfanadiga – 1942.
148 Ingustosu di Arbus e Montevecchio di Guspini.
149 Testimonianza di un barbiere di 65 anni - Oristano – 1975.
150 Tratto da Vissenti Porru - Op. Cit..
151 1820/’24/’30/’31.
152 A proposito, si vedano, in Giulio Bechi, i sequestri di bestiame, nonché l’arresto di familiari, ai pastori latitanti del Nuorese, per costringerli a costituirsi, in “Caccia grossa” - 1900.
153 Da “Donnu”, signore, titolo proprio del Giudice.
154 Sostantivo maschile.
155 Vedi Vocabolario etimologico - Panigiani - Polaris 91.
156 Documento del 1900 – Cabras.
157 Testimonianza - Pabillonis – 1945.
158 In lingua sarda si chiamano martinicheris anche is gioghistus, i giocolieri, gli acrobati del circo, che camminano sui trampoli, e anche gli artisti che negli stessi circhi ammaestrano le scimmie e fanno dei numeri di spettacolo con questi animali. Martinicheri (testualmente: far la scimmia o giocare con le scimmie) deriva da martinica, come viene chiamata in sardo la scimmia, forse per la provenienza di alcune specie dalla Martinica.
159 Documento del 1964 tratto dalla rivista “Sardegna Oggi”.
160 Letteralmente: racconti del focolare, cioè da raccontare nelle sere invernali,  davanti al fuoco del camino – Ndr.
161 Salario - Ndr.
162 Tratto da Giuseppe Dessì - “Contus de forredda” - Ed. Fossataro - Cagliari - 1964 - pagg. 79 e segg. - Traduzione dal sardo di U. Dessy.
163 Dal verbo srangai, salassare.
164 Del 1910, pag. 222.
165 Cagliari 1797 - Torino 1862.
166 1851.
167 In “Pastori e banditi – 1867.
168 Secondo la grafia del Dizionario dello Spano.
169 Testimonianza di una donna contadina benestante di 78 anni - Sanluri - 1978 - riferita al 1935.
170 Dal latino “cribarius”, il pane cruschello.
171 Testimonianza di D. A., di 65 anni – Oristano.
172 Testimonianza di Rosalba A., di 50 anni, benestante - Marmilla - 1985.
173 Testimonianza di Dina R., di 70 anni - Guspinese – 1985.
174 Testimonianza di Lucia P. - Guspini – 1985.
175 Il sapone di Marsiglia è usato, sopra un panno appena inumidito, per la pulizia dei mobili antichi, in legno opaco.
176 Testimonianza di S. R., di 68 anni, contadina di Sardara, 1969.
177 Testimonianza di A. L., di 60 anni - Gonnos – 1990.
178 Da ludu, latino “lutus”, fango.
179 Testimonianza di una donna del guspinese – 1941
180 Tratto da T. Contu - “Morgongiori alle falde di Monte Arci - Fossataro – 1964.
181 Tratto da A. Garau - “Zona Monte Arci” - 1986.
182 Tratto dall’Enciclopedia Larousse.
183 Tali lampade, in sardo, si chiamano is mariposas.
184 Vedi in Lobina: Mama notesta puru…”.
185 Tratto da G. Cherenti in “Sardegna Oggi”, n° 57 - Novembre 1964.
186 Testimonianza riferita a Pauli Arbarei - Fine Anni ’40.
187 T. Contu, opera citata.
188 Testimonianza di L. P. - Villacidro - Anni ’80.
189 Testimonianza di G. R. - Samassi - Anni ’80.
190 Testimonianza di A. L. - Guspini – 1950.
191 I brani che precedono fanno parte di una inchiesta dell’Autore alla fine degli Anni ’50 sul lavoro minorile e sul mondo del fanciullo in Sardegna.

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